Missioni Consolata - Settembre 2008
MISSIONI CONSOLATA e bistrattata, soprattutto,ma non so- lo, nel caso dei lavoratori senza un permesso di soggiorno.Nei confron- ti di questi gruppi etnici gli attacchi xenofobi sono diventati così fre- quenti da spingere i rappresentanti delle loro comunità in Russia e, in ta- luni casi, le autorità in patria, a inter- venire presso il governo di Mosca. L’odio razziale non si esprime so- lamente verso una certa categoria di cittadini stranieri,ma anche verso gli stessi cittadini della federazione, et- nicamente non russi. Per gli aggres- sori fa poca differenza che uno ab- bia in tasca un regolare passaporto russo. Il crescere di sentimenti nazio- nalisti e apertamente xenofobi è se- gno di una società non in pace con se stessa, che ha bisogno di trovare un capro espiatorio per giustificare il propriomalessere. A noi italiani può capitare di esse- re scambiati per caucasici e, quindi, di subire le aggressioni verbali soli- tamente destinate a loro.Un giorno, a una fermata d’autobus,mi si avvi- cinò un signore che stava mangian- do dei lupini. La mia faccia non deve essergli piaciuta, perché cominciò subito una filippica contro chi, come me, invece di starsene a casa pro- pria, veniva a occupare lo spazio de- gli altri. Io non gli svelai l’equivoco in cui era incorso,ma, poiché gli risposi pacatamente, anche l’uomomoderò il proprio tono e, di lì a qualche mi- nuto, mi offrì addirittura una parte dei suoi lupini. In una persona possono convivere i sentimenti più diversi; l’importante è fare sì che prevalga la sua parte migliore.Anche in questo caso la re- sponsabilità dei governanti è gran- de: con le loro parole e azioni essi possono eccitare, o, al contrario, so- pire il nazionalismo latente nelle persone. L’accento posto dalla presi- denza Putin sull’orgoglio nazionale non sembra andare in quest’ultima direzione. ZAR BUONO, MINISTRI CATTIVI Per tracciare un bilancio più equi- librato dell’era Putin, oltre ad argo- menti economici, come la crescita del PIL, boomdelle costruzioni, au- mento dei consumi, non sarebbe male tener presente anche gli a- spetti di cui si è sopra parlato: l’ac- cresciuto controllo dello stato sull’e- conomia e mezzi d’informazione, la perdita di autonomia delle ammini- strazioni locali, la concentrazione di potere nelle mani del presidente e degli uomini della sua amministra- zione, la polarizzazione della società in buoni e cattivi, nostri e vostri. «I nostri», così, appunto, si chiama il movimento dei giovani putiniani. Per chi ha conosciuto la Russia so- vietica tutto ciò ha un suono strana- mente familiare. Sono sicura che quando tornerò la prossima volta dai miei amici di Mo- sca troverò qualcosa di nuovo all’o- rizzonte della loro finestra. La Russia va avanti e sceglie il proprio futuro. Per quante previsioni, analisi, o criti- che noi possiamo esprimere, esso è inmano ai russi ed è giusto che sia così. Putin non avrebbe potuto cam- biare così radicalmente l’assetto e- conomico e politico del paese senza il consenso, tacito omanifesto, dei russi: essi sono contenti per il ritro- vato orgoglio nazionale, perché si parla nuovamente di grandezza del loro paese; sono contenti di avere un presidente forte e un governo stabile, anche a prezzo di non avere un’opposizione in parlamento; sono contenti che lo stato si sia ripreso il controllo delle risorse naturali.Azio- ni come quella contro Khodorkov- skij trovano il sostegno della gente, che non ama gli oligarchi arricchitisi con le privatizzazioni. Il cetomedio è quello che ha più beneficiato degli anni di Putin; gra- zie al considerevole aumento degli stipendi è aumentato il suo potere d’acquisto e, di conseguenza, il suo senso di sicurezza rispetto al futuro. La sua maggiore autonomia econo- mica non si è, però, tradotta inmag- giore autonomia nelle scelte politi- che. Alle scorse elezioni parlamenta- ri il cetomedio ha votato per il 60% in favore di Russia unita, il partito del presidente. Non che i russi abbiano smesso di lamentarsi dei disservizi,burocrazia, carovita e tante altre difficoltà che affliggono la loro esistenza quotidia- na. Ma le lamentele, chissà perché, non vengono indirizzate al presiden- te, bensì ai ministri inetti o ai funzio- nari rapaci e corrotti. È sorprendente il risultato di un sondaggio che attri- buiva a Putin un indice di gradimen- to del 70%,mentre quello del suo governo si fermava al 30%. A questo punto, torna alla mente uno dei miti più persistenti di tutta la storia russa, in cui il contadino, op- presso da tributi e obblighi di ogni genere, trovava una sorta di confor- to: il mito dello zar buono e dei catti- vi ministri. ■ MC SETTEMBRE 2008 21 Immigrati asiatici in una città russa.
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