Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008
MISSIONI CONSOLATA punta di amaro sarcasmo: «Possono al massimo aspirare ad essere carto- neros professionisti o essere premiati come il miglior ciruja dell’anno (3)». È un circolo vizioso da cui è difficile u- scire. «Oggi i nostri figli non possono andare alla scuola obbligatoria (non dico all’università) perchémagari non hanno un paio di scarpe.Ma se lo stato non riesce a garantire neppu- re il minimo, allora milioni di bambini partono già svantaggiati e probabil- mente i pochi che hanno tutto do- mani saranno i loro padroni e li sfrut- teranno o li faranno lavorare in pessi- me condizioni.Così il cerchio è completo». Eppure, nonostante la triste realtà, i sogni di Lorena e delle donne dell’8 di Maggio resistono. «Sappiamo che èmolto difficile,ma non vogliamo continuare a mangiare basura.Ciò che sogno per i nostri figli è che pos- sano essere uomini e donne felici e che possano avere un progetto per il futuro.Che abbiano un buon lavoro. Insomma, nulla di particolare,ma il minimo per una vita degna.Oggi noi non l’abbiamo,perché,per sopravvi- vere, dobbiamo rimestare nella spaz- zatura». E alla fine, rimasero soltanto i poveri «Mi ricordo una bella canzone che dice:“ Son los sueños los que to- davía tiran de la gente ” (sono i sogni quelli che ancora spronano la gen- te). Mi viene in mente quando sono pessimista che abbiamo un sogno che ci accumuna e ci sospinge. Non so se sarà possibile per noi vedere il cambio, ma credo che il nostro so- gno lo vedranno i nostri figli. Per questo lottiamo. Per questo portia- mo avanti la nostra mensa comuni- taria: affinché i nostri figli abbiano garantito un piatto caldo tutte le sere. Per questo pensiamo ad un progetto di sradicamento del lavo- ro infantile, per dare ai nostri bam- bini la possibilità di frequentare la scuola, come tutti i bambini do- vrebbero fare. Dobbiamo lottare per rompere queste barriere che ci vengono imposte tutti i giorni e che ci impediscono di progredire». Lo- rena parla con passione e trattiene a stento le lacrime. «Tra i poveri come noi c’è solida- rietà, ma non possiamo fare affida- mento sullo stato, che preferisce fare o politiche estemporanee o politiche assistenzialiste per i poveri, conside- rati strumenti per guadagnare voti. Non si pensa mai ad una politica pubblica per cambiare le cose». Chiediamo a Lorena di tornare agli anni più duri,quelli immediatamente successivi al crollo del 2001,per capi- re come si manifestò la solidarietà con gli argentini della classemedia, anch’essi colpiti dalla crisi. La risposta è dura: «La nostra lotta iniziò nel 1997 con le associazioni dei piqueteros , se- guiti da asentados (4), contadini, indi- geni, etc.; tutti movimenti per i quali la soluzione era una lotta non indivi- dualema collettiva.Arrivò il 2001, quando la gente più povera fu co- stretta ad uscire per le strade non sol- tanto a fare“ piquete” ,ma a saccheg- giare i negozi.Allora la classemedia ci disse che la nostra lotta era la loro lotta.Mi ricordo la canzone che anda- va di moda:“ Piquete y cacerola la lu- cha es una sola ”.Alla fine però loro si accordarono.Così, terminata la fase a- cuta della crisi, la classemedia tornò nelle proprie case e tornò a vederci come negri. E noi - il povero, il pique- tero , l’ asentado e tutti coloro che hanno i diritti violati - rimanemmo soli». Lorena chiude il discorso con aggettivi molto duri nei confronti della classemedia.Potere del disin- canto e della delusione. La leader dell’8 di Maggio è seve- ra anche con i Kirchner e con il pero- nismo in generale. «I peronisti han- no la capacità di farsi camaleonti. Quando sai che viene il lupo ti pre- pari per combatterlo,ma quando il lupo viene travestito da agnello, che fai? Continuiamo con le stesse poli- tiche, continuiamo a ricevere gli stessi 150 pesos al mese come sussi- dio sociale per il capo famiglia che non ha lavoro,ma che può avere 4- 5-6 figli. Peccato che la canasta basi- ca (il reddito minimo di sopravvi- venza) per una famiglia con uno o massimo due figli sia di 950 pesos. Insomma, i successi macroeconomi- ci di Kirchner non hanno evitato che noi si debba andare alla quema per vivere e mangiare». Queste donne Lorena Pastoriza ha trasmesso ai suoi due figli, Facundo ed Elias, non soltanto il proprio sorrisoma anche la propria voglia di resistere e com- battere per cambiare lo status quo. Una giovane donna che,pur avendo proprie ed enormi difficoltà, non ha esitato ad adottare Maria, una bam- bina bellissima ma sola al mondo. Lorena, gentile,ma determinata, anzi testarda.Non si è tirata indietro durante le violente proteste del 2001, né nei conflitti con la polizia, né quando (di recente) si è trattato di occupare il localemunicipio. Lorena,Nora,Monica,Andrea: forti, queste donne dell’«8 de Mayo». ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2008 61 (*) F OTO : D AVIDE C ASALI E P AOLO M OIOLA (Clinica mobile e Nora). I N ALTRE LINGUE : una versione ridotta di questo reportage è stata pubblicata in spagnolo su Noticias Aliadas e in inglese su Latinamerica Press . N OTE : (1) L’Ong italiana Icei (www.icei.it) da anni lavora nei paesi del Mercosur (www.iceimercosur.org.ar ). A Buenos Aires, nel barrio 8 de Mayo , Icei ha contri- buito alla creazione dell’edificio che ospita il Centro comunitario (2002), ha varato il Proyecto Comunitario in favore dei bambini del quartiere e da tempo sta lavorando con l’impresa pubblica Ceamse alla costruzione di una struttura industriale per il recupero dei rifiuti so- lidi urbani ( residuos sólidos urbanos , rsu, in sigla) che, a regime, dovrebbe dare la- voro a 50 cartoneros del barrio «8 di Maggio». (2) Il Plan Jefas y Jefes de Hogar è un sus- sidio pubblico per i capi famiglia - donne o uomini che siano - disoccupati. Si ag- gira sui 150 dollari mensili. (3) Cirujas : in Argentina sono le persone che vivono con gli avanzi lasciati dagli al- tri. Nella capitale girano con carretti, a volte trainati da cavalli. Ormai sono più conosciuti come cartoneros . (4) Significato di alcune parole tipica- mente argentine: piquete , è l’atto di pro- testa fatto da gente senza lavoro e consi- stente nell’interruzione di vie ad alto transito automobilistico; cacerolazo , è una protesta cittadina, di norma pacifica, fatta battendo le pentole ( cacerolas ); asentado , abitante di un asentamiento , ti- pico insediamento informale.
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