Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

DOSSIER 44 MC LUGLIO-AGOSTO 2008 che costringerebbe i tibetani a sot tomettersi agli Han. Vogliamo inol- tre un’indipendenza di tutte le po- polazioni tibetane, non solo del Ti- bet politico, ma anche dell’Amdo e del Khamdo. E come pensi di raggiungere que- sti obiettivi? Non c’è nazione che appoggerebbe politicamente la vostra richiesta. I movimenti pro Tibet in Europa e in America so- no assolutamente tutti pro Dalai Lama. Quando guardo le manifestazio- ni davanti alle ambasciate di Cina in Europa o in Usa, vedo che tutti i manifestanti portano cartelli con la scritta Free Tibet . Free Tibet , hai capito? Non Autonomy for Tibet . Penso che siano stati conquistati dalla figura del Dalai Lama, ma che lottino per qualcosa a cui il Dalai Lama non crede più. Tibet indipendente vorrebbe di- re tornare al Tibet anteguerra? Era un Tibet violento, dove Pan- chen Lama e Dalai Lama si fron- teggiavano con propri eserciti, devastando le campagne... Un Tibet ben lontano dall’idea di na- zione pacifica e mistica che ab- biamo in Occidente. No, non vogliamo tornare a quel Tibet. Non vogliamo il feudalesi- mo, il ritorno all’aristocrazia, alle lotte fra i vari monasteri. Ciò che vogliamo è salvare il meglio della nostra cultura. Un Tibet non chiu- so in se stesso. Se il Tibet fosse sta- to più aperto e avesse allacciato rapporti diplomatici e di amicizia con altri stati, forse la Cina non avrebbe potuto invaderci così fa- cilmente. Il Dalai Lama vorrebbe per il Ti- bet il ritorno a uno status politi- co come quello assicurato da Mao Zedong tra il 1950 e il 1959. Molti tibetani sarebbero d’accordo. Perderemmo però la nostra iden- tità. Noi vogliamo essere gli artefi- ci del nostro futuro. Ogni popolo ha il diritto di vivere nella sua ter- ra come desidera. Possiamo avere S ongtsen è il re che per primo, nel VII secolo, riuscì a unire il Tibet in un’unica nazione. Ma è anche colui che, sposando una principessa cinese, gettò le basi af- finché la Cina potesse rivendicare la sottomissione della regione alla dinastia Tang. Oggi Songtsen è il soprannome che il rappresentante a Lhasa del governo tibetano in esilio si è da- to. È giovane e idealista. Forse troppo, tanto da contestare lo stes- so Dalai Lama e la sua «morbidez- za» mostrata, rigettando l’indipendenza del Tibet a favore di una maggiore autonomia. Songtsen è anche il rappresen- tante dell’ International Tibet Inde- pendence Movement (Itim). I tibetani a Dharamsala si divi- dono tra autonomisti e indipen- dentisti. Che idea prevale qui nel Tibet? Il Dalai Lama si è trasformato in politico e il suo governo è un go- verno fatto di monaci-politici. Noi rigettiamo l’idea dell’autonomia, Intervista a un rappresentante del movimento tibetano indipendentista INDIPENDENZA PIENA Mentre il Dalai Lama chiede alla Cina l’autonomia del Tibet, il Movimento internazionale per l’indipendenza del Tibet (Itim) lotta per la piena indipendenza, non solo dell’attuale Regione autonoma del Tibet (Rat) ma anche per i tibetani presenti in altri stati della Cina, come Amdo e Khamdo. «Tibet libero» il desiderio di tutti i tibetani fin da bambini.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=