Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008
DOSSIER 36 MC LUGLIO-AGOSTO 2008 gione autonoma tibetana. Qui, al risentimento verso i cinesi, si ag- giunge un senso di isolamento dal- la «madrepatria», che si esprime attraverso forme di protesta che sfociano in veri atti di sfida. È pro- prio in una cittadina del Gansu, a Hezuo, che i rivoltosi sono riusciti a compiere l’azione più spettaco- lare: ammainare la bandiera cine- se e issare quella tibetana. Una sorta di Iwojima moderna, prontamente occultata dalle auto- rità cinesi, che si sono affrettate a ripristinare lo status quo prece- dente. «La Cina afferma che il Ti- bet ha avuto uno sviluppo econo- mico enorme grazie alla moder- nizzazione; è vero, ma per questo sviluppo abbiamo dovuto sacrifi- care, oltre alla cultura, il nostro ecosistema» ricorda uno studente mondiale produttrice d’acciaio, tut- te le regioni cinesi furono sottopo- ste a sistematici saccheggi natura- li. Ma queste devastazioni ecologi- che, accompagnate da installazioni nucleari e militari, non furono su- bite solo dal Tibet, bensì in tutta la Cina, come ha esaurientemente spiegato Jasper Becker, nel suo li- bro La rivoluzione della fame. Cina 1958-1962: la carestia segreta . Il già citato Xinkjiang, ad esem- pio, ha patito distruzioni ben peg- giori che ancora oggi si ripercuo- tono sulla popolazione e sulla cul- tura locale. Purtroppo per gli uiguri , loro non hanno un Dalai La- incontrato in un ristorantino nei pressi dell’università. Durante gli anni Sessanta, per compiere il «grande balzo in avan- ti» e divenire la prima potenza Studenti cinesi a Sheffield (Inghilterra) contestano le opinioni dei media sui recenti fatti accaduti in Tibet. Contro la repressione cinese in Tibet si sonomobilitati molti dimostranti in tutto il mondo.
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