Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

MISSIONI CONSOLATA ormai cocente. Finalmente, con la lentezza di un rito, i sacchi di mais vengono allineati e aperti sui grandi teli di politene. Su un altro telo trova spazio unmucchio di vestiti assorti- ti. I nomi vengono chiamati; sporte, secchi, sacchi si vanno riempiendo. Le donne che hanno ricevuto la ra- zione per la famiglia preparano l’in- volto con cura,mentre attendono di accedere al mucchio dei vestiti... Quando non si ha più niente non si può essere schizzinosi. Mezzogiorno è passato da un pez- zo; mi chiamano per il pranzo. La di- stribuzione continua.A tavola cerco di sapere di più, di capire che ne sarà di questa gente. Padre Minomi assi- cura che il nuovo commissario di- strettuale è in gamba e ha preso sul serio la questione della sicurezza. È vero, le autorità vogliono che i bam- bini ritornino a scuola, che le scuole riaprano il martedì dopo pasqua e la gente torni a casa. Probabilmente le scuole che hanno anche il dormito- rio per gli alunni potranno riaprire, anche perché in tutte ci sono distac- camenti di soldati e poliziotti. Ma la gente è esitante a tornare a casa.A quale casa? Per ritornare hanno bisogno di due cose essen- ziali: sentirsi sicuri ed essere aiutati a ricominciare. In questomomento realizzare il secondo obiettivo sem- bra più facile che assicurare il primo. Infatti,mentre ci sono amici e orga- nizzazioni che possono aiutare a ri- costruire (di questo padre Vaccari non ha dubbio), non basta la pre- senza delle forze di sicurezza per far sentire la gente tranquilla e soprat- tutto per ricostruire rapporti umani profondamente lacerati. Per tutta la comunità sarà una grande sfida. Rumuruti continua a restare terra di «missione» e non solo perché i cattolici sono una minoranza (circa il 10% della popolazione), non solo per la povertà estrema e la natura semi-arida della regione,ma anche perché le ferite causate da anni di violenza richiederanno un lunghissi- mo paziente servizio di annuncio, guarigione, trasformazione e ricon- ciliazione. LUCE DI SPERANZA La sera arriva presto.Alle sette co- minciamo la veglia pasquale.Un grande fuoco è acceso nel cortile, at- tornomoltissima gente.Alcuni dei rifugiati guardano incuriositi da lon- tano; la maggioranza di loro non è cattolica. I chierichetti mi aprono il passo a fatica.Cominciamo attorno a quel fuoco la celebrazione della vi- ta che vince la morte, della luce che scaccia le tenebre, dell’amore che guarisce l’odio. Entrando nella chiesa alzo il cero dalla luce tremolante e canto quelle parole grandissime: «Cristo è la luce del mondo!».Mi fa pensare quell’an- nuncio accompagnato da quel se- gno così debole.Nella notte buia punteggiata dalle stelle, che in que- sto angolo di mondo sfavillano an- cora, perché l’inquinamento non è ancora arrivato e la luna non è anco- ra sorta, la fiammella di quel piccolo cero osa proclamare la più grande speranza.Che splendida pazzia! E in quel posto, tra quella gente così pro- vata da povertà, divisione, violenza, ingiustizia, sradicamento. E il miracolo della pasqua diventa vero ancora una volta anche a Ru- muruti. Quella notte battezzo oltre 70 persone, uomini e donne, vecchi e bambini, kikuyu e turkana , sambu- ru e kipsigis ... L’acqua della vita che verso abbondante, l’olio che guari- sce e consacra, lo Spirito che santifi- ca. In quella piccola chiesa nella pia- na desolata di Rumuruti continuava a nascere un popolo nuovo capace di dire no al tribalismo, all’odio, all’in- differenza, all’ingiustizia. ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2008 15 Il catechista di Rumuruti organizza gli sfollati che arrivano da fuori per la distribuzione di cibo. Distribuzione settimanale del granoturco fornito dal governo.

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