Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

64 MC LUGLIO-AGOSTO 2008 NOSTRA MADRE TERRA tri numeri futuri le altre lavorazioni. Le fonderie si dividono in due grandi gruppi: quelle di prima fu- sione e quelle di seconda fusione. La prima fusione è quella degli al- tiforni dove si fanno reagire il car- bone e il minerale ferroso, ricavando il ferro, che viene, per l'appunto, fuso per la prima volta. Le fonderie di seconda fusione partono dai rottami ferrosi e sono le più diffuse. A causa del grande calore necessa- rio per la fusione, tutte le attrezza- ture che vengono utilizzate conten- gono materiali refrattari e resistenti al calore, che sono la silice libera (che causa le silicosi) e l'amianto o asbe- sto (che causa l'asbestosi). La silicosi e l'asbestosi sono due malattie simili, provocate rispettiva- mente dall'accumulo di silice o di amianto nei polmoni, con la conse- guente progressiva riduzione della capacità respiratoria. La silicosi e l'asbestosi sono le ma- lattie professionali che si riscontrano più frequentemente tra gli operai, che hanno lavorato nelle fonderie. La fusione dell'acciaio richiede an- che l'utilizzo di altri metalli (cromo e nichel soprattutto), che servono per ottenere materiali di qualità supe- riore (acciai inossidabili). L'acciaio, dopo essere stato ridotto in fogli sottili, definiti lamiere, subi- sce ancora trattamenti chimici di su- perficie per aumentare la sua resi- stenza alla corrosione. Le lamiere, infine vengono arroto- late e spedite in altre fabbriche dove verranno tagliate, stampate e verni- ciate per fare manufatti di tutti i tipi, dalle automobili, agli elettrodome- stici. Queste lavorazioni determinano un grande inquinamento sia degli ambienti di lavoro, che di quelli esterni. Evidente è la formazione di polveri di silice e di amianto,ma non biso- gna trascurare la produzione di dios- sine, di policlorobifenili, di polveri sottili e di metalli pesanti che ven- gono dispersi sia nell'aria, che nelle acque di scolo. Per quanto riguarda la produzione N el corso delle indagini ambientali, condotte nel 2002 presso la sede dell'ex acciaieriaVitali a Torino (1), è stata riscontra- taunasituazionedi contaminazionedovutaallapresenzadi cro- mo esavalente in concentrazioni eccedenti il limite di 5 µg/litro fissatodal DM471/99per leacque sotterranee.Conunmassimo pari a 455 µg/litro in corrispondenza del pozzodi monitoraggio P4. La sorgente principale del cromo esavalente è stata individuata nellevaschedi neutralizzazioneedi filtrazione,nonchénell'area di terrenodoveerapresente la lavorazionedi cromatura.Invirtù dell'elevato valore di cromo esavalente riscontrato,è stata deci- sa l'installazione di un sistema di pompaggio e di trattamento consolfatoferrosodell'acquadi falda,definitoPump&Treat,che, come prevedibile,ha dato risultati modesti. Gli ultimimonitoraggi indicanoche i valori di concentrazionedel cromo esavalente,dal 2003 al 2005,sono rimasti superiori ai va- lori stabilitidalDM471/99edalDLgs152/06epressochécostanti sia nell'area dello stabilimento, che immediatamente a valle di esso.Undocumento del 7 settembre 2006 conferma che la prin- cipale contaminazione nella falda è costituita dal cromo esava- lente in concentrazioni, rilevate in occasione delle più recenti campagne di monitoraggio della falda, fra 10 e 50 µg/litro, con un picco di 282 µg/litro,presso il già citato pozzo P4. I l sito dell'acciaieria, fin dall'inizio del '900 sede di attività di ti- po industriale siderurgico, ha una superficie di 250.000 metri quadri, che dovrebbe essere destinata ad uso pubblico e resi- denziale. Tale area è risultata contaminata da scorie di acciaieria con su- peramentodei limiti consentiti dapartedei principalimetalli pe- santi (nichel, cromo e cromo esavalente). L'inquinamento è sta- to riscontrato anche all'esterno del sito, dove sono stati trovati degli strati di riporto contenenti scorie di acciaieria. Il volume delle scorie è stato stimato in circamezzomilione di metri cubi. Sono stati riscontrati anche altri contaminanti inquantità supe- riore ai limiti.Visto l'elevato volume di scorie di acciaieria pre- senteeconsideratoche il costodi conferimento indiscaricaèsta- to stimato pari a circa 80 milioni di euro (nel 2003), l'intervento di rimozionedi tutta lamassadei rifiuti èstatovalutatononcom- patibile con il valore dell'area. È statodecisodi rimandare adun approfondimento con la Smat ladecisionedi autorizzare lo scaricodelleacqueprovenienti dal trattamentonella rete fognaria onelle acque superficiali.Le de- terminazioni più recenti consistono nella preclusione alla rea- lizzazione di pozzi ad uso idropotabile,nell'area costituita dalla prevedibile estensione della situazione di contaminazione da cromo esavalente dopo un tempo di 50 anni. LaProvinciadiTorinoha richiestoalcune integrazioni,perché ri- tiene che dopo lo spegnimentodell'impianto Pump&Treat,con un possibile nuovo aumento dei valori di cromo esavalente, bi- sognerebbe installareunpozzodimonitoraggionel punto limi- te presunto di contaminazione. La Provincia ha anche richiesto unmonitoraggio di carattere permanente e la registrazione su- gli strumenti urbanistici dei vincoli derivanti dal permanere di acque sotterranee contaminate,al finedi garantirenel tempo la tutela della salute pubblica ed una adeguata protezione del- l'ambiente. I l cittadino potrebbe porsi alcune domande: non era il caso di informare la popolazione, che sembra all'oscuro di tutto?; non conveniva bonificare l'area subito, invece di programmare in- terventi di monitoraggio per 50 anni? l'acqua e la salute delle personenonsonobeni preziosi?nonvalgonodi piùdel costosti- mato per la bonifica? perché in nessun punto dei documenti ac- quisiti viene precisato che il cromo esavalente è un canceroge- nodi prima classe al pari del benzene,dell'amianto,delle ammi- ne aromatiche e delle radiazioni ionizzanti? R.T OPINO E R.N OVARA (1) E precisamente nel quadrilatero compreso tra via Borgaro, via Ve- rolengo, viaOrvieto e corsoMortara. T ORINO / L O SCANDALO «D ORA CROMATA » (1) ACQUA AL «CROMO ESAVALENTE» Bonificare costa, fa ritardare i programmi delle imprese costruttrici e, in buona sostanza, ritarda l’arrivo dei profitti. Tutte «buone» ragioni per minimizzare il problema o far lavorare l’oblio. Tanto i danni sulla salute si vedranno tardi e comunque vallo a dimostrare...

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