Missioni Consolata - Settembre 2008

20 MC SETTEMBRE 2008 RUSSIA preziosi, per i quali i russi sono di- sposti a rinunciare a una fetta delle proprie libertà.Quell’obiettivo è sta- to effettivamente raggiunto? PIÙCORRUZIONE MENO SICUREZZA Alla fine dello scorso anno,mentre mi trovavo nella sala periodici della centralissima Biblioteca statale di Mosca, si avvertì una detonazione che ne fece tremare la grande vetra- ta. Si seppe poi che si era trattato di un piccolo ordigno, lasciato in un centro commerciale adiacente al Cremlino, che, fortunatamente, non aveva fatto vittime.Al momentomi stupii per la naturalezza con cui ave- vo accettato l’idea che fosse scop- piata una bomba.Da qualche anno penso spesso a quest’eventualità durante i miei soggiorni a Mosca, so- prattutto quando scendo nel metrò, omi trovo in un luogo affollato. Non è solo la capitale russa ad a- vere problemi di sicurezza.Nel 2004 quando comunicai che ero in par- tenza per il Dagestan, vidi il mio in- terlocutore impallidire, perché,mi disse, quella repubblica caucasica è diventata più pericolosa anche della Cecenia: attentati e rapimenti erano quasi quotidiani. E lo sono tuttora. Gli otto anni di Putin sono costella- ti di assassini su commissione, atten- tati e attacchi terroristici, che hanno prodotto un alto numero di vittime e le cui responsabilità e connivenze ri- mangono ancora in buona parte da chiarire:omicidi di politici e giornali- sti, bombe inmetrò, su autobus, tre- ni, aerei, centri commerciali. I due e- pisodi più noti sono quelli del teatro Nord-Ost di Mosca e della scuola di Beslan.Ne hanno parlato giornali e TV di tutto il mondo,ma notizie di molti altri fatti meno sensazionali fa- ticano ad arrivare. Il Caucaso conti- nua a essere potenzialmente esplo- sivo e vi si muore quotidianamente. Sicurezza e corruzione sono due cose inversamente proporzionali. Per indice di corruzione la Russia in questi ultimi anni è passata dal 126° al 143° posto su 180 paesi.Molti fatti che avvengono nel paese si giustifi- cano solo con la corruttibilità dei pubblici ufficiali.Non è mai stato chiarito, ad esempio, come sia stato possibile per terroristi ben noti alle autorità russe attraversare indistur- bati tutto il paese, dal Caucaso a Mo- sca, e infilarsi nel teatro Nord-Ost con un arsenale d’armi e munizioni. Pochi giorni dopo la tragedia di Beslan, quando tutta la Russia era sotto shock e le misure di sicurezza rafforzate, un conoscente mi rac- contò un fatto appena capitatogli. Quel pomeriggio lui e i suoi colleghi dovevano fare delle riprese alla fiera dell’editoria a Mosca. Siccome erano parecchio in ritardo, per evitare di perder tempo al posto di controllo avevano allungato qualche rublo al poliziotto, che li aveva lasciati passa- re senza ispezionare il loro furgone. Ripensandoci a freddo, però, il mio conoscente non era più tanto con- tento di una così buona riuscita. «Il furgone avrebbe potuto essere pie- no di armi!» mi diceva costernato. «LA RUSSIAAI RUSSI» In un primo tempo era corsa la vo- ce, poi smentita, che tra i terroristi di Beslan ci fossero, oltre ai ceceni,mol- ti stranieri provenienti da diversi paesi islamici. I russi hanno la ten- denza a cercare fuori di sé la causa dei propri mali: un tempo erano i ne- mici del popolo, i capitalisti, l’Occi- dente, a congiurare contro il regime sovietico; adesso sono i rappresen- tanti di etnie diverse a rendere diffi- cile la vita nel paese.Così, i terroristi sono tutti ceceni o arabi, i mafiosi sono tutti caucasici o centroasiatici, i criminali pure. NovajaGazeta , il giornale per cui lavorava Anna Politkovskaja, una delle poche testate indipendenti ri- maste, ha recentemente pubblicato un’inchiesta curiosamente intitolata «55%» (N° 15, 3-5 marzo 2008). È la percentuale di chi dichiara di appro- vare lo slogan: «La Russia ai russi». Purtroppo non si tratta solo di paro- le, come risulta dalle statistiche pub- blicate dal giornale. Sempre più fre- quenti si sono fatte le uccisioni di cittadini stranieri da parte di gruppi neonazisti o di bande organizzate. Nel 2007 si è a conoscenza di 543 aggressioni per motivi xenofobi, di cui 57 mortali.Questi numeri sono in rapida crescita.Nel 2006 i casi re- gistrati furono rispettivamente 376 e 44, nel 2004 furono 147 e 34.Mo- sca e San Pietroburgo stanno di gran lunga in cima alle classifiche. Oggetto della violenza di questi gruppi non sono i «bianchi», vale a dire europei, bensì i «neri», chjornye , i rappresentanti delle etnie caucasi- che e centroasiatiche.Dal Caucaso e dall’Asia Centrale provengono i la- voratori stagionali, che arrivano in Russia a svolgere i lavori più umili e duri, quelli per cui la domanda è molto superiore all’offerta. È una so- luzione che accontenta tutti, perché la Russia, con i suoi problemi demo- grafici, ha urgente bisogno di forza lavoro,mentre nel sud dell’ex Urss la disoccupazione è cronica. Si tratta di una forza lavoro spesso sottopagata Mikhail Khodorkovskij, presidente della compagnia petrolifera privata Yukos, vittima del processo per riportare il comparto energetico in mani statali. La giornalista Anna Politkovskaja, famosa per i suoi reportage a difesa dei diritti umani, assassinata il 7 ottobre 2006 nell'ascensore del suo palazzo.

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