Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008
34 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 DIRITTI SOTTO ATTACCO sanguinarie, nei regimi militari,para- fascisti, dell’America Latina, nel Se- condo dopoguerra, o nella Grecia dopo il colpo di stato dei colonnelli del 1967 (in un regime autoritario durato fino al 1974). Fra gli anni Tren- ta e Settanta, la tortura fumetodo u- suale nelle carceri di Francisco Fran- co, già prima della sua vittoria nella guerra civile - combinata con la guerra di aggressione esterna, italo- germanica - contro la legittima Re- pubblica democratica (1936-1939), e, ancor più, nel quasi quarantennale regime di tipo clerico-dittatoriale, non così lontano dal modello fasci- sta, guidato dal generalissimo. Nell’Indonesia del generale Suhar- to (dal 1965 fin verso il finire degli anni Novanta), vittorioso contro il lo- cale partito comunista, sottoposto a una conseguente,durissima repres- sione; nelle Filippine dopo il colpo di stato di Marcos, e la proclamazio- ne della leggemarziale (1972); nel Portogallo del dittatore Salazar; nel Cile di Pinochet, andato al potere (1973) dopo l’uccisione del presi- dente Allende, in un sanguinoso gol- pe; in Israele, i prigionieri delle guer- re condotte dall’esercito ebraico, e i detenuti palestinesi, hanno subito regolari torture e vessazioni,di solito denunciate da organi di controllo in- ternazionali, ma senza alcun esito.A- nalogamente, ma con qualche infor- mazione in più sfuggita al controllo degli apparati - la segretezza appare indispensabile per celare la pratica della tortura agli occhi dell’opinione pubblica mondiale, specie dopo la copertura globale dei media -, le tor- ture sono state ampiamente pratica- te nella guerra contro il terrorismo ir- landese da parte degli inglesi, negli anni Settanta-Ottanta. E l’elenco po- trebbe continuare, triste rosario di crimini. La punizione precede la colpevolezza Va notato che nella tortura si assi- ste a un rovesciamento del rapporto fra violenza e confessione: ossia, ap- parentemente, inmodo dichiarato, la tortura mira a estorcere una con- fessione o una qualche dichiarazio- ne utile agli inquirenti,per il perse- guimento di obiettivi maggiori (vit- toria militare, eliminazione di sacche di resistenza o di guerriglia, indivi- duazione di «complici» etc.). In realtà, il rapporto reale che si stabili- sce fra torturato e torturatore ribalta la causa e la traduce in effetto, e vice- versa. Se nel processo le prove ser- vono per dichiarare la colpevolezza dell’imputato e dunque giungere al- la punizione; nella tortura la punizio- ne precede la colpevolezza e serve appunto a ottenerne la certificazio- ne. Uno slogan dei sudvietnamiti nella loro guerra ai vietcong , soste- nuta dall’invasione statunitense del territorio,quando si trattava di far confessare i sospetti guerriglieri, è si- gnificativo: «Se non sono colpevoli, picchiateli finché non lo saranno». Nella pratica moderna della tortu- ra, oltre al perfezionamento degli strumenti (uso dell’elettricità,per e- sempio) va notato un impiego diret- to della medicina, che da mezzo per procurare la salute dei corpi,diventa il suo esatto contrario: dalle pratiche dei medici nazisti ad esempio, assai diffusi, recenti e recentissimi: prati- che odontoiatriche improprie, am- putazioni non finalizzate alla salvez- za del corpo, impiego di farmaci stu- pefacenti e allucinogeni, e quant’altro la scienza offre, sono sta- ti nel corso degli scorsi decenni mo- dalità diffuse della medicina alleata alla tortura.Non sono stati radi né sporadici i casi di medici divenuti di- rettamente coadiutori degli «inter- roganti», con suggerimenti tecnici volti a procurare la massima soffe- renza, ma tenendo in vita l’interro- gato, o escogitandometodi per usa- re violenza senza lasciare tracce.An- che alla luce di ciò, si può dire che col tempo la tortura sia passata da uno stadio di pratica semplicistica e grossolana a uno stadio perfeziona- to di scienza del male,quintessenza dell’abominio in cui gli esseri umani possono cadere. Indubbiamente, come nella guer- ra, così nella tortura si assiste a una scomparsa di ogni forma di civiltà, anzi essa può essere definita come una vera e propria distruzione deli- berata, anche quando non del tutto cosciente,della civiltà. «Nuove» guerre, «vecchie» torture Dirigenti di Amnesty International , conteggiando i casi di tortura ai dan- ni di prigionieri politici negli anni co volto semplicemente a procac- ciarsi un piacere di tipo erotico -, l’in- terrogare la persona prigioniera è parte integrante della tortura che le si infligge. Si tratta di un combinato disposto che, nel corso dei secoli e nella diversità delle situazioni stori- che e geografiche, non rivela sostan- ziali differenze. Guerre e post: Stalin,Franco,Pinochet La tortura la si trova praticata in e- poche remotissime, e in civiltà diver- se, in Europa e fuori, con le più varie motivazioni. Nel Novecento, la tortura ha avuto larga diffusione nei regimi autoritari e totalitari, tra le due guerre: nell’U- nione Sovietica staliniana, la tortura, - con prevalenza di violenze psicolo- giche, ricatti,minacce - fu praticata regolarmente nelle cosiddette pur- ghe ai danni degli «elementi antiso- vietici», i quali finivano sempre per dichiararsi colpevoli, anche dei cri- mini più fantasiosi, con una preva- lenza per la connivenza con il nemi- co imperialista, o addirittura per lo spionaggio,dichiarandosi inevitabil- mente trockisti. Le torture furono praticate anche dopo la morte di Stalin e nei paesi fratelli,dell’orbita sovietica.Un’ampia letteratura,da Koestler a Solzenitszin, ce ne ha la- sciato documentazione,provvista di tremenda efficacia. Durante le guerre, in generale, e specialmente nel Secondo conflitto mondiale - ma occorre non dimenti- care il ruolo decisivo della Grande guerra, nella generalizzazione della violenza - la tortura dei prigionieri per strappar loro informazioni su di- slocazioni di mezzi e truppe, o sui partigiani, specialmente,da parte dei nazisti tedeschi, o dei fascisti ita- liani, fu endemica, con un’ampia gamma di specialità elaborate nelle carceri o in luoghi speciali, talora de- nominati inmodo gentile (case, vil- le...). Nell’esperienza del tragico biennio 1943-45, in particolare da parte degli esponenti della Repub- blica di Salò, si giunse a efferatezze i- nenarrabili sui corpi dei partigiani o di loro congiunti. Nel mondo post-conflitto le tortu- re furono assai diffuse al punto da diventare normali pratiche di inter- rogatorio, conmodalità brutali e
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