Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

MISSIONI CONSOLATA giovane moglie, costretta ai lavori pesanti di casa e di assistenza al nonno, ha perso la secondogenita, nata prematura. GOA II caldo, i colori, la polvere, il traffi- co, la povertà: l’India non lascia mai indifferente,quando si percorrono le sue strade in un viaggio che coinvol- ge profondamente anche l’anima. Sono stanca di viaggiare in pull- man. Lascio l’altipiano del Deccan con un comodo treno che da Ho- spet mi porta a Goa, attraverso la fo- resta tropicale, paragonata al bacino delle Amazzoni per ricchezza di bio- diversità. La vista di tanto verde e cascate ricche d’acqua che scendo- no verso il Mar Arabico, è inusuale in India, paese profondamente segna- to dal lavoro dell’uomo. Goa è il più piccolo stato indiano (3 mila kmq),ma con il migliore te- nore di vita per tutti i suoi abitanti, grazie alle miniere di ferro, le indu- strie di tecnologia avanzata, le buo- ne scuole e, soprattutto, iI turismo. Sono diversi milioni i turisti occiden- tali che arrivano in inverno per go- dersi il sole e le splendide spiagge del piccolo stato indiano. È impres- sionante lo sviluppo dell’attività, do- vuto alle esigenze di nuovi alberghi e alle richieste di seconde case da parte della nuova classe borghese indiana.Alcune zone sono già state rovinate dalla speculazione.Ma ba- sta allontanarsi dalla costa per ritro- vare il fascino delle antiche chiese, costruite nei secoli dai portoghesi. Goa è una regione ricca di storia, che affonda le radici nel 3° secolo a.C., quando faceva parte dell’impe- ro dei Maurya, per poi passare sotto il dominio dei regni indù dell’alti- piano del Deccan. Nel 1312 fu occu- pata dal sultanato di Delhi;ma fu ri- conquistata nel 1370 dal re Harihara e per un secolo fece parte del gran- de impero indù di Vijayanagar, fin- ché ricadde nuovamente sotto il dominio islamico, prima del sul- tano di Gulbarga, poi di quello di Bijapur, che ne fece la capita- le del suo dominio. In fine Goa fu conquistata da Alfonso di Albuquerque (1510), che gettò le basi di quella che do- veva diventare la splendida capitale della più importan- te colonia portoghese del subconti- nente, centro di controllo per il traf- fico delle spezie che giungevano dall’Oriente e della diffusione della religione cristiana in tutto il conti- nente asiatico. La presenza portoghese durò per quattro secoli e mezzo.Quando in- fatti l’India si rese indipendente dal dominio inglese (1947), i portoghesi non vollero cedere la loro colonia e resistettero fino al 1961, quando fu- rono cacciati dall’esercito indiano e Goa diventò (1987) il 25° stato della federazione indiana, il più piccolo e il più ricco. Oggi, dell’inquieta storia dei secoli in cui indù e islamici alternarono su Goa il loro potere non rimane alcu- na traccia;mentre abbondano gli e- difici storici, cupole e campanili, che svettano tra gli alberi secolari che avvolgono la Vehla Goa. Fa un certo effetto visitare la catte- drale, la chiesa di San Francesco, la basilica del Bom Jesus, dove i gesuiti custodiscono le spoglie di san Fran- cesco Saverio, il grande missionario che portò il vangelo in Estremo O- riente. Rimango ancora più stupita nel vedere i numerosi drappelli di fedeli in preghiera, che a tutte le ore riempiono le cappelle ricche di de- corazioni. Il mio viaggio si conclude sul colle in cui sorge la piccola chiesa di No- stra Signora della Carità. Il sole sta tramontando nel Mar Arabico e lo sguardo spazia sulla densa foresta tropicale che nasconde case e mer- cati, segnata da fiumi e canali, per- corsi da lunghe navi arrugginite, ca- riche di minerali. ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2008 25 Esterno e interno di una delle numerose chiese cattoliche a Goa.

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