Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

MISSIONI CONSOLATA re le mance o altre commissioni accordate dalle compagnie ai regi- mi indelicati» dichiara Enrico Mon- frini, avvocato svizzero incaricato dalla Nigeria di recuperare il soldi presi da Abacha. E la Cina? «È il principio dello scambio: i cinesi costruiscono strade, dighe, aero- porti, contro concessioni di esplo- razione e sfruttamento petrolifero - ricorda Xavier Harel -. Non sono più trasparenti che europei e nor- damericani, usano le stesse prati- che. Ancora più opache, perché quando si fa del baratto si posso- no falsare di più i prezzi, valoriz- zando i barili di petrolio come si vuole. Costruisco una diga per 1 milione di barili. Se li valorizzano a 50 dollari al barile, poi ne versano 10 su un conto in Svizzera, nessu- no riuscirà a verificarlo. Le manipo- lazioni sono ancora peggiori, per- ché le possibilità di controllo sono più deboli». I cinesi sono affamati di riserve e- nergetiche e per questo pagano molto di più delle grandi compagnie come ExxonMobil eTotal ( MC,dicem- bre 2007 ). E questa concorrenza fa- vorisce i capi di stato e facilita la cor- ruzione. DEBOLI SEGNALI DI CAMBIAMENTO In Ciad la Banca mondiale (Bm) ha cercato di fare un esperimento inte- ressante. Scoperto il petrolio occor- reva costruire le infrastrutture e an- che un oleodotto di 1.070 km che attraversasse tutto il Camerun fino al Golfo di Guinea. La Bm è stata chiamata in causa dalle compagnie petrolifere come garante (e finanzia- tore). Ha imposto al Ciad che l’85% dei redditi da petrolio fossero desti- nati a cinque settori prioritari per il paese: salute, educazione, sviluppo rurale, infrastrutture, acqua; il 5% fosse investito nella regione di estra- zione (Doba, nel sud del paese) e il 10% depositato su un conto «per le generazioni future». Un collegio di sorveglianza è incaricato di verifica- re la buona gestione di queste risor- se. Ma la crisi interna ( vedi MC aprile 2008 ) e i difficili rapporti con il Su- dan, hanno spinto il presidente I- driss Deby a dirottare parte delle rendite petrolifere nell’acquisto di armi, allo scopo di «garantire la sicu- rezza dello stato».Non tutto è per- duto, occorre tenere il meccanismo sotto controllo. Un altro tentativo per ridurre il sac- cheggio è stata l’« Iniziativaper la tra- sparenzadell’industria estrattiva » (Ei- ti), un’idea lanciata daTony Blair al G8 di Johannesburg nel 2002.Vorrebbe rendere trasparenti i pagamenti del- le compagnie petrolifere ai paesi in cui esse estraggono, con l’obiettivo finale di ridurre il livello di corruzio- ne. Molti stati vi antepongono la questione di «confidenzialità» sugli affari. Il meccanismo consiste nell’avere un auditor indipendente che certifi- ca tutti i versamenti delle compa- gnie al governo del paese di estra- zione. Questi dati sarebbero pubbli- cati e confrontandoli con il bilancio dello stato, un qualunque cittadino potrebbe facilmente identificare i casi di appropriamento illecito. Nel 2003 sette paesi aderirono al- l’Eiti, ma nessuno ha ancora pubbli- cato i dati. Xavier Harel la definisce: «Una falsa buona idea che permette al G8 di affermare che si occupa del problema,mantenendo però lo sta- tus quo».«Non credomolto nell’ini- ziativa Eiti - ci racconta il giornalista - MC LUGLIO-AGOSTO 2008 53 Luanda, Angola: una delle (tante) bidonville della capitale.

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