Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008
DIFENDERE I DIRITTI di disgusto ovunque nel mondo po- tessero essere uniti in un’azione co- mune qualcosa di efficace potrebbe essere fatto». Queste parole venivano scritte il 28 maggio 1961 sul quotidiano The Observer da un avvocato inglese, Pe- ter Benenson, a seguito dell’arresto di due ragazzi portoghesi avvenuto in un locale pubblico dove avevano brindato alla libertà delle colonie. In questa frase si può ritrovare probabilmente il senso più profon- do del valore di Amnesty Internatio- nal, che nasce proprio dall’intuizio- ne geniale di questo straordinario personaggio: unmovimento di gen- te comune che lavora per altra gen- te comune, a seguito dell’indigna- zione provocata dalla coscienza di quanto avviene. Da allora Amnesty International è cresciuta enormemente: oggi è pre- sente in 75 paesi e conta più di 2.200.000 soci in tutto il mondo. I campi di azione che maggiormente la identificano sono quelli dei pri- gionieri di opinione, ovvero di tutte le persone che si trovano in deten- zione per aver manifestato, unica- mente conmezzi non violenti, le proprie idee o il proprio credo politi- co o religioso, per etnia, orientamen- to sessuale. La lotta contro la tortura e ogni altra forma di trattamento crudele, inumano o degradante. Il diritto a un processo equo e in linea con gli standard internazionali e la lotta contro la pena di morte e con- tro le uccisioni extragiudiziali. Nuove aperture La visione di Amnesty Internatio- nal è quella di unmondo in cui a o- gni persona sono riconosciuti tutti i diritti umani sanciti dalla Dichiara- zione universale e da altri documen- ti internazionali fondamentali. Soprattutto negli ultimi quindici anni l’organizzazione ha preso pro- gressivamente coscienza del fatto che per dare un senso più compiuto a questa affermazione era necessa- rio ampliare l’azione, che in una pri- ma fase era concentrata in unman- dato abbastanza ristretto. In questo senso ha cominciato ad aprirsi e a la- vorare su temi come quello dei dirit- ti economici, sociali e culturali.A oc- cuparsi dei diritti di rifugiati e mi- granti, di violenza nei confronti delle donne, di ogni forma di discrimina- zione. È stato un passo importante, fatto nella consapevolezza dell’universa- lità e soprattutto dell’interdipen- denza dei diritti umani. È perciò cambiato l’approccio di lavoro di Amnesty, inmodo da poter disporre degli strumenti più adatti e più effi- caci. Anche se l’azione di Amnesty continua a essere focalizzata su sin- gole persone, negli ultimi anni ha sviluppato strumenti di campai- gning (per fare campagne di infor- mazione) più idonei a operare in un mondo che si trasforma in continua- zione. Troppo spesso la globalizzazione è lo strumento per portare nuove forme di sfruttamento e di prevari- cazione nei confronti dei soggetti più deboli. Rappresenta però anche la creazione di nuove opportunità, una comunicazione che oltrepassa i confini e che consente a chi vive a Kampala di leggere il Financial Times e di poter firmare gli appelli on line di Amnesty sui difensori dei diritti u- mani in Cina. Ci troviamo di fronte a dinamiche radicalmente trasformate rispetto a solo un paio di decenni fa.Capitali, lavoro e tecnologie si spostano con estrema facilità sul pianeta seguen- do logiche che trascendono i confini nazionali e con portata al di fuori del controllo dei singoli governi, ridise- gnando inmodo drammatico la mappa dei poteri mondiali. Sfidemoderne e nuovi strumenti di lotta Non ci si può illudere di affrontare i problemi di rispetto dei diritti uma- ni inmaniera frammentaria e indiriz- 110 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008
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