Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008
MC LUGLIO-AGOSTO 2008 69 presente che tra le persone arresta- te ci sono padri e madri di famiglia, che non possono lasciare i bambini soli; c’è un’insegnante ed è impossi- bile trovare un sostituto, a 20 gior- ni dal termine dell’anno scolastico, disposto a venire in un luogo tanto isolato come Remolino? Riusciamo a far liberare tre donne e l’insegnante che, quando mi vedo- no, mi abbracciano fortemente. Il pubblico ufficiale ci confida che ha un fratello gemello sacerdote e una sorella suora. Cerchiamo di pre- mere su questo tasto per ottenere la liberazione di altri innocenti, ma i- nutilmente. Allora elenchiamo le in- giustizie che i militari fanno contro la gente del paese. Egli rimane per- plesso e manda in canonica alcuni colonnelli, tra cui Escobar, che ha potere su tutto il fiume Caguan da San Vicente fino alla Tagua. C on Escobar intavoliamo un lungo discorso. Dice che l’e- sercito vuole portare dei progetti nel territorio, ma la gente non collabora. E racconta come, sa- bato 3 maggio, all’incontro con il governatore del Caquetà alcuni lea- der della regione non hanno parte- cipato perché erano presenti i mili- tari; e conclude: «Infiltrati e ribelli hanno sabotato la riunione». Dopo il lungo discorso, prendo la parola e domando se «il blitz a Re- molino sia frutto di ripicca per quel- lo che è successo con la venuta del governatore». Inoltre, faccio notare che i progetti da lui illustrati, soprat- tutto la costruzione dell’acquedotto, sono frutto del lavoro di padre Gia- cinto Franzoi; progetti che hanno ri- cevuto la fiducia e riconoscimento da parte dell’ Accion Social de la Presidenza , dopo aver constatato la serietà con cui si fanno le cose a Re- molino attraverso la parrocchia. Ci salutiamo. I militari mi garanti- scono tutto il loro appoggio per proseguire nei nostri progetti e che non ci saranno problemi per far scendere lungo il fiume tutto il ma- teriale necessario. V erso sera raduniamo tutte le persone che sono state colpi- te dal blitz. Il clima è molto teso. Le persone si sfogano dicendo quello che sentono nel cuore, rac- contando i drammi vissuti; alla fine stiliamo e firmiamo un documento di protesta per i diritti calpestati. Il giorno dopo pubblico ufficiale e polizia segreta continuano a inda- gare; vengono fatti altri nomi di so- spetti ribelli; se ne vanno al pome- riggio, portando via 45 persone. Padre Giacinto, che si trova a Bo- gotá, informato dell’accaduto, rie- sce a visitare gli arrestati e porta lo- ro coperte e materassini. Intanto la televisione colombiana passa la no- tizia che gli arrestati sono tutti guerriglieri, mentre sono semplici commercianti e contadini. Su inter- net la stessa notizia è accompagna- ta da false foto, che li presentano con l’uniforme della guerriglia. Il giorno seguente, martedì, ci sve- gliamo con la sola presenza dell’e- sercito regolare, che cerca di calma- re la gente e dicendo che essi ri- spondono solo agli ordini. La sera riceviamo la comunicazione che sono cominciati i primi interro- gatori, con la richiesta di documenti comprovanti che i malcapitati non hanno alcun contatto con la guerri- glia. Ma in un territorio come quello di Remolino, da sempre in mano alle Farc (Forze armate rivoluzionarie co- lombiane), chi può dire di non avere avuto mai un contatto con i guerri- glieri? D omenica 18 maggio, cele- briamo la festa patronale. Prima della messa viene or- ganizzata una processione pacifica e silenziosa, di fede e di preghiera, promossa dalle istituzioni educati- ve, associazioni, giunta comunale e parrocchia. I bambini sostengono cartelli con messaggi molto chiari: «Siamo una popolazione pacifica che rifiuta ogni tipo di violenza»; «Non opprimere la nostra comunità per dimostrare risultati militari»; «Siamo figli abbandonati dallo stato: perché ora ci puniscono?». Con la marcia silenziosa si è voluto mostrare solidarietà a tutte le fami- glie colpite dagli arresti dell’11 mag- gio, proprio mentre si stava svol- gendo una processione per chiede- re la pace in tutta la Colombia. Percorriamo tutto il paese in un cli- ma sereno e raccolto, preceduti da una croce e accompagnando la sta- tua di san Isidro. In ogni fermata della marcia risuonano i messaggi, che chiedono allo stato più rispetto per i diritti umani, meno restrizioni e più sostegno delle iniziative per aiu- tare la gente a uscire dalla miseria ed emarginazione. Per la comunità di Remolino è signi- ficativa la presenza di mons. Franci- sco Munera, vicariato apostolico di San Vicente, che ha voluto in que- sto modo esprimere la sua vicinanza e solidarietà alle persone arrestate, alle loro famiglie e all’équipe pasto- rale della parrocchia. Durante la celebrazione eucaristica, il vescovo si unisce alle accorate preghiere dei fedeli e fa appello agli organismi giudiziari affinché faccia chiarezza in fretta e risolvano se- condo giustizia una situazione che ha causato dolore e incertezza per il futuro di tante famiglie della comu- nità di Remolino. Angelo Casadei Processione per la pace, turbata dalla presenza di soldati e polizia. Fabbrica del cioccolato, una delle iniziative di Remolino, alternativa alla guerriglia e alla coltivazione della coca.
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