Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

INDIA zi, templi, lunghi colonnati dei mer- cati sono sopravvissuti al tempo e alla distruzione portata dai sultani i- slamici. Restano anche le antiche canalizzazioni utilizzate per l’agri- coltura, ma ridotte a oggetto ar- cheologico, da quando è stata costruita una nuova diga, il cui vasto invaso ha provocato un’enor- me quantità di zanzare che oggi in- festa tutto il territorio. A 25 kmdal sito archeologico vi è un’acciaieria che assorbe grande quantità di energia e ha richiamato migliaia di persone, un tempo sem- plici contadini, per lavorare in que- sta industria. Fa parte della Jsw ( Jin- dal SouthWest ), una compagnia che appartiene a uno dei magnati india- ni, tra i primi nella lista dei ricchi del- la terra, come mi ha raccontato il vi- ce direttore dell’acciaieria, signor U- gale, incontrato insieme alla sua famiglia in un ristorante dove ci era- vamo fermati per il pranzo. NAGA «Mi chiamo Naga, come il serpen- te sacro, e dovrei avere 33 o 34 anni. Allora le nascite non venivano regi- strate - racconta la nostra guida mentre percorriamo l’area archeolo- gica di Hampi -.Ho sofferto la fame da bambino; i miei eranomolto po- veri, della casta dei shudra , agricol- tori. La mamma raccoglieva la legna in fascine, le caricava sul capo e an- dava a venderle,ma non sempre riu- sciva a comprare cibo per sfamarci». Donne con fascine sulla testa se ne vedono ancora lungo le stra- de del Karnataka. Scalze, con anelli alle caviglie, vesti leg- gere dai colori vivi, il viso avvizzito dalla fatica e dal sole, a volte ricoperto dai monili tribali. Da quando il sito ar- cheologico di Hampi è stato dichiarato patrimonio dell’u- manità, è aumentato il turismo cul- turale e Naga guadagna bene. «Ho studiato - continua Naga -. Sono en- trato all’università con le quote riser- vate alle caste più basse.Dopo un anno di legge, ho conseguito il di- ploma di guida turistica e mi sono messo a lavorare. I miei mi hanno trovato una brava moglie che mi ha dato un bimbo, che ora ha 4 anni. L’abbiamo chiamato Ganesh, come l’elefantino figlio di Shiva, un nome che porta fortuna». Naga vuole dare una buona edu- cazione al figlio, che frequenta una scuola materna privata.Ora si sente forte e orgoglioso di mantenere tut- ta la famiglia, i nonni e perfino i due fratelli fannulloni, che non hanno voluto studiare. Gli incontri con questi piccoli in- diani, dalla pelle scura e gli occhi vi- vaci, ammirevoli per l’impegno e la determinazione,mi aiutano a capire il loro paese, che si sta evolvendo pur nelle contraddizioni di situazio- ni molto diverse. Naga ha superato una doppia tra- gedia l’anno scorso.Dopo aver con- tribuito coi suoi risparmi alla dote di una nipote, figlia di quel perdigiorno del fratellomaggiore, suo padre si è am- malato ed è ri- masto para- lizzato. La DEMOCRAZIA Anna Pinto è una signora indiana con nome portoghese, che appartiene a una famiglia cattolica di Goa. Partita due giorni fa da Manipur, uno stato del nord-est indiano confinante con la Bir- mania, divide con noi l’ultima parte del viaggio sul treno espresso Calcutta- Goa. «La situazione di Manipur è forse peggiore di quella birmana - mi spiega Anna -; il mondo la ignora,mentre il go- verno indiano soffoca con l’esercito i movimenti per l’indipendenza del pae- se, che venne annesso all’India nel ‘47, dopo la partenza degli inglesi». Gli abitanti di Manipur erano cono- sciuti un tempo come cacciatori di te- ste. Animisti, furono convertiti a parti- re del 1800 da missionari battisti e cat- tolici. Vi sono moltissime chiese a Manipur e oggi i missionari più agguer- riti pare siano gli australiani. QuandoAnna lavorava per l’Unicef, viaggiava molto, anche in Europa. Da quando ha conosciuto il marito,che ap- partiene all’etnia dei naga ed è animi- sta, si è impegnata per la difesa dei di- ritti umani della sua gente. Anna si fer- merà a Goa per seguire i due figli, che vivono con i nonni, durante il periodo degli esami. «Sono stata in Italia, ho ri- cevuto un premio dal comune di Fi- renze per il mio lavoro, che riesco a svolgere con difficoltà, dati i continui controlli della polizia. Mi occupo degli internati nei campi di concentramento, giovani che lottano per l’indipenden- za». L’India non vuole perdere gli stati dell’est, ricchi di risorse naturali e agri- cole: petrolio, uranio, tè. Mentre grup- pi terroristici continuano la resistenza, migliaia di giovani sono costretti a e- migrare e trasferirsi nelle metropoli in- diane in grande sviluppo.Li abbiamo vi- sti a Mumbai e a Goa lavorare nei ri- storanti, hanno un aspetto esile, viso pallido e modi garbati. «La democrazia non esiste, in India come nel resto del mondo, neppure in America», continua; e non posso darle torto, visto il giro miliardario speso in questi giorni dai candidati alle presi- denziali americane. Donna ricoperta di monili della regione del Karnataka.

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