Missioni Consolata - Settembre 2008

C ARI FRATELLI E SORELLE , inoccasionedellaGiornatamissionariamondiale,vor- rei invitarvi a riflettere sull’urgenza che permane di an- nunciare il vangelo anche in questo nostro tempo. Il mandatomissionario continua a essere una priorità as- soluta per tutti i battezzati, chiamati a essere « servi e a- postoli di CristoGesù » inquesto iniziodimillennio.Ilmio venerato predecessore, il servo di Dio PaoloVI,afferma- va già nell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi che «evangelizzare è la grazia, la vocazione propria del- la chiesa, la sua identità più profonda» (n. 14). Comemodellodi questo impegno apostolico,mi pia- ce indicare particolarmente san Paolo, l’apostolo delle genti, poiché quest’anno celebriamo uno speciale giu- bileo a lui dedicato. È l’Anno Paolino, che ci offre l’op- portunitàdi familiarizzare conquesto insigne apostolo, che ebbe la vocazione di proclamare il vangelo ai gen- tili, secondo quanto il Signore gli aveva preannunciato: «Va’, perché io ti manderò lontano, tra i pagani» ( At 22,21 ). Comenon cogliere l’opportunitàoffertadaque- sto speciale giubileo alle chiese locali,alle comunità cri- stiane e ai singoli fedeli,per propagare fino agli estremi confini del mondo l’annuncio del vangelo, potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede ( Rm1,16 )? 1 - L’ UMANITÀ HA BISOGNO DI LIBERAZIONE L’umanità ha bisogno di essere liberata e redenta. La creazione stessa - dice san Paolo - soffre e nutre la spe- ranza di entrare nella libertà dei figli di Dio ( cfr Rm8,19- 22 ).Queste parole sono vere anche nel mondo di oggi. La creazione soffre.L’umanità soffre e attende la vera li- bertà, attende un mondo diverso, migliore; attende la «redenzione». E in fondo sa che questo mondo nuovo aspettato suppone un uomo nuovo, suppone dei «figli di Dio». Vediamo più da vicino la situazione del mondo di og- gi. Il panorama internazionale, se da una parte presen- taprospettivedi promettente sviluppoeconomicoe so- ciale, dall’altra offre alla nostra attenzione alcune forti preoccupazioni per quanto concerne il futuro stesso dell’uomo. La violenza, in non pochi casi, segna le rela- zioni tra gli individui e i popoli; la povertà opprime mi- lioni di abitanti; lediscriminazioni e talorapersino leper- secuzioni permotivi razziali,culturali e religiosi,spingo- no tante persone a fuggire dai loro paesi per cercare altrove rifugio e protezione; il progresso tecnologico, quando non è finalizzato alla dignità e al bene dell’uo- monéordinatoauno sviluppo solidale,perde la suapo- tenzialità di fattore di speranza e rischia anzi di acuire squilibri e ingiustizie già esistenti. Esiste inoltre una costante minaccia per quanto ri- guarda il rapporto uomo-ambiente, dovuto all’uso in- discriminato delle risorse, con ripercussioni sulla stessa salute fisica e mentale dell’essere umano. Il futuro del- l’uomo è poi posto a rischio dagli attentati alla sua vita, attentati che assumono varie forme e modalità. Dinanzi a questo scenario «sentiamo il peso dell’in- quietudine, tormentati tra la speranza e l'angoscia» ( Gaudiumet spes 4) e preoccupati ci chiediamo: che ne sarà dell’umanità e del creato? C’è speranza per il futu- ro, o meglio, c’è un futuro per l’umanità? E come sarà questo futuro? La risposta a questi interrogativi viene a noi credenti dal vangelo. È Cristo il nostro futuro e, co- me ho scritto nella lettera enciclica Spe salvi , il suo van- geloè comunicazione che «cambia la vita»,dona la spe- ranza, spalanca la porta oscura del tempo e illumina il futuro dell’umanità e dell’universo (cfr n. 2). San Paolo aveva ben compreso che solo in Cristo l’u- manità può trovare redenzione e speranza. Perciò av- vertiva impellente e urgente la missione di «annuncia- re la promessa della vita in Cristo Gesù» ( 2Tm 1,1), «no- stra speranza» ( 1Tm 1,1),perché tutte legenti potessero partecipare alla stessa eredità ed essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo (cfr Ef 3,6). Era co- sciente che priva di Cristo, l’umanità è «senza speranza e senzaDionelmondo ( Ef 2,12) - senza speranzaperché senza Dio» ( Spe salvi 3). In effetti, «chi non conosce Dio, pur potendo averemolteplici speranze, in fondo è sen- za speranza,senza lagrande speranza che sorregge tut- ta la vita ( Ef 2,12)» ( ivi , 27). 2 - L A M ISSIONE È QUESTIONE DI AMORE È dunque un dovere impellente per tutti annunciare Cristo e il suomessaggio salvifico. «Guai ame - afferma- va san Paolo - se non predicassi il vangelo!» ( 1 Cor 9,16). Sulla viadi Damascoegli aveva sperimentatoe compre- so che la redenzione e la missione sono opera di Dio e del suo amore.L’amore di Cristo lo portò a percorrere le strade dell’Impero romano come araldo, apostolo, ban- ditore,maestrodel vangelo,del qualesi proclamava«am- basciatore incatene» ( Ef 6,20).Lacaritàdivina lorese«tut- to a tutti,per salvare a ogni costoqualcuno» ( 1Cor 9,22). Guardando all’esperienza di san Paolo, comprendia- mo che l’attivitàmissionaria è risposta all’amore concui «SERVI E APOSTOLI DI CRISTO GESÙ» 19 OTTOBRE GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE Messaggio del papa Benedetto XVI MC SETTEMBRE 2008 65

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