Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

MISSIONI CONSOLATA MC LUGLIO-AGOSTO 2008 39 cifiche, indicate da voi. È questo il punto di attrito. Forse. Altro punto di attrito riguarda i diversi concetti di cosa intende- re per Tibet. Il «vostro» Tibet è un Tibet etnico, comprendente anche le regioni del Gansu, Si- chuan, Qinghai e parte dello Yunnan. In pratica si trattereb- be di raddoppiare la superficie sulla quale volete applicare le vo- stre richieste. Noi non possiamo dimenticare i 4 milioni di nostri fratelli tibetani che vivono al di fuori dai confini amministrativi del Tibet. È quindi un dialogo tra sordi. E parlando di sordi non mi riferi- sco solo ai cinesi. Noi abbiamo già eliminato dal nostro vocabolario la parola indi- pendenza. Ci siamo già mossi ver- so la loro richiesta. Lei di sicuro. Ma non i manife- stanti pro-Tibet, non gli attivisti del Congresso giovanile, non i re- duci della guerriglia Khamdo. Un compromesso con la Cina e un suo ritorno a Lhasa non risolve- rebbe i problemi all’interno del Tibet e, soprattutto, aprirebbe crepe nel vostro movimento. Cerchiamo però di trovare qual- che soluzione. È ottimista? Sì. Il regime cinese deve cambia- re. È solo questione di tempo. I ci- nesi stessi non vogliono più vivere isolati dal mondo. Cercano la de- mocrazia. È un processo lento ini- ziato nel 1989 con Tienanmen. Quale Tibet sogna? Un Tibet all’interno di una Cina in cui è possibile vivere in un uni- co paese con due sistemi. È un ap- proccio già usato con Hong Kong e ha funzionato. Perché non utiliz- zarlo anche con il Tibet? Ancora una volta ripeto che il Ti- bet deve rimanere con la Cina. È nell’interesse stesso dei tibetani. Dharamsala, in India: Parlamento del governo tibetano in esilio; e Congresso dei giovani tibetani (settembre 2007), la più grande organizzazione non governativa dei tibetani in esilio. Monaci tibetani durante una sacra rappresentazione.

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