Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

30 MC LUGLIO-AGOSTO 2008 CULTURE credo religioso, alla solidarietà e al bisogno comune si possono forma- re nuovi gruppi con personali iden- tità». UNA PERMANENZATRANSITORIA Il significato del rimpatrio ci offre l’i- dea di quanto l’immigrato consideri il suo vivere «altrove» ossia nel no- stro «qui» una permanenza transito- ria, ben distinta dal concetto di eter- nità che può essere vissuta solo nel proprio paese d’origine. Un ritorno alla terra, in comunione con i propri avi. Il senso della fami- glia, delle amicizie e delle tradizioni che la lontananza non può spezzare. «Il desiderio di portare a casa il de- funto è prioritario per noi rumeni. C’è un senso di appartenenza alla propria comunità e alle proprie radi- ci molto forte. Soprattutto in ambito rurale, tutta la collettività partecipa al rituale funerario che assume così connotati festivi. Il funerale non de- ve essere consumato in fretta. Qui (in Italia, ndr ), il tenore di vita è più altoma si è perso il senso delle tradizioni più profonde. La“fretta”è diventata una costante della vita e ha cancellato l’importanza del sa- persi assaporare il momento.Un passaggio doloroso, come quello di una morte, ha bisogno di sospende- re la corsa.Di riflettere, di organizzar- si, di compatire insieme». Sono le parole di Rodica Manciu, mediatrice culturale rumena presso l’Ospedale infantile Regina Marghe- rita di Torino. «Da noi la veglia fune- bre dura tre giorni, durante i quali la vita è sospesa.Tutta la comunità ac- corre a casa dello scomparso, che non rimane mai solo. Al defunto viene lasciata una can- dela tra le mani, che possa illuminar- gli la strada verso l’aldilà. Si mangia qualcosa, si beve, si canta e soprat- tutto si parla. È un dialogo diretto sulla vita, sulla morte e sulla natura- lezza che tutto ciò deve avere. La paura viene esorcizzata attraverso un’autentica ritualità partecipativa». Queste parole chiariscono l’esi- genza di riportare alla terra natia il defunto.Ma i costi sono elevati e la burocrazia infinita. Come e chi interviene a favore de- gli immigrati in tale situazione? Ne parliamo con Ranà Nahas,mediatri- ce culturale musulmana dell’asso- ciazione Alma Mater di Torino: «Le pratiche sono lunghe, il rapporto con le Istituzioni non sempre fluido. Attorno all’ imam si forma la nostra comunità religiosa, che solitamente lavora insieme per arginare gli osta- coli. Quando l’esigenza è quella di rimpatriare la salma vengono richie- sti degli aiuti finanziari durante la preghiera quotidiana. Solitamente c’è molta solidarietà. Se il defunto viene sepolto in Italia (recentemente è stato creato uno spazio apposito per i musulmani nel Cimitero Parco, di Torino Sud), inve- ce, si segue l’iter di presentare la do- cumentazione al Comune che, in ca- so di indigenza, procura la bara e gli ornamenti funerari. Il cammino è ancora in salita. Sa- rebbe auspicabile che l’informazio- ne fosse estesa anche alla comunità italiana, affinché ci fosse un sentire comune che creasse una rete sociale sensibile più estesa e compatta in questi momenti». RICONOSCERE LE CULTURE MA SENZA STEREOTIPI Come trasformare il nostro pensiero affinché si possa considerare «mul- tietnica» la società in cui viviamo? Ci dice ancora Javier Gonzales: «La concezione in voga è quella del “pacchetto culturale”, ma nessuna cultura va impacchettata.All’interno di un’etnia ci sono gli individui e so- no loro, differenti gli uni dagli altri per mentalità e vissuto personale, a fare delle scelte. Si rischia sempre di toccare le estremità di un discorso: da un lato appiattire tutto, negando che ci siano differenze.Dall’altro e- stremizzare creando solo stereotipi culturali. L’ideale sarebbe riconosce- re le diversità, senza applicare delle etichette, altrimenti si ricade nella società segregazionista che tanto assomiglia al modello di apartheid . Le soluzioni non arrivanomai dal- l’alto, attraverso scelte autoritarie o politiche, le decisioni vanno condivi- se attraverso il dialogo, rendendo le persone parti attive nella negozia- zione delle scelte.Questo è il model- lo della vera società multiculturale che profuma di elasticità mentale, informazione e soprattutto della ca- pacità di ascoltare». ■ I NFO : Fondazione Fabretti www.fondazionefabretti.it Tel. 011.547005 B IBLIOGRAFIA : «L’elaborazione del lutto»,Ursula Markham,Oscar Saggi Mondadori; «Dall’isola all’arcipelago (il gruppo per l’aiuto psicorelazionale nel lutto)», Oscar Scaramuzzi, Edizioni Camilliane Immigrati marocchini, sarti al celebre mercato Balön di Torino.

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