Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

56 MC LUGLIO-AGOSTO 2008 ARGENTINA A lCentrocomunitariodelbarrio«8 deMayo»èarrivatol’ Hospital móvil del comune. L’ospedale mobile è un camion attrezzato con due ambulatori medici.Un vero lus- so, che risalta ancora di più quando, sulla strada sterrata e fangosa,passa un carretto trainato da un cavallo. «Buenos dias». «Hola!». In attesa di salire la scaletta che porta all’ambu- latorio ci sono soprattuttomamme, alcune con il pancione, altre con i bambini accanto.Per i piccoli il ca- mion è una vera e propria attrazio- ne: tenerli fermi un attimo per la visi- ta medica, è un’impresa. Con l’ospedalemobile si cercano di affrontare le necessità sanitarie di base della popolazione dei quartieri più poveri. L’8 di Maggio è uno di questi.Anzi, è un barrio che,oltre ai problemi consueti degli insediamen- ti cosiddetti informali (mancanza di acqua corrente, fognature, elettricità, strade),ne ha un altro,molto pesan- te: è cresciuto infatti su una discarica e quasi non bastasse,oltre a questa tara genetica, sorge nelle vicinanze del Ceamse,unamegadiscarica pub- blica ( riquadro a pagina 58 ). In siffatte condizioni, è chiaro che per i suoi a- bitanti i problemi di ordine sanitario sono numerosi e svariati. Mentre sull’ospedalemobile le vi- site proseguono spedite, nel Centro comunitario un giovanemedico ed alcune infermiere attendono altri pazienti. Il medico ci racconta che lui visita soprattutto gente con proble- mi di carattere dermatologico (der- matiti, infezioni della pelle, ecc.). La struttura del Centro comunita- rio è la realizzazione più concreta ed utile di cui la comunità è riuscita a dotarsi. Il merito è dell’associazione Proyecto comunitario“8 deMayo”, che per le sue attività ha trovato l’appog- gio di Icei, una Organizzazione non governativa italiana (1). Per «benedire» l’esistenza del Cen- tro, basterebbe la presenza, al suo interno,del comedor popular che o- gni giorno serve un pasto adeguato a più di 200 bambini del barrio.Un numero importante. Oggi il barrio 8 deMayo ospita 1.500 famiglie, circa 5.000 persone, con un’alta percentuale di pibes (bambini).Tuttavia, sonomolte di più - si parla di 12.000 - le famiglie che, in questa immensa periferia della Gran Buenos Aires, stanno occupando ter- re inquinate. Per sapere di più del barrio e dei suoi problemi, lasciamo il Centro per un’abitazione vicina,dove ci atten- dono alcuni leaders della associazio- ne «8 de Mayo» . Nora,mamma da record Uno di questi è Nora,donna molto impegnata nella comunità ma cono- sciuta anche per un’altra sua caratte- ristica. «Ho 7 figli chemi regalò Dio», e- sordisce seria. Sette figli sono tanti, però non sono un evento ecceziona- le da queste parti. Lo sono tuttavia per Nora,perché lei non è la madre biologica di alcuno di essi: tutti e 7 sono suoi figli adottivi.Non sappia- mo se è un record,ma certamente è una cosa fuori del comune. Racconta: «Io non avevo né bam- bini né una famiglia.Un giorno in- contrai Cesar, un uomo che aveva bi- sogno di una persona per stare die- tro ai suoi figli, che andavano in strada ed erano abbandonati.Cesar divennemiomarito ed iomamma di 7 bambini, un regalo di Dio».Nora e Cesar sono insieme da 4 anni. «Adesso ho una famiglia piuttosto numerosa,ma mi sento bene perché vedo che i bambini stanno bene. È migliorato il loro rendimento scola- stico e in generale la loro vita». Il più grande ha 19 anni, la più piccola 8. Come la maggioranza della gente del barrio, anche Nora non ha un la- voro stabile.Attualmente lavora per il Centro comunitario e per il pro- gramma Pro niño . E Cesar, chiedia- mo? «Miomarito non lavora da 2mesi. Per fortuna, c’è il Centro che provve- de al sostentamento della famiglia». Come tutti gli abitanti dell’8 di Maggio,Nora e Cesar vivono in una abitazione costruita sopra una disca- rica ( basurero ) e vicino alla discarica pubblica del Ceamse. «Il problema principale è la contaminazione della terra, dell’acqua, dell’aria. I bambini si ammalano». Alla discarica pubblica, sopranno- minata «la quema», lavoranomolti degli abitanti del barrio.Un lavoro non gradevole,ma tuttavia fonda- mentale per la sopravvivenza di molte famiglie. «Mio figlio più grande - racconta Nora - lavorava alla quema .Ma si am- malava spesso e noi dovevamo spendere inmedicamenti,quindi ha smesso. In ogni caso, abbiamo pen- sato che noi avevamo la responsabi- lità di mantenerli». E lo stato che fa? «Si preoccupa di chi non ha mezzi soltanto quando ha bisogno del voto.Per i bambini il futuro che spero è che possano stu- diare, che non debbano soffrire ciò che noi abbiamo sofferto». Il marito di Nora,Cesar, ha ascolta- to con attenzione l’intervista alla moglie. Indossa un cappellino ed una tuta.Ha un’aria pacifica e parla sottovoce. È lui che a Nora ha porta- to in dote ben 7 figli. «Sì - ammette -, Nora è una gran signora». «Il governo pensa che con 400 - 600 pesos una famiglia possa vivere, ma ovviamente non è così.Nessun governo e nessun politico pensa alla gente. Il mio pensiero è sempre stato comunista. Soltanto un governo co- munista serve, nonostante quanto si dica sul comunismo». Cesar è stato uno dei fondatori del quartiere... «La prima cosa fu la presa di possesso dei terreni. Era l’8 di maggio,da qui il nome del barrio .Ci fermammo giorno e notte. E comin- ciammo a segnare i terreni». Le occupazioni sono illegali ma è difficile che qualcuno - pubblico o privato - reclami dei terreni conta- minati. «Questo barrio - conclude Cesar - Cesar ha sposato Nora, una delle leader dell’«8 di Maggio». Pagina precedente: visitamedica.

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