Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008
MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 27 nazionale e patriottico se ne sca- tenò uno peggiore, animato dal- l’Oas, organizzazione segreta fran- cese di destra, che ebbe un notevo- le sostegno nelle forze armate e nei servizi di sicurezza. Dal mondo bipolare all’asimmetria Il terrorismo internazionale,milita- re, ha avuto un’impennata dopo la fine del mondo bipolare,quando si è creata una situazione di scompenso tra una superpotenza e tutte le altre nazioni: nell’era delle guerre asim- metriche, tra alcuni Golia (uno su tutti, gli Stati Uniti, attorniato da altri minori) emolti Davide, il terrorismo ha avuto uno sviluppo crescente, fi- no a culminare nel clamoroso atten- tato dell’11 settembre 2001. L’asim- metria ha incentivato il terrorismo. Il principio guida è quello di «infligge- re la maggiore devastazione umana, materiale e psicologica, senza rive- larsi emettersi a rischio in uno scon- tro frontale e trasparente» (Deriu). In tal senso l’azione terroristica rientra fra le forme di guerra non conven- zionale: è assai prossimo alla guerri- glia. Mentre, tuttavia, la guerriglia tradizionale,per così dire, si nascon- de, il terrorismo cerca visibilità me- diatica: ogni sua azione ha successo in quanto suscita l’attenzione dei media. Si tratta di una forma di lotta esibizionistica.D’altronde, lo scopo secondario,dopo quello di infliggere perdite al nemico, è quello di incute- re appunto terrore, alla popolazione civile, e non solo agli avversari in ar- mi: diffondere panico,produrre caos, suscitare timori rispetto alle opera- zioni più banali della quotidianità: salire su un autobus,prendere un treno o un aereo, entrare in un su- permercato... Metri di giudizio: Palestina ed Israele Un terrorista può essere un guerri- gliero che non vince, e non ha spe- ranze nel breve emedio periodo di vincere,ma può essere anche, sul lungo termine, un futuro capo di sta- to. Sconfitti in partenza, e condanna- ti al ruolo di «perdenti radicali» (En- zesberger), sono etichettati come «terroristi», nei media occidentali e nella polemica politica locale, i pale- stinesi, che effettivamente hanno da tempo,davanti a quella che sembra l’inarrestabile superiorità delle forze armate israeliane, fatto ricorso al ter- rore contro i civili. Essi, schiacciati dalla totale sproporzione di mezzi, hanno usato il corpo come arma, grazie, solitamente, a cinture esplosi- ve, ad «autobombe», ossia veicoli imbottiti di tritolo guidati da volon- tari votati al sacrificio. Metro di giudizio diverso,però, viene impiegato per riferirsi all’«azione di contrasto» svolta dal governo israeliano: uccisioni mirate (conmissili teleguidati contro auto- mobili che dovrebbero portare a bordo leader della resistenza palesti- nese, qualificati, naturalmente, come terroristi); bombe intelligenti (contro edifici che dovrebbero ospitare sedi o uomini delle organizzazioni resi- stenti): e torna l’epiteto infamante di terroristi,per giustificare anche gli «errori umani» o gli «spiacevoli inci- denti» che una volta su due colpi- scono inermi: perlopiù donne, anzia- ni, bambini di pochi anni e addirittu- ra neonati. Una questione (anche) linguistica Dal che si comprende che il terro- rismo è innanzitutto una questione linguistica. E politica. I terroristi sono i combattenti sconfitti o non ancora vittoriosi. Se Arafat non è riuscito a togliersi mai di dosso l’etichetta di terrorista, almeno per una parte del mondo, è perché non ha saputo (cioè,potuto) diventare presidente vero di un vero stato, anche se la qualifica di presidente dell’Autorità palestinese, gli ha consentito di es- sere salutato da una fetta cospicua dell’opinione pubblica mondiale co- me un leader politico riconosciuto internazionalmente: il che non ha impedito all’esercito israeliano di tentare più di una volta di eliminarlo, e di porlo sotto assedio,bombardan- do il suo quartier generale nel so- stanziale silenzio del mondo.Al con- trario Begin da terrorista vittorioso è diventato un capo politico, e nessu- no - salvo la propaganda palestinese o jiadista - ha più osato non solo chiamarlo terrorista,ma nemmeno evocare il passato non remoto in cui egli svolgeva quel tipo di attività, se- minandomorte e, appunto, terrore. L’Italia e il terrorismo degli anni Settanta Tutt’altro è il terrorismo a fini poli- tico-sociali. In Italia se ne sono avuti esempi a partire dalla fine degli anni Sessanta,per rimaner al tempo pre- sente. Si può cominciare dal 12 di- cembre 1969,data dell’attentato alla Banca dell’Agricoltura, nella Piazza Fontana di Milano, vero atto d’inizio della sfida di una destra eversiva, col- legata e protetta da servizi segreti e altri apparati dello stato. L’obiettivo era quello di impedire la «scivolata» a sinistra della linea governativa e in generale del quadro politico nazio- nale. Una logica che animò altre vi- lissime azioni terroristiche, sui treni, nelle piazze, nelle stazioni italiane nei primi anni Settanta, confonden- dosi talora con un terrorismo «ros- so», che tuttavia non fecemai ricor- so a operazioni di uccisioni di massa, a bombe contro gli inermi, a pacchi esplosivi lasciati anonimi aspettan- do di esplodere senza un obiettivo preciso, oltre a quello di seminare il panico e suscitare una richiesta di ordine,di sicurezza,di pacificazione forzata, a costo di rinunciare a diritti costituzionali, a garanzie giuridiche, a un pezzo, insomma,di libertà libe- rale. Va segnalata, in coda,perché spesso collusa con questo terrori- smo, un’azione terroristica di stam- pomafioso che ha dato nel corso dei decenni inquietanti segnali di vita contro persone (giudici,poliziotti, giornalisti, amministratori,politici), organizzazioni (partiti di sinistra, sin- dacati, associazioni, talora parroc- chie), beni (negozi, officine, edifici pubblici). Il terrorismo delle Brigate Rosse, e di altre sigle di estrema sinistra, volle sempre essere «esemplare», colpen- do individui-simbolo: sia attraverso sequestri e «processi politici» (talora conclusi con le «sentenze» di mor- te), sia con ferimenti (la pratica della «gambizzazione», neologismo degli anni Settanta indicante le ferite in- ferte agli arti inferiori della vittima designata), sia con uccisioni dirette e immediate. Agenti delle forze del- l’ordine, magistrati, giornalisti, poli- tici, docenti universitari, studiosi, sindacalisti - tutti giudicati «nemici del popolo» o «servi del padrone» - caddero vittime di questo terrori- smo ad personam , che, colpendone MONOGRAFIA / Diritti & rovesci
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