Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2008

MISSIONI CONSOLATA Q uest’anno, Pasqua del Signo- re 2008, ho cambiato: ho la- sciato l’ambiente familiare del santuario della Consolata in Nai- robi per la missione di Rumuruti. So- no solo 232 kmdi strada, tutto asfal- to, ma è passare da unmondo all’al- tro, dall’altopiano alla bassa pianura, dalla città alla frontiera. E là dove l’a- sfalto finisce è Rumuruti. Scendendo da Nyahururu, a 2.366 metri slm, dopo 35 km ci si affaccia sulla piana di Rumuruti (1.845 m. slm). Il luccichio delle lastre zincate rivela la presenza del grosso villag- gio, che ha le sue radici nei tempi dei coloni inglesi, che ne avevano fatto un punto di riferimento per le loro grandi aziende. FRONTIERA ESPLOSIVA Fino al 1990 Rumuruti era una manciata di case allineate lungo la strada, con la prigione come attività produttiva principale, e qualche ne- gozio al servizio dei contadini e pa- stori di quella vasta area semi-arida; oggi è un villaggio cresciuto a dismi- sura per la continua immigrazione di gente di tutte le etnie: kikuyu , atti- rati dalle vaste fattorie dei coloni, lottizzate e messe in vendita a prezzi accessibili; turkana scappati da Bara- goi (nel distretto Samburu) a causa degli scontri con i samburu; kalenjin ( tugen e altri) in cerca di nuovi pa- scoli dal Baringo; samburu in fuga dalla siccità e dagli scontri con pokot e turkana . Questa immigrazione di migliaia di persone ha certamente rotto gli equilibri di un tempo, in una zona che era principalmente di passaggio e per gran parte aperta alla pastori- zia stagionale. Rumuruti era un vil- laggio di frontiera, cuscinetto tra va- rie etnie, terreno aperto e/o ripulito da presenze stabili e prolungate, a causa dei tanti ranch di migliaia di ettari dei grossi proprietari dediti so- prattutto all’allevamento. Dopo l’indipendenza, i coloni, a maggioranza di origine sudafricana, pensarono bene di andarsene, per- ché il loromodo di trattare i lavora- tori locali non li aveva resi amabili. Andandosene, vendettero le loro farms ai migliori acquirenti.Alcune andarono nelle mani di altri grossi proprietari neri e bianchi (come la farm della famosa italiana Kuki Gall- mann, o la farm-eden del Colchec- chio di un altro italiano), altre furono vendute a gente comune, suddivise in piccoli appezzamenti, non suffi- cienti a produrre abbastanza per sfamare la famiglia.Altre furono vendute da truffatori a ignari conta- dini, che si son ritrovati con titoli di proprietà falsi inmano. Una situazione esplosiva, aggrava- ta dal fatto che spesso due vicini provengono da due culture diverse: l’agricoltore e il pastore. L’agricolto- re tiene le sue due vaccherelle di razza nella stalla e cerca di coltivare al massimo i suoi pochi ettari di ter- ra. Il pastore se non ha almeno cen- to vacche, senza contare le capre, non si sente realizzato.Ma cento vacche non possono vivere in un terreno sufficiente per due.Allora le vacche del pastore trasbordano e in- vadono il campicello del vicino agri- coltore, divorando fino alle radici mais, cavoli, patate e tutto quello che vi è piantato... Poi ci sono i vicini impoveriti: non sono più pastori, perché hanno per- so il bestiame quando son dovuti scappare dalle loro aree originarie; non sono ancora agricoltori, perché non hannomai avuto la possibilità di imparare.Allora vivono di lavori precari, giornalieri.Ma quando è secco, e può essere secco per lunghi mesi ogni anno, lavoro non se ne trova. Ecco allora che la via più sem- plice per sopravvivere è quella di ru- bacchiare. RIFUGIATI NELLAMISSIONE Lo scorsomarzo, il 6 per l’esattez- za, uno di questi poveracci è stato pescato a rubare capre in un villag- gio a poco più di 10 kmda Rumuru- ti. La gente del villaggio, esasperata dai continui rubalizi, ha fatto quello che purtroppo succede molte volte in Kenya, quando essa si sente ab- bandonata dall’apparato di sicurez- za dello stato: ha linciato il malcapi- tato a sassate. La reazione degli ami- ci del morto non si è fatta attendere: aizzati (e finanziati) da un altro grup- po di pastori, con connessioni politi- che più potenti, si son scagliati sul villaggio uccidendo e bruciando. Questo ha innescato una reazione a catena senza precedenti in un’area pur avvezza a tensioni e scontri. Ri- sultato: in pochi giorni più di 20 morti, tra cui donne e bambini, case bruciate, scuole chiuse, gente in fu- ga, soprattutto tra i contadini, nego- zi chiusi,mercato del bestiame ri- mandato a tempi migliori. Rifugiata in un primo tempo nei posti di polizia o nelle scuole, la gen- te, soprattutto donne e bambini, ha optato per la sicurezza della missio- ne cattolica di Rumuruti,mentre la maggioranza degli uomini ha trova- to sistemazione precaria tra la gente della stessa tribù alla periferia del MC LUGLIO-AGOSTO 2008 11 Nel salone della parrocchia: basta un flash e ai bambini passa il sonno.

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