Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008
AFRICA 48 MC LUGLIO-AGOSTO 2008 «L’ Africaèall’albadi unnuovo boompetrolifero:il golfodi Guineaèdiventato il nuovo terrenodi giocodellecompagniedel petrolio.Questeprevedonodi investirci tra i 30e i 40miliardi di dollari indieci anni».Così il giornalista franceseXavier Harel,espertodi questioni africaneedi petrolio,descrive il processo incorso nel suo libro- inchiesta Afrique,pillage à huis clos (Africa, saccheggio a por- te chiuse). Processo in forte accele- razione a causa della vertiginosa crescita dei prezzi del greggio sul mercatomondiale. Il continente detiene tra l’8 e il 10% delle riserve mondiali del pre- zioso olio, contando tra 80 e 100 mi- liardi di barili di riserve già verificate. Dati confermati dalle statistiche del- la British Petroleum (gigante inglese dell’energia), che segnala 117 miliar- di di barili. La zona più ricca è il Golfo di Gui- nea, dove Nigeria,Angola,Guinea E- quatoriale, Congo Brazzaville,Gabon e Camerun (nell’ordine) sono i mag- giori produttori del continente.Ad eccezione del Sudan, grande pro- duttore in Africa dell’Est ( vedi box ). SEMPRE PIÙ INBASSO Con la «paura» energetica, il prez- zo del greggio è passato dai 70 dol- lari al barile del 2007 ai 135 di metà 2008 ( vedi box ). È diventato redditi- zio fare investimenti per perlustra- zioni petrolifere là dove un tempo non lo era, o ancora, sfruttare il pe- trolio «non convenzionale», carissi- mo da estrarre. Anche il miglioramento delle tec- nologie ha permesso la ricerca su fondali marini fino (e oltre) i 3.000 metri di profondità.Si è passati dal- l’ offshore (dall’inglese «costiero»),de- finito fino a 500metri di profondità, all’« offshore profondo» (500 - 1.500 metri).Mentre ora si va verso l’« offshore ultra profondo» (1.500 - 3.000metri). Allo stessomodo si sta cercando petrolio in profondità an- che nel deserto inMali,Niger (dove un giacimento è stato trovato) e in Kenya,paesi che non ne hannomai prodotto. In effetti, rispetto a quanto succede in altre zone del mondo, le mappe petrolifere dell’Africa si stan- no ancora disegnando e c’èmolto spazio per la scoperta di nuovi giaci- menti. Quindi grandi e piccole com- pagnie (le cosiddette majors ), sono tutte a caccia di permessi di «prospe- zione», anche in paesi ancora vergini. Per questomotivo Stati Uniti, Francia,Gran Bretagna e infine an- che la Cina, considerano oggi «stra- tegico» il continente africano, che fi- no a 5-10 anni fa era trascurato. Inte- ressa in particolare il Golfo di Guinea, dove vi moltiplicano gli in- vestimenti. Gli Usa consumano, ogni giorno, un quarto della produzione mon- diale di greggio, oggi stimata a 87 milioni di barili quotidiani.Dai 19,5 milioni di barili inghiottiti ogni gior- no passeranno a 25,5 milioni nel 2020.Allo stesso tempo la produzio- ne nazionale scenderà da 8,5 a 7 mi- Sopra: Luanda, Angola mercato tra i rifiuti, mentre con i petrodollari si costruiscono Hotel. Di fianco: piattaforma petrolifera offshore .
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