Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008
MISSIONI CONSOLATA trettanto bene». Per vivere Andrea lavora in un cen- tro culturale,ma la sua esistenza è scandita dal tempo che trascorre tra i giovani del barrio. «Non è un lavoro né un’attività di volontariato, è una forma di vita. La- voro giocando,ma non è un gioco: è il tentativo di cambiare una realtà». Andrea, come descriveresti questo luogo? «Un posto è le persone che lo abitano. La mia vita ha un senso per merito di questo luogo e di questa gente, anzi di questi amici». Due dei giovani dell’8 di Maggio sono qui.Damian e Isaias alla quema lavorano già da anni.Ti spiazzano perché dicono di essere felici di lavo- rarvi. Poi capisci che, a quell’età, è fa- cile giudicare inmodo inadeguato i fatti della vita. Damian cominciò a lavorare alla quema all’età di 12 anni.Oggi ne ha 17.Ha la spensieratezza della sua età come confermano le sue risposte. Gli domandiamo cosa provi a la- vorare alla discarica. «Per me non si- gnifica nulla lavorare lì - risponde con fare apparentemente sicuro -. A me piace perché nessuno ti dice nulla.Non hai orario. Se vuoi vai, al- trimenti no. E poi non è un lavoro duro. E si guadagna bene: 150-200 pesos alla settimana lavorando un’ora al giorno». Insomma, a sentire Damian lavora- re nella discarica è un lavoro come un altro, anzi migliore.Non si disco- stanomolto le risposte dell’amico. Maglietta di una squadra di calcio, capelli corti, un orecchino al lobo si- nistro, Isaias ha 15 anni e da 3 lavora alla quema . «Sì, è un lavoro duro peròmi piace. Lavoro dalle 5 alle 6 del pomeriggio. Partiamo da qui alle 4 e torniamo al- le 7. Io raccolgo soprattutto cartone emetalli. E altre cose da vendere. Guadagno dai 10 ai 20 pesos al gior- no». Monica,Damian e Isaias sono alcu- ne di quellemille persone che ogni giorno si recano alla quema per tro- vare nei rifiuti la loro sopravvivenza. Lorena, lamente (politica) Lorena Pastoriza è la padrona di ca- sa, ma soprattutto è la leader ricono- sciuta della comunità cresciuta attor- no all’«8 di Maggio». La sua casa dista poche decine di metri dal Centro co- munitario. Quella di Lorena è un’abitazione privilegiata dato che è inmuratura.È composta da una grande stanza, som- mariamente arredata con un fornello, un tavolo,un divano e l’immancabile televisione; accanto c’è un’altra stan- za, un piccolo bagno e un soppalco. La padrona di casa si accomoda sul divano, si versa un mate , si accende una sigaretta e tranquilla volge lo sguardo verso la telecamera. Lorena, avete invaso e preso possesso di una terra che non era proprio un giardino verde e profumato.Tutt’altro... «Sì, vi- viamo sopra una discarica e ne abbia- mo un’altra di fronte». Lorena anticipa la nostra obiezione. «Non abbiamo scelto noi di venire qui - ci spiega - .È stata una necessità.Dopo anni di im- poverimento generalizzato,dopo a- ver lasciato un paese senza cultura e senza educazione,uno dei tanti pro- blemi fu quello della casa.A causa di ciòmigliaia di persone occuparono terre incolte e discariche. L’8 di Mag- gio fu il primo,ma poi altri ne crebbe- ro: adesso ci sono 8 barrios consecuti- vi nati da un’occupazione». La basura ,morte e vita «Il problema è grande - ammette sconsolata Lorena -.Quotidianamen- te noi tutti, e soprattutto i nostri bim- bi, soffriamo di scabbia,diarree con MC LUGLIO-AGOSTO 2008 59 In alto: la clinicamobile davanti al Centro comunitario. Sotto: un’infer- miera all’interno del Centro.
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