Missioni Consolata - Settembre 2008
MISSIONI CONSOLATA vasta come l’Italia,ma vi abitano 400.000 persone, non vedo come l’area indigena sia così necessaria al- lo sviluppo» commenta Zacquini. Hanno creato associazioni miste, bianchi - indios, che danno appog- gio agli invasori. Sono una minoran- za ma hannomolto spazio sulla stampa. Dall’altra parte la società civile in- digena e chi la appoggia, in lotta per la terra e i diritti dei nativi di queste terre. Il Cir, l’Associazione dei profes- MC SETTEMBRE 2008 49 Uno degli indios del Barro feriti nell’attacco del 5 maggio. UN PROGETTO CULTURALE C ome missionari della Consolata la nostra presenza a Roraima si ca- ratterizza per l’attività tra gli in- dios. Quello che è stato fatto da decine di noi in passato,ha portato a questa si- tuazione, diversa da quando sono arri- vato, quando nessun indio si ricono- sceva tale. Adesso sono fieri di esserlo. Ancora oggi, però, quando i giovani vanno in città fanno tutto per occultare la loro origine indigena e non essere di- scriminati. Nel passato abbiamo fatto molte attività tra i non indios, le nostre forze sono state messe al servizio delle città e degli invasori stessi, e questo ha permesso che si arrivasse a una situazione ancora di grande discriminazione e preconcetto che vorremmo debellare. Il modo migliore che abbiamo tro- vato è mettere a disposizione di tutte le persone di buona volontà un am- biente a Boa Vista che dia accesso ai dati e documenti. Questo per sapere cosa vuol dire per uno stato come Roraima avere la fortuna di essere an- cora abitato da molti popoli indigeni. Non solo in termini di folklore o turi- smo, ma anche in economici. Sono popolazioni che contribuiscono all’e- conomia e all’immagine dello stato e potrebbero fare molto di più se le loro peculiarità fossero riconosciute, rispettate, messe in evidenza. Di que- sto Brasile di cui si sentono profonda- mente figli. S i tratterà di un Centro culturale indigeno che permetterebbe di fare attività per far conoscere meglio le popolazioni e la loro cul- tura. Valorizzare la storia, le lingue, le tradizioni, la ricchezza di questi popoli. Vogliamo contribuire a cambiare il modo di pensare dei bianchi, con- trari ai diritti degli indios. Allo stesso tempo dare agli indios un centro di riflessione e studio per guardare al futuro con sguardo sul passato, con orgoglio, senza vergo- gnarsi dei loro avi. Non sarà un museo, gli indigeni non sono storia passata, ma di oggi e domani con le loro particolarità a beneficio di tutto lo stato. Ogni volta che muore uno di questi anziani stiamo perdendo un capitale enorme non solo culturale ma anche econo- mico e sociale. La nostra società mostra i limiti della cultura acquisita nell’ultimo se- colo. Credo che faremmo bene a fare un’analisi, guardando a queste altre società, che sono ancora di oggi e hanno cose che possono farci riflettere e farci cambiare per prose- guire verso un futuro più umano. Carlo Zacquini
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