Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008
60 MC LUGLIO-AGOSTO 2008 ARGENTINA sangue, infezioni della pelle, impeti- gine. Ma queste sono soltanto lema- lattie visibili.Poi ci sono le altre,più subdole: piombo nel sangue, leuce- mie, cancro.Però èmolto difficile de- nunciare questa contaminazione perché è un problema invisibile.Di più, non abbiamo acqua potabile, c’è una luce precaria, non c’è un sistema fognario…E non c’è alcuno che a- scolta i nostri reclami.Non è una cosa incredibile in un paese che parla tan- to di diritti umani?». Eppure, la basura , l’immondizia, è allo stesso tempo tesi ed antitesi. Sui rifiuti gli abitanti di questi barrios abi- tano e si ammalano,ma allo stesso tempo con essi sopravvivono.Una sorta di némesi. «La basura condiziona la nostra esi- stenza, perché viviamo di essa.Non è un problema soltanto dell’8 di Mag- gio, ma di tutto il paese.Dopo la crisi del 2001, sempre più famiglie hanno trovato nella spazzatura una anzi l’u- nica forma di sussistenza». Lorena si riferisce al fenomeno dei cartoneros un fatto incredibile in un paese che era considerato il granaio del mondo.Ma c’è di più…«Da un la- to - spiega -, abbiamomolti compa- gni che vanno in capitale a cercare ci- bo avanzato nei sacchi della spazza- tura della gente che là abita: ciò che loro buttano a noi serve per sopravvi- vere. Dall’altro, stiamo assistendo ad un fenomeno nuovo:molti vanno al- la discarica pubblica,quella che noi chiamiamo la quema . La gente ci va quotidianamente per cercare non soltanto cibo,ma anche carta, naylon, cartoni, elettrodomestici e qualsiasi cosa che possano vendere.Ci vanno donne, giovani, anche bimbi: è un la- voro di tutta la famiglia». Insomma, l’alternativa è tra essere cartonero o quemero .Con la sostanza che non cambia: si tratta sempre di affondare lemani nella spazzatura, negli avanzi, negli scarti. «Per questo ci siamo organizzati tra noi: per far capire che ci sono perso- ne che decidono le nostre condizioni di vita.Questa è la cosa più ango- sciante. E per questo lottiamo:per cambiare alcune di queste situazio- ni». Lorena non crede al caso,ma a- nalizza le cause che determinano gli eventi. «La nostra vita è legata a deci- sioni prese da altri che ci capitano sulla testa.Come quando dobbiamo andare a lavorare a 14-15 anni, senza poter vivere l’adolescenza e la gio- ventù: questo non può che produrre tristezza e risentimento in qualsiasi persona». Lorena non reclama privilegi,ma soltanto pari opportunità, almeno per i figli. «Perché i nostri partono già svantaggiati: non hanno preparazio- ne e istruzione per poter avere un la- voro degno». Ed aggiunge con una «L ADRI » DI SPAZZATURA D a alcuni anni l’Argentina è in lenta convalescenza, come dimostrano gli alti indici di crescita economica. Ma l´uscita dalla malattia è lungi dall´essere compiuta e una ricaduta è sempre dietro l’angolo. Per capirlo basta uscire la sera e vedere quanti sono i cartoneros (1) che, con de- strezza ed efficienza, frugano nei sacchetti e nei bidoni della spazzatura, racco- gliendo quanto può servire a guadagnare qualche pesos: i cartoni e la carta (da qui, appunto, il nome di cartoneros), vetro e lattine, plastica, ferro, senza di- menticare gli avanzi di cibo utili per riempire la pancia. I cartoneros vanno in giro in gruppi di 3-4 persone, spesso della stessa fami- glia: la donna o l’uomo o entrambi con i figli. Per il loro lavoro si aiutano con carrelli dei supermercati o con carretti a 2 ruote, a volte trainati da un cavallo. Durante la notte, prima dell’arrivo dei camion della spazzatura, percorrono tutti i quartieri bene o della classe media di Buenos Aires (e delle maggiori città argentine), anche le zone centrali, dove stanno la Casa Rosada, il Congresso, l’obelisco, le vie dello shopping. Fanno il loro lavoro con dignità, senza curarsi degli sguardi di chi non è abituato a queste scene o di chi non vuole ammettere che c’è un’Argentina che, ogni giorno, per sopravvivere deve affondare le mani nei rifiuti. I cartoneros non soltanto non fanno danni, ma svolgono addirittura una meritoria opera sociale dato che con la loro raccolta recuperano e riciclano una parte consi- stente dei rifiuti urbani, riducendo il con- ferimento alle discariche o agli inceneri- tori (2). Non tutti però sono d’accordo. Nei quartieri più ricchi o più turistici (Recoleta, Palermo, ecc.), una parte dei re- sidenti non sopportano la presenza di queste persone nelle strade, anche per- ché, nello svolgere il loro lavoro, i cartone- ros rompono i sacchetti delle immondizie e insudiciano il selciato… Ma il nemico numero uno è il nuovo sin- daco di Buenos Aires, Mauricio Macri, lea- der emergente della destra menemista, soprannominato il «Berlusconi argen- tino». Da tempo Macri parla di togliere i cartoneros dalla strada (« Los vamos a sa- car de la calle »), di incarcerarli (« meter pre- sos ») perché rubano la spazzatura (« se ro- ban la basura »). Così, a fine 2007, è stato soppresso il co- siddetto Tren blanco , treno che i cartone- ros utilizzavano in gran numero per arri- vare in città dalle periferie e per tornare a casa nella notte con il loro carico di rifiuti recuperati. Ci sono state proteste, occupazioni di strade e piazze. Ma il sindaco continua per la sua strada, sicuro dell’appoggio della popolazione più bene- stante e degli operatori turistici. Nel frattempo, come in ogni paese, qualche impresario argentino ha fiutato il business del riciclo dei rifiuti. Insomma, anche sulle briciole strappate dalle mani dei cartoneros si può fare profitto. Paolo Moiola Note: (1) Le cifre parlano di 20.000- 40.000 cartoneros nella sola Buenos Aires. Il massimo si ebbe nel 2001, il periodo più acuto della crisi argentina. (2) Nel marzo 2008 a Bogotà, in Colombia, si è tenuto un convegno dei «recicladores» del mondo. Si legga il settimanale Carta del 14 marzo 2008. B UENOS A IRES / I CARTONEROS , IL « TREN BLANCO » E M AURICIO M ACRI Il sindaco Mauricio Macri.
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