Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008
MISSIONI CONSOLATA MC LUGLIO-AGOSTO 2008 41 cipi del buddismo. Ma è molto pe- ricoloso l’uso della violenza, anche quando la si utilizza con intenti po- sitivi. Spesso la violenza genera al- tra violenza. Molti tibetani giudicano la non violenza un’arma non più pro- ponibile per raggiungere gli sco- pi prefissati dal suo governo. Specialmente le giovani genera- zioni. Lo so, sono al corrente che molti mi giudicano troppo morbi- do, addirittura troppo filocinese. Ma cosa otterremmo con la violen- za? Siamo un piccolo popolo, non possiamo contare su alcun aiuto esterno in caso ingaggiassimo una guerriglia con la Cina. La Cina è po- tente militarmente ed economica- mente e ha rapporti diplomatici con tutto il mondo. Realisticamen- te parlando: quale paese rompe- rebbe rapporti con la Cina per aiu- tare il piccolo popolo tibetano? Nel 2007 durante la sua visita in Italia, il papa non l’ha ricevuta. È rimasto deluso? I rapporti tra Vaticano e Cina so- no molto delicati, per certi versi si- mili a quelli che abbiamo noi tibe- tani con il governo di Pechino. Ul- timamente sembra che tra Pechino e il Vaticano sia ripreso il dialogo. In questo nuovo corso, un incon- tro con il Santo Padre avrebbe po- tuto creare delle difficoltà, quindi ho accettato di non interferire. Del resto avevo già incontrato Bene- detto XVI nel 2006. Lei si è dichiarato contrario al boicottaggio dei giochi olimpici. E anche qui la sua opinione è to- talmente opposta con i movi- menti pro-Tibet in Occidente, che invece lottano affinché vengano boicottate. Ho detto che appoggio i giochi olimpici e spero che si svolgano tranquillamente. Se poi alcuni capi di stato non saranno presenti all’i- naugurazione, questo sarà una lo- ro scelta. Il governo cinese l’ha invitata più volte ad andare a Pechino e a vi- sitare Lhasa. Perché ha sempre declinato l’invito? Cosa accadrebbe se andassi a Pechino e tornassi senza aver con- cluso alcun accordo? I tibetani si ri- volterebbero e rischieremmo di in- fiammare di nuovo il Tibet con al- tre rivolte e altri dolori. ■ INTERVISTA A MISS TIBET 2007 I l confronto che oppone Pechino al Dalai Lama non si li- mita allo scontro politico. La comunità tibetana in esilio in India, infatti, ogni anno elegge unaMiss che, con disap- punto dellaCina, partecipaufficialmenteancheai concor- si internazionali. L’attualeMissTibet incaricaèTenzinDol- ma, 22 anni, eletta lo scorso ottobre. Che responsabilità ti ha dato portare la fascia di Miss Tibet 2007? «Quella di rappresentare una terra che vuole render- si libera e lotta per raggiungere tale fine. Voglio anche rappresentare tutte le donne tibetane, mostrare al mon- do e alla nostra comunità che anche noi possiamo rag- giungere traguardi internazionali. Il mio titolo servirà a far sapere al mondo che il Tibet è un paese libero». Sei nata in India e non hai mai conosciuto il Tibet. Ti senti più indiana o tibetana? «È vero, sono nata in India, ma i miei nonni sono scap- pati dal Tibet e i miei genitori mi hanno insegnato a ri- spettare la nostra cultura. Mi sento tibetana al 100%. Se non lo fossi, non avrei partecipato al concorso». Si può partecipare a un concorso anche per noto- rietà, per girare il mondo e non necessariamente per ideologia. «Non per noi tibetani. Se si partecipa a Miss Tibet sappiamo che molte strade ci verranno precluse. A dif- ferenza di altre Miss, la fascia di Miss Tibet non porta fama o denaro». Ritorneresti in Tibet se la Cina accogliesse le ri- chieste del Dalai Lama e lui rientrasse a Lhasa? «Immediatamente». Oltre a un Tibet libero, cosa sogna Miss Tibet 2007? «Vorrei vedere il paese dei miei nonni, l’Amdo. E na- turalmente sposarmi e avere bambini liberi di andare nel loro paese». E per te stessa? «Vorrei diventare modella e girare il mondo». C osa ha detto il Dalai Lama del concorso? L’ha ap- provato? «Certo! Sua Santità ha anche parlato direttamente al- le finaliste. Ha suggerito di essere sempre umili e ri- servate, ma soprattutto di sentirsi sempre tibetane». All’interno della comunità tibetana in molti, spe- cialmente i monaci più tradizionalisti, hanno criti- cato il concorso. «Sì, ma bisogna adeguarsi ai tempi. Se aiutare la cau- sa tibetana significa passare anche attraverso strade non tradizionali nel senso stretto della parola, penso si debba percorrere anche quella strada. Io, però, non mi preoccupo delle critiche: a me è bastata l’approvazione di Sua Santità il Dalai Lama». A NCHE LA BELLEZZA SERVE ALLA CAUSA Concorrenti al titolo di Miss Tibet 2007: al centro la vincitrice Tenzin Dolma.
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