Missioni Consolata - Settembre 2008
48 MC SETTEMBRE 2008 BRASILE Alcuni militari, in pubblico, hanno detto: «in Brasile chi comanda è Lula, ma in Amazzonia siamo noi». Pur- troppo in Raposa Serra do Sol sem- bra una cosa vera. Il governo federa- le potrebbe influire di più sulla poli- tica locale di Roraima che è marcatamente anti indigenista. DIVISIONI E PROPAGANDA Molti indios, pagati o stipendiati dai posseiros , si schierano contro l’area indigena. La propaganda afferma che sono «la maggior parte degli in- dios di Roraima».Assolutamente fal- so, secondo i missionari. Gli argomenti citati dagli invasori sono sempre gli stessi: pericolo per la frontiera (con il Venezuela e la Guyana,ma non ci sonomai stati problemi) e l’impossibilità di avere un reale sviluppo per lo stato senza sfruttare questa terra. «Roraima ha una superficie quasi S iamo partiti da Ajaranì 1, caricando la barca, facendo l'ultima colazione in questa palafitta di legno che ci aveva ospitato per due giorni. Lasciamo quell'odore di pesce e di farinha che era la base dei nostri pasti, pronti per partire su que sto fiume instabile sapendo che dopo 5 ore incon treremo la zona più difficile dove ci sono delle ra pide. Uno yanomami siede sulla punta della barca per guardare se sotto il pelo dell'acqua incontria mo degli alberi caduti o delle pietre. Io viaggio in uno stato di stupore, senza fermarmi dal guardare questa natura selvaggia: uccelli di tutti i tipi che scappano al rumore del motore, qualche scimmia che si muove sugli alberi più alti. Mi sembra di vivere dentro ad un documentario, pensando di essere sperduto in questo punto lon tano da tutto quello che la nostra società è riusci ta a «toccare». È emozionante vivere questo viag gio pensando di aprire un nuovo cammino per ar rivare a Catrimani. L'ultima volta la strada è stata percorsa nel 2000, pian piano la foresta l’ha in ghiottita e i numerosi pon ti sono caduti. La missione è ora accessibile solo at traverso un piccolo aereo per 5 persone. P er arrivare ad Ajaranì 2 percorriamo a piedi questi ultimi sette km che ci separano dalla ma loca dove pensiamo di chiedere ospitalità. L'umi dità, gli insetti si fanno sentire. Bisogna passare sopra o sotto gli alberi ca duti, uscire dal tracciato perché le piante sono più fitte che nella foresta. Quando ci avviciniamo alla maloca i primi a circondarci e a darci il benvenuto sono i bambini, le donne immersi nella loro vita: che vita! Tutto si svolge dentro ed intorno a que sta grande casa comunitaria: vicino alle amache c'è sempre il fuoco acceso, qualcuno prepara la fari na, altri arrivano dagli orti portando banane o frut ti che ancora non conosco. Il bambino più piccolo è ancorato con una corda alla schiena della mamma. Più tardi giungono gli uomini dalla caccia, dalla pesca, con i loro archi, frecce e qualche preda nelle borse fatte di erba in trecciata. Mi siedo su una panca a osservare, facendo un salto nel passato, dimenticando tutte le mie con vinzioni. In quel momento ho gli occhi del bambi no che guarda senza sapere niente. I l mattino dopo padre Laurindo parte con la bici per percorrere da solo gli ultimi 40 km e andare a prendere il trattore. Jenesio è già partito con un gruppo di yanomami per pulire il tratto di strada che porta fino al fiume. Io mi ritrovo da solo. Si av vicina qualche bambino e senza fare grandi giochi rimaniamo lì, cercando di trovare un contatto con i gesti, sorrisi... Poi non sapendo cosa fare im provviso una piccola lezione di matematica che prende la dimensione di un gioco. Il primo giorno non riesco a mangiare niente guardando la pentola in cui abbiamo preparato il riso il giorno prima. Sul nostro cibo girano libera mente scarafaggi e altri insetti. Mi trovo già davanti al mio primo limite e guardandomi capisco che per me è difficile. Reagisco accettando di mangiare co me loro. All'inizio chiudo un po’ gli occhi e la gola sembra non volersi aprire, poi inizio a sentirmi tran quillo e con la voglia di vi vere pienamente quello che mi circonda... N ove giorni dopo arri viamo insieme a Ca trimani, base centra le, un’isola in questa fore sta dove le costruzioni dei missionari che arrivarono qui 40 anni fa, sembrano un grand hotel. In realtà so no case di legno, ma ci so no stanze, bagno, doccia, una cucina, un po’ di puli zia, erba tagliata. Dopo questi giorni dove ogni me tro di cammino nella foresta era da «conquistare», cucinare su dei pezzi di legno, lavarsi in una poz za di acqua. Mi sono fatto molte domande osservando questo popolo: vita semplice, legata a quello che la natu ra gli offre. Ma una profondità nel loro vivere, do ve il loro essere religioso è il loro stesso stile di vi ta. Percepisco questo enorme distacco culturale e di valori che ci separa e mi chiedo dove è il punto di unione, chi ha la verità... Tommaso Lombardi* * L’autore (foto) è partito per Roraima per impegnare un periodo della sua vita al servizio degli indios. VERSO CATRIMANI Il volontario
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