Missioni Consolata - Settembre 2008
MISSIONI CONSOLATA tatrice dovrà pagare delle royalitis . «Lamancanza di una legge sugli in- dios, implica che le imprese firmino con individi e non con i rappresen- tanti dei popoli» ricorda padre Silva- no Sabatini, «questo cavillo giuridico renderàmolto più facile lo sfrutta- mento». «È ovvio che c’è una lobby spaventosa per questa legge. Vedia- mo già pressioni sugli indigeni per a- vere poi i permessi» ricorda Zacquini. Ed è già iniziata la propaganda per convincere gli indios che grazie ai soldi delle concessioni potranno avere scuole, strutture sanitarie, ecc. «Tutte cose che il governo ha il do- vere di fornire, al di là delle royalitis minerarie». BIODIVERSITÀ Senza contare che la presenza di indios è anche garanzia di preser- vazione della foresta amazzonica e della sua biodiversità. Lo prova il fatto che in alcuni stati brasilia- ni, dall’analisi della copertura ve- getale si scopre che questa è an- cora presente solo dove ci sono terre indigene . Una delle conse- guenze dell’invasione delle terre degli indios sono infatti i disbo- scamenti massicci. L’omologazione delle aree (come nel caso di Raposa) fornisce una co- pertura legale perfetta,ma in prati- ca gli invasori ci sono sempre stati, fanno quello che vogliono e di soli- to restano totalmente impuniti (co- me i numerosi cercatori d’oro in a- rea yanomami). «Il ruolo dei missionari non è par- lare al posto degli indios,ma ap- poggiarli affinché abbiano condi- zioni reali di difesa, sappiano farsi rispettare, capiscano l’importanza di queste cose. Questo significa fa- vorirne l’accesso all’educazione e all’informazione necessaria per giu- dicare se è un vantaggio o no una certa legge. Ad esempio quella sul- l’estrazione mineraria. Dare loro gli strumenti necessari affinché possa- no fare valutazioni serie e non sia- no ingannati». ■ MC SETTEMBRE 2008 51 bio, tantalite, zirconio, terre rare, cassiterite e ura nio. In quella zona alcuni anni dopo si impiantò la compagnia mineraria brasiliana Paranapanema per estrarre (ufficialmente) cassiterite. L’area è ancora oggi super protetta ed è impossibile penetrarvi. CAMBIO DI PROGRAMMA Il progetto di Calleri era geniale, ma si scontrava con gli interessi di alcuni potenti locali e stranieri. Giunto a Manaus il 25 settembre, cinque giorni do po il padre viene costretto a un cambio di programma: la missione si recherà direttamente presso gli indios del rio Abonarì, per convincerli a cessare le ostilità. «Per accettare una modifica così drastica e rischiosa il pa dre fu minacciato» racconta Sabatini, che ebbe un lun go colloquio con il missionario subito dopo. Il colon nello Carijò, capo della Der am (Dipartimento delle strade dell’Amazzonia) promette a Calleri l’appoggio di un elicottero e viveri e materiale. La Funai dell’A mazzonia è la mandante della spedizione. Gli altri componenti della missione, sette uomini e due donne, gli furono imposti. Tra loro Alvaro Paulo da Silva, personaggio ambiguo, pagato dalla Der am. La spedizione parte da Manaus in aereo il 14 ottobre e raggiunge la base al km 220 del rio Abonarì. Da qui dovrà spostarsi nell’interno. Ci sono i primi conflitti tra il padre e Alvaro Paulo. Questi vuole che la missione si sposti via terra, il padre invece sceglie il fiume. «In quel momento nella stessa area è nascosto un gruppo di bianchi, brasiliani, organizzati da Alvaro Paulo» riportano le testimonianze raccolte da Saba tini presso gli stessi indios «e vi arriva anche Claude Leawitt, accompagnato da quattro indios Wai Wai». Anche loro sono lì per far fallire la missione. IL PROGETTO DEI BIANCHI «Il disegno era di fare massacrare la spedizione da gli indios. I bianchi avrebbero dovuto verificare che tutto ciò avvenisse». Ma non andò così. Il genio di Calleri fece in modo da farsi accogliere dai Waimiri Atroari della maloca del capo Maroaga come visitatore e non aggressore. Alvaro Paulo (allontanato dal gruppo da Calleri che aveva constatato il tradimento) e Claude Leawitt do vettero minacciare «pesantemente» gli indios per far si accompagnare all’accampamento della spedizio ne, nel cuore della notte. «Ma furono loro, i bianchi, a compiere il massacro, con armi da fuoco. Poi ob bligarono gli indios a trafiggere i corpi di frecce» ri corda padre Sabatini. Era il primo novembre del 1968. Di quel gruppo furono recuperate solo le os sa, 30 giorni più tardi, dai paracadutisti del Parasar, corpo speciale brasiliano. Tutti i giornali parlarono del massacro di una mis sione di pace, perpetrato dai bellicosi indios Waimiri Atroari, che non volevano la BR174 sulla loro terra. Questa è la versione ufficiale, ancora oggi dopo 40 an ni. Qualcuno voleva liberarsi di questo popolo, e per far questo occorreva dimostrare che erano feroci in dios impossibili da pacificare. Da qui il disegno di una spedizione votata al massacro. «Calleri non voleva convertire gli indios nell’im mediato. Voleva salvarli. Fu martire della carità, della difesa dell’uomo e dei suoi diritti, della sua identità e cultura» continua padre Sabatini. I Waimiri Atroari da 3.000 che erano nel 1968 furono sterminati e ridotti a circa 300. Oggi sono un migliaio. La missione di pacificazione si scontrò con qualco sa di molto grosso e ignoto ai missionari. Tutta la zo na tra Roraima, stato di Amazzonia e Sud della Guya na è un’importante regionemineraria. Già nel 1944 gli statunitensi vi avevano fatto missioni di esplorazione mineraria. Potenti locali, politici e militari, avevano questa informazione. La stessa Missione evangelica Meva, basata a Kanaxen, ma presente anche a Rorai ma, non è estranea a interessi internazionali in que st’area. Ma non basta. Nel 1999 il governo brasilia no, attraverso l’Industria nucleare brasiliana, pub blica un dato: nella zona del bacino del rio Uatuma (ribattezzato rio Pitinga) sono presenti (almeno) 75.000 tonnellate di uranio, di quello buono. La quantità sarebbe addirittura di 200.000 tonnellate, secondo le più recenti pubblicazioni. Il che porta il Brasile al quarto posto al mondo come riserve del prezioso minerale. Ma. B.
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