Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

72 MC LUGLIO-AGOSTO 2008 A bbiamo concluso la puntata precedente anticipando la reazione del figlio «anziano», cioè del fratello mag- giore «si accese d’ira e non voleva entrare» (v. 28), svelando così la sua natura fratricida e la sua indole irrecu- perabile: se è vero che il minore è scappato di casa, è al- trettanto vero che il maggiore non vuole entrare. Il figlio mi- nore è tornato da «un paese lontano» (v. 13) e ora sta den- tro; il figlio maggiore, invece, che non si è mai allontanato fisicamente, resta fuori perché non è mai entrato. Ancora una volta tocca al padre uscire e andargli incon- tro, nel tentativo di recuperare anche questo figlio che a- vrebbe dovuto essere un modello di esempio per la sua «an- zianità». È evidente che nella reazione del fratello maggiore esplode un conflitto di fraternità che non è solo un conflit- to affettivo, ma ora, leggendo i vv. 28-29, scopriamo qual- cosa di abissale e di tragico: il conflitto è fondato sugli in- teressi, sulla proprietà. L’ ESODO E L ’ IMMOBILITÀ Quando il maggiore chiede informazione a uno dei servi (v. 26) coglie lo stupore che colpì tutti i membri della fami- glia: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vi- tello, quello grasso , perché lo ha riavuto sano e salvo» (v. 27). La straordinarietà dell’evento non è il ritorno del figlio, che in un certo senso può anche rientrare in una certa lo- gica, ma nel fatto che il padre ammazza il vitello grasso, quello delle grandi occasioni. In questo modo il padre ha dato al ritorno del figlio per- duto un valore di grande significato: non un rientro qual- siasi, quasi fosse scontato, ma il passaggio dalla perdizione alla salvezza. Il padre celebra un vero «esodo» del figlio mi- nore, che dalla schiavitù ritorna alla figliolanza, dall’Egitto dell’idolatria alla Terra Promessa dell’unica Paternità, dal deserto della disperazione al giardino della sua casa. Di fronte a questo evento «universale di salvezza», il figlio anziano, invece di coinvolgersi e tuffarsi nell’ordito salvifico che lo interessa, perché chi ritorna è pur sempre suo fratel- lo, reagisce in modo inatteso e sproporzionato: «Allora si a- dirò e non voleva entrare» (v. 28). L’evangelista con tre sole parole riesce a esporre un mon- do di contraddizioni: «Allora si adirò». In greco la parola «i- ra» si dice « orghê » e traduce l’ebraico « ‛ a f», che letteral- mente indica la narice del naso, che per i semiti è la sede dell’ira e della rabbia, perché la persona irata o arrabbiata gonfia le narici. L’ira gonfia di sé e non lascia spazio per gli altri. Poiché l’alito è caldo, è logico dire «si accende d’ira» oppure «bolle di rabbia». I L GIORNO DELL ’ IRA Anche di Dio si dice che «dalle sue narici saliva fumo, dal- la sua bocca un fuoco divorante, da lui sprizzavano carboni ardenti» (Sal 18/17,9; cf anche Sal 2,5; 6,2; 7,7; ecc.). In tutta la tradizione biblica, il tema dell’«ira di Dio» è una costante che manifesta la vera natura del Dio d’Israele pri- ma e di Gesù Cristo dopo. L’ira in Dio esprime un atteggia- mento radicale di opposizione assoluta al mondo del pec- cato e del rifiuto consapevole dell’amore di Dio e dell’a- gnello. San Paolo parla di «giorno dell’ira della giustificazione e della giustizia giudicatrice di Dio» (Rm 2,5) e l’Apocalisse dell’«ira dell’agnello» e del «grande giorno dell’ira» a cui nes- suno potrà resistere (Ap 6,16-17). Dio si «adira» di fronte all’ingiustizia che soffoca la verità (Rm 1,18); il fratello «anziano», invece, «si adira» contro il pa- dre che ammazza il vitello grasso per il ritorno del fratello. Egli è l’anti-dio, pur essendo esteriormente un uomo devo- to, religioso e pio e purtroppo, non è un caso isolato, ma è il frutto di una lunga storia di usurpazione e di prevarica- zione che in nome di una supposta e scontata religiosità, ri- duce Dio e il suo comandamento a un puro meccanismo di potere. Peggio: di possesso. Il «figlio anziano» è un modello, anzi, la sintesi finale di un lungo processo che comincia fin dalle prime pagine della scrittura. Adam nel giardino di Eden «vuole essere come Dio» per disporre della salvezza del mondo «conoscendo il bene e il male» (cf Gen 3,5). Dio è un antagonista e con- corrente che bisogna sconfiggere sul suo stesso piano, per- ché Adam si sente defraudato in un suo diritto: se Dio è Dio, perché io non posso essere «come lui»? Il progenitore ha fatto scuola e, infatti, il figlio Caino met- te subito in pratica la lezione, non accettando l’agire di Dio: «Caino si adirò in sé... Perché sei adirato in te?» (Gen 4,56). DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (32) (LC 24,46) a cura di Paolo Farinella biblista Così sta scritto LA PARABOLA DEL « FIGLIOL PRODIGO » (21) «ADIRATEVI, MA NON PECCATE; NON TRAMONTI IL SOLE SOPRA LA VOSTRA IRA» «Disse il Signore a Caino: Perché sei acceso d’ira» (Gen 4,6) « 28 Allora si adirò e non voleva entrare. Suo padre perciò, dopo essere uscito, lo chiamava/invitava» . ( Ef 4,26 )

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