Missioni Consolata - Settembre 2008

MISSIONI CONSOLATA O ggi, ultimo giorno a Iringa, è in programma un viaggio di 2 3 ore (di andata e al trettante al ritorno) per raggiun gere Makambako e Mtuango. Ci di rigiamo a sud ovest, verso Mbeya; siamo a poche centinaia di chilo metri dai grandi laghi. La zona di Makambako è pove rissima. Su una lurida strada si af facciano stente bancarelle e, in mezzo alle mosche, ci inseguono bambini scalzi che ci guardano co me fossimo marziani, con un’e spressione di presa in giro e di stu pore... Probabilmente non hanno mai visto tanti bianchi insieme, dobbiamo sembrare loro parec chio strani. I nostri ragazzi non si scorag giano e riescono a conquistarsi la simpatia di questi piccoli sporchi e malvestiti, che prendono in brac cio e fanno giocare. A Makambako salutiamo i padri della Consolata, che nel 2004 hanno festeggiato il cinquantesimo del loro insedia mento in questa zona. D opo pochi chilometri siamo a Mtuango. Incontriamo pa dre Tarcisio Moreschi e Fau sta, una insegnante pensionata che si trova qui da 14 anni; en trambi provengono, come padre Alex, dalla Valcamonica. Fausta è contenta della nostra vi sita e ci ha preparato un pranzo di lusso. Su alcuni tavoli, abbelliti con fiori gialli e bianchi, sono serviti piatti buonissimi e bellissimi: anti pasti con verdure grigliate, insala te di riso con condimenti locali, fio ri di zucchine fritti, carne arrostita, pane scuro, caffè... Ci abbuffiamo. Fausta regala a ciascuno di noi un cestino locale con un sacchet to di tè e fa amicizia con tutti ma in particolare con la prof. Anna Maria di Brindisi. Dopo il pranzo e la visita alla chiesa, ci rechiamo a visitare il centro di accoglienza per bam bini di strada. È un altro esempio di efficienza e organizzazione. Su un piazzale accogliente, sorgono alcune casette basse, ciascuna con il proprio orto, molto ben curato e pulito. Le casette sono state co struite dai volontari venuti dalla Valcamonica. Ciascuna ospita una piccola comunità autonoma, una «famiglia» formata da due «mam me» locali e da una decina di bam bini. In ogni casa c’è il posto per dormire, un cortiletto, la cucina... Lavorano qui due volontarie ita liane, che supportano il lavoro del le «mamme». Fausta viene due o tre volte la settimana per control lare che tutto funzioni a dovere. Vedo un bimbo che non avrà più di due mesi; piange in braccio a una bimba di dieci anni; si calma quando lo prendo in braccio: ha la pelle rovinata, un cappellino di la na e due occhi neri brillanti come stelle, enormi, che fanno quasi scomparire il resto del viso. Fausta ci spiega che la sua mamma è mor ta; lo si nutre con latte in polvere, ma presto passerà all’ ugali ... non c’è possibilità di fare altro. Lascio qui un pezzo del mio cuore. Francesco riesce a comunicare con il maggior numero possibile di bambini. Come sempre, lascia una parte dei suoi soldi. Tornerà a Ca tania senza nulla... tanto, i soldi si rifanno, dice. Ce ne fossero tanti, così. ● Mtuango 10.4.08 giovedì UNA NUOVA FAMIGLIA In alto, mercato aMakambako. A destra, per comunicare ... basta un abbraccio.

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