Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

ro un paio di flash e... i bambini tor- nano in vita:di colpomi trovo davan- ti alla lente un sacco di mani ondeg- gianti, riesco a convincere i piccoli che voglio le loro facce non le loro mani,ma ormai non si può più foto- grafare sul serio.Metto via lamac- chiana fotografica, scambio un po’di saluti, cerco di memorizzare ogni particolare dell’ambiente, e poi buo- na notte. Ci muoviamo verso le aule dell’asi- lo, dove i ragazzi più grandi e gli an- ziani si stanno preparando per la notte.Qui c’è un sacco di luce. In una classe i ragazzi stanno stendendo i soliti teli di politene; in un’altra stan- za, i vecchi hanno già arrangiato il tutto e qualcuno sta già per sdraiar- si. Sulla porta due vegliardi pensosi, appoggiati ai loro bastoni, tristezza sul volto, sguardo distante, forse pensando alla loro casetta perduta, alle vacche rubate, al calore del fuo- co scoppiettante nella notte fredda, all’odore familiare del tè che borbot- ta sul fuoco.Ora, qui, solo la prospet- tiva di un’altra giornata di tedio, lon- tano da casa, una notte su un giaci- glio duro e freddo, in compagnia di vicini e magari amici,ma non certo la famiglia. Per i ragazzi nell’aula vicina è inve- ce un altro affare, non consapevoli della tragedia vivono questomo- mento come un grande gioco. Chiacchieriamo un po’, fraternizzia- mo, ma niente foto.Mi sembra di ag- giungere violenza a violenza. 12 MC LUGLIO-AGOSTO 2008 KENYA villaggio. La missione ha aperto le porte a quelli che sono eufemistica- mente chiamati Internally Displaced People (Idp), gente «spiazzata» all’in- terno della propria nazione: l’inglese è incredibile a inventare sigle per tutte le situazioni. I rifugiati interni hanno «occupa- to» la missione: donne e bambini nel grande salone polivalente; vecchi e ragazzi nelle classi dell’asilo; cucina in un angolo del centro pastorale; magazzino del cibo in una classe delle elementari; bagni: tutti occu- pati e (in breve) straripanti; acqua, fi- no a bruciare la pompa del pozzo... In questa situazione padre Mino Vaccari non ha perso la calma.Chia- mati a raccolta il suo viceparroco, padre Juan Puentes, le suore Dimes- se, PeterWambugu, il catechista del centro, gli altri catechisti e la gente del consiglio pastorale, ha in breve messo la missione in condizione di poter accogliere tutti con dignità e senza panico,mantenendo anzi il ritmo delle attività ordinarie soprat- tutto a pasqua. NOTTE DI VENERDÌ SANTO In questa situazione sono arrivato bel bello lamattina del venerdì san- to, a pochi minuti dalla conclusione della via crucis .Dopo i primi contatti con i padri Mino e Puentes, è subito ora di pranzo.Nonme la sento di an- dare subito in giro e sparare foto alla pazza.Prima vorrei capire dove sono. Ame tocca presiedere la celebra- zione della Passione, alle 4 del po- meriggio; loro vanno a celebrare in due delle tante cappelle della va- stissima missione (circa 90x60 km). Dopo la celebrazione, con il passio cantato, è subito notte, come al soli- to qui, prima delle sette è già buio. Dopo la cena faccio un giro con pa- dre Juan nelle zone dormitorio.Nel grande salone alcune donne sono indaffarate a stendere in terra i grandi teloni di politene offerti dalla Croce Rossa, altre tirano fuori coper- te dai sacchi ammassati sulle scali- nate, solitamente riservate agli spettatori, altre preparano i bambi- ni per la notte... Entriamo salutando,quasi in pun- ta di piedi.Cerco di cogliere l’atmo- sfera, scattando un po’di foto senza flash per non attirare l’attenzione dei bambini,ma la luce è così povera che i risultati sono penosi.Allora spa- Bambini in dialogo con padre Juan Puentes, vice parroco di Rumuruti. Sabato, bucato mattutino: domani è pasqua.

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