Missioni Consolata - Settembre 2008

prima delle analisi. Probabilmente con una portata normale, i risultati sarebbero stati peggiori. Secondo un rapporto dell’ Istituto Ambiente Italia di maggio 2006, tra i grandi fiumi italiani solo l’Adige mantiene una qualità delle acque buona o sufficiente,mentre le condi- zioni del Po, del Tevere e dell’Arno sono critiche. Gli obiettivi di qualità chimica e biologica posti per il 2016 sono oggi assolti solo da un terzo dei bacini idrici italiani,ma anche quelli posti per il 2008 sono pienamente ri- spettati solo in Trentino Alto Adige, Liguria e Valle d’Aosta,mentre le si- tuazioni peggiori si hanno comples- sivamente in Emilia, Lazio, Lombardia,Marche e Campania. Nelle regioni meridionali, il sistema di monitoraggio è ampiamente insuffi- ciente, infatti su 620 punti di campio- namento, solo il 15% si trova nelle re- gioni meridionali e mancano del tutto i dati relativi alla Puglia ed alla Calabria. Invece il Piemonte e la Valle d’Aosta rappresentano da sole il 23% dei dati nazionali. I dati si basano sul- l’indice SECA (introdotto dal Dlgs 152/99 sulla tutela delle acque), che integra i risultati delle analisi chi- mico-fisiche e microbiologiche (LIM) con i dati di qualità biologica dell’Indice Biotico Esteso (IBE), un pa- rametro chiave per definire la qualità delle acque, che si basa sull’analisi della struttura della comunità d’invertebrati, che popola il letto dei fiumi. Secondo il Dlgs 152/99 entro il 2016 ogni corso d’acqua superficiale dovrà raggiungere lo stato di qualità ambientale «buono», per cui, entro il 2008, esso dovrà presentare almeno i requisiti dello stato di qualità am- bientale «sufficiente». Sempre secondo l’analisi di Legambiente, il 21% dei fiumi italiani risulta inquinato in modo da non raggiungere la sufficienza e ciò si ve- rifica specialmente in Emilia- Romagna,Toscana, Lazio, Sicilia e Sardegna. Come ti inquino un fiume,un lago,unmare Che tipo di sostanze inquina i no- stri fiumi? Possiamo innanzitutto dire che le sostanze inquinanti proven- gono dai settori civile, agro-zootec- nico ed industriale. I principali inqui- nanti del settore civile sono le so- stanze organiche biodegradabili. Il settore agro-zootecnico inquina con sostanze fertilizzanti, fitosanitari e pesticidi. L’industria invece emette sostanze organiche alogenate e me- talli pesanti come mercurio, arse- nico, cromo, cadmio e piombo. Oltre a queste sostanze, da ripetute analisi, effettuate nel Polesine sulle più co- muni specie di pesci presenti nel Po, sono state rilevate quantità preoccu- panti di diossina e di policlorobifenili (PCB), che rendono impossibile la pe- sca sul fiume, anche se purtroppo qualcuno comunque continua a pe- scare ed a mangiare questo tipo di pesci, correndo seri rischi, dato l’elevato potere cancerogeno della diossina e dei PCB. Per quanto riguarda le sostanze biodegradabili organiche prove- nienti dal settore civile e da quello agro-zootecnico, la diretta conse- guenza è il progressivo impoveri- mento di ossigeno delle acque , cau- sato dai batteri, che assimilano e poi decompongono il materiale orga- nico, consumando ossigeno in que- sta loro attività. Ciò determina un’ i- possia , se non addirittura un’ anossia delle acque, che progressivamente porta alla morte di ogni forma di vita presente e questo vale soprattutto per le acque marine, che ricevono dai fiumi l’enorme carico di sostanze or- ganiche biodegradabili, in essi river- sate. Inoltre i fertilizzanti agricoli ri- versano nelle acque dei fiumi enormi quantità di derivati dell’azoto e del fosforo, cioè sostanze nutrienti, che una volta raggiunto il mare favori- MC SETTEMBRE 2008 53 piezza del letto del fiume. Osservazioni del genere ci fanno chiedere in quali condizioni siano i corsi d’acqua nel nostro paese. In ge- nerale, quali sono le condizioni delle acque dolci, comprese quelle di falda, in Italia? E nel resto del mondo? In questa prima puntata della nostra ru- brica prenderemo in considerazione la situazione italiana. Poveri fiumi italiani Il Po, il maggiore dei nostri fiumi (652 chilometri), percorre una delle aree più densamente popolate ed in- dustrializzate del bacino del Mediterraneo: la pianura Padana, dove vivono circa 20 milioni di per- sone nonché 12 milioni tra bovini e suini d’allevamento, più diversi mi- lioni di polli. Dalle abitazioni, dalle in- dustrie e dagli allevamenti di be- stiame viene immessa nel Po una quantità di rifiuti organici pari a quella di una popolazione di circa 119 milioni. Il fiume inoltre bagna quattro delle regioni più produttive d’Italia, cioè il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia-Romagna ed il Veneto, regioni dove si trova circa il 50% dell’industria nazionale con una produzione annua di circa 25 milioni di tonnellate di rifiuti industriali, la maggior parte dei quali raggiunge l’Adriatico. Un’analisi delle acque del Po, lungo tutto il suo percorso, eseguita da Legambiente nel 2005, ha rivelato che solo a Crissolo, in prossimità della sor- gente, l’inquinamento è irrilevante, cioè di classe 1 (le classi d’inquina- mento vanno da 1 a 5 e sono rispetti- vamente: 1 - non inquinato, 2 - lieve- mente inquinato, 3 - inquinato, 4 - molto inquinato, 5 - gravemente in- quinato). Procedendo verso valle, già a 50 Km dalla sorgente, cioè a Saluzzo, l’inquinamento è di classe 3. Nel tratto lombardo le cose peggio- rano ed in provincia di Piacenza è stato rilevato un inquinamento di classe 4. Solo nel tratto da Guastalla (RE) al delta è stato rilevato un inqui- namento di classe 2,ma questo esito potrebbe essere stato falsato dalle condizioni atmosferiche, caratteriz- zate da piogge intense, che hanno aumentato la portata del fiume,

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