Missioni Consolata - Settembre 2008

MISSIONI CONSOLATA MC SETTEMBRE 2008 35 mo tutto quello che cerchiamo e anche di più. Piccole ma gradevoli bancarelle ci offrono batik , ogget ti di ebano, gioielli masai di ogni fattura, stoffe... Contrattiamo, van tandoci della nostra abilità nello spuntare il prezzo più basso. Ngapi pesa ? e howmuch ? (quan to costa) sono i termini che usiamo di più. N el pomeriggio visitiamo il Centro giovanile della dio cesi di Iringa, dove in una lu minosa chiesa dalle vetrate gialle la messa è seguita da un gran nu mero di bambini. Poco distante, saliamo al Gangilonga Rock, la col lina formata da un grande masso roccioso su cui Mkwawa, il capo dell’etnia wahehe , si recava a pren dere consiglio dagli dei. Padre Alex ci spiega che l’etnia dei wahehe ha resistito strenua mente all’occupazione tedesca, mostrando grande dignità e co raggio. I tedeschi hanno occupato il Tanganika nella seconda metà dell’Ottocento, patteggiando con i sultani di Zanzibar. L’occupazione tedesca è durata poco ed è passa ta senza lasciare grande traccia: al termine della prima guerra mon diale il Tanganika è passata sotto l’amministrazione inglese. N ello stesso pomeriggio visi tiamo una casa famiglia del l’Opera Giovanni XXIII , fonda ta da don Oreste Benzi. Marina è una ragazza giovane, pare che non sia ancora trentenne; insieme al marito, è responsabile della casa famiglia; è in Tanzania da tre anni. È arrivata qui per il servizio civile come «casco bianco», qui ha in contrato l’uomo che è ora suo ma rito e insieme hanno deciso di re stare, non sanno per quanto tem po. Collaborano con loro altri «ca schi bianchi», qui per il servizio ci vile. La casa famiglia accoglie bambi ni e ragazzi che per diversi motivi non possono stare in famiglia. Ci sono bambini, anche piccolissimi, con disabilità, ma soprattutto bambini che sono rimasti senza genitori a causa dell’Aids. Marina ci spiega che in Tanzania la fami glia è allargata e molto cooperati va; in questo momento storico, però, il flagello dell’Aids mette di verse famiglie nella condizione di non potersi occupare dei bambini propri e di quelli dei fratelli, dei pa renti. Molta gente è malata e le fa miglie sono decimate. L’edificio che ospita la casa fa miglia è molto modesto, situato in mezzo ad altri edifici; la casa però è ben curata, un piacevole cortile interno è abbellito da vasi di fiori, i lettini hanno le zanzariere... L’attività della casa famiglia con siste principalmente nel dare una casa ai bambini e ai ragazzi in dif ficoltà, ma è anche il centro da cui partono altre iniziative: mense sco lastiche, assistenza a bambini mal nutriti, microcredito... Spesso bisogna intervenire an che sul piano sanitario; è infatti dif ficile accedere ad adeguate cure per i bambini malati. L’attività si regge principalmente sull’aiuto di persone di buona volontà, che con tribuiscono con le loro offerte a dar vita all’iniziativa. I nostri ragazzi sono molto inte ressati all’attività dei «caschi bian chi» e si confrontano con questi, nella prospettiva e nel desiderio di diventarlo a loro volta. ● Una curiosità di Iringa: enormi massi erratici chiamati «monti parlanti». Le numerose scuole fanno di Iringa un importante centro culturale. Casa provinciale dei missionari della Consolata a Iringa.

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