Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

zate da alcuni stati europei duran- te la prima metà del Novecento. Solo con la Germania nazista, co- me già accennato, si stabilirono stretti contatti, sino a consentire a una spedizione antropologica alla ricerca della «razza pura» di gira- re in lungo e in largo la regione. «La spedizione nazista di Ernst Schafer, voluta da Himmler, ebbe l’appoggio del Kashag. Fu l’unica spedizione ufficialmente a scopo scientifico, a poter soggiornare in Tibet per più di un anno» spiega Christofer Hale, autore del libro La crociata di Himmler – La spedizio- ne nazista in Tibet nel 1938 . E ancora, fu lo stesso Dalai Lama ad accettare, il 26 ottobre 1951, l’«Accordo in diciassette punti» che sanciva «il ritorno del popolo del Tibet alla grande famiglia del- la madrepatria, la Repubblica po- polare Cinese». Dal karma al materialismo Tutti questi insegnamenti che la storia ci propone, devono essere ricordati per capire le innumerevoli sfaccettature che offre la questio- ne tibetana. «Abbiamo sbagliato nel passato. Lo hanno fatto i nostri padri e le loro colpe oggi ricadono su di noi. È la legge del karma , la legge di causa-effetto che regola la vita di tutto l’universo» ammette Tsultrim, vice abate del monaste- ro di Pel Kor a Gyantse. Alla legge del karma , i cinesi contrappongono la legge del ma- terialismo, fatta di industrializza- zione accelerata che ha costretto il governo centrale a promuovere un largo afflusso di Han e di turisti sin dal 1984. Ed anche se questo pro- cesso non era premeditato per spostare a favore degli Han l’equilibrio demografico del Tibet, come comunemente è fatto crede- re, è stato proprio questo a con- centrare l’attenzione dei tibetani sul problema etnico. Non è un caso che le rivolte di marzo, siano state più violente nel cosiddetto Tibet etnico, cioè in quelle regioni, come il Gansu o il Sichuan, separate politicamente dal Tibet, ma abitate da etnie tibe- tane. Lo stesso Dalai Lama, in ba- se a questa classificazione cinese, sarebbe nato in Cina, visto che l’Amdo oggi non fa parte della Re- MISSIONI CONSOLATA MC LUGLIO-AGOSTO 2008 35 pratica gli slogan espressi durante i cortei di piazza, ecco che si pre- ferisce delegare chi sta più in alto. Si chiede il boicottaggio dei pro- dotti cinesi, ma quando si tratta di comprare abbigliamento, Hi-Fi, computer, accessori per la casa, entrambi gli occhi vengono chiusi di fronte ai prezzi concorrenziali del made in China . Ancora una vol- ta il portafogli prevale sulla co- scienza: meglio che il boicottaggio lo facciano gli altri, magari i gover- ni e magari su prodotti che non vengono venduti nei supermercati. E così, tra i tibetani, si sta sem- pre più radicando la sindrome del falso amico. Un attivista indipen- dentista che vive a Lhasa, il cui nom-de-guerre , Songsten, rievoca il primo re che nel VII secolo unificò il Tibet, ricorda che nessuno stato occidentale ha mai voluto ricono- scere il Tibet come nazione indi- pendente. «Si è sempre preferito assecondare il volere della Cina. Al massimo premevano per garantir- ci uno status di autonomia. Ma nessuno ha mai appoggiato le ri- chieste di indipendenza». Del resto già nel 1715 il padre gesuita Ippolito Desideri, che stu- diò presso l’Università di Sera e grande amico del VII Dalai Lama, in- cluse il Tibet entro i confini cinesi in una mappa da lui disegnata. E fu lo stesso Tibet a rigettare le offer- te di relazioni diplomatiche avan- Pellegrini si prostrano davanti al tempio Jokhang a Lhasa, il luogo più sacro del buddismo tibetano. Anziano pellegrino con la sua inseparabile ruota per inviare al cielo le preghiere ivi contenute. La più alta ferrovia del mondo, che collega Pechino a Lhasa, capitale del Tibet, in attività dal 2006.

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