Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008
ISLAM 104 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 sta sudanese: «La legge ha origine di- vina, ma la sua attuale costruzione è un’attività umana, i cui esiti rappre- sentano la legge di Dio così come è umanamente interpretata. Lungo tutta la sua storia, la comprensione e realizzazione dell’islamhanno subito l’influsso delle realtà politiche e so- ciali delle comunità musulmane. In altre parole, l’impatto concreto dei precetti dell’islam è sempre stato e continua a essere il risultato della comprensione umana delle sue fonti scritturistiche entro un contesto sto- rico particolare». Abdullahi An-Na’impropone una rilettura delle fonti religiose islami- che con il metodo storico-critico dei singoli versetti. Egli rifiuta il metodo tradizionale di interpretazione del te- sto coranico, secondo cui, in caso di contraddizione, i versetti più recenti abrogano quelli stoicamente prece- denti, quasi che nel Corano vi sia una sorta di rivelazione progressiva.An- Na’im invece propone di selezionare i versetti più aperti ai diritti dell´uo- mo «che sono di solito i princìpi e- spressi dalla rivelazione più antica, quella della Mecca» e di considerarli normativi rispetto a quelli successivi, relativi a situazioni più contingenti. An-Na’im riprende la distinzione, già proposta e sostenuta dal suo maestro MahmoudMohamedTaha, della rivelazione coranica nei due pe- riodi della Mecca e di Medina. Il suo pensiero è sintetizzato nel suo libro: « Il s econdomessaggio dell’islam » (Emi 2002). Egli dimostra come la guerra santa contro le altre religioni, la schiavitù, la disuguaglianza tra uomi- ni e donne, la poligamia, il ripudio, il velo, la separazione dei sessi e molti altri precetti della shari’a non sono precetti fondamentali dell’islam,ma regole transitorie, dettate nel perio- do di Medina per favorire l’elevazio- ne spirituale della comunità dei mu- sulmani dei primi secoli,ma oggi del tutto anacronistiche. Secondo il «Gandhi sudanese» è giunto il momento di ritornare all’i- slamdel periodo della Mecca e resti- tuire validità pratica a quei versetti del Corano che garantiscono libertà di religione e uguaglianza tra tutti gli esseri umani, senza riguardo al sesso o alla fede religiosa.Non si tratta di cercare e imporre un ritorno a un’età dell’oro, l’epoca del Profeta, ormai passata. È un appello a una meta mai raggiungibile,ma che stimola a un’incessante tensione individuale e collettiva verso la perfezione. Il tunisinoMohamedTalbi, l’irania- no Amir Taheri, l’egizianoMuham- mad Al-Asmawi... sono altri famosi in- tellettuali musulmani, sostenitori del- la possibilità e necessità di conciliare l’islam,quello vero,da riscoprire con il metodo storico-critico, con i diritti u- mani, basati sulla dignità,uguaglian- za e libertà di ogni persona umana. Il guaio è che il mondo islamico li igno- ra. Anzi,degli intellettuali sopra ricor- dati, tutti musulmani convinti e prati- canti, soloMohamedTalbi continua a vivere nella sua patria. Per il suo libro Il secondomessaggio dell’islam , considerato eretico ed ever- sivo negli ambienti islamici ortodossi, MahmoudTaha fu giustiziato per «a- postasia» negli anni ‘80 a Khartoum. Il suo discepolo Abdullahi An-Na’im, finì in carcere, sempre a Khartoum, fra il 1983 e il 1984.Oggi vive in esilio ne- gli Stati Uniti e insegna diritto islami- co in varie università americane, con- tinuando la sua lotta per il rispetto dei diritti umani.L’iraniano Amir Taheri, cacciato per volere di Khomeini dalla direzione del Kayhan , il maggior quo- tidiano di Teheran,vive a Londra,diri- ge la rivista parigina Politique Interna- tionale, editorialista di molti quotidia- ni di lingua inglese e arabo,è autore di libri tradotti in 20 lingue. Purtroppo, questi intellettuali rifor- misti sono ignorati anche nel mondo occidentale. «Nessuno li sostiene; nessunmedia occidentale dà loro voce. Voi occidentali date voce solo alle tendenze peggiori» rimprovera lo stesso Amir Taheri. «In Usa e in Eu- ropa - continua l’intellettuale irania- no - i governi hanno sempre preferi- to avere come interlocutori gli inte- gralisti, siano talebani o wahabiti (sauditi), anziché i modernizzatori». Soprattutto, dal momento che i di- ritti umani sono nati in Occidente, è l’Occidente allora che deve dare l’e- sempio, affermano ancora gli intel- lettuali islamici e si domandano: per- ché l’Occidente è così pronto a fare osservare i diritti umani dai paesi ne- mici, come l’Iraq, ed è così condiscen- dente con Israele e con paesi guidati da dittatori,ma suoi amici? Non sono due pesi e due misure? ■ A sinistra, Mahmoud Mohamed Taha, il Gandhi sudanese, riformatore musulmano, giustiziato nel 1985. A destra, Abdullahi An-Na'im, allievo di Mahmoud Taha, insegna diritto islamico in varie università americane. Sotto, il giornalista iraniano Amir Taheri, costretto all’esilio dal regime di Khomeini.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=