Missioni Consolata - Giugno 2008

MC GIUGNO 2008 71 che sconosciute, dal cui collo pen- devano minacciose macchine foto- grafiche e oggetti simili. In men che non si dica, però, l’at- mosfera all’inizio un po’ tesa si è prontamente trasformata in trilli e grida di « karibu-sana » (benvenuti). Subito il salone si è trasformato in un palcoscenico, dove i bambini hanno potuto dare un saggio delle cose che in questi ultimi mesi ave- vano appreso dalle loro maestre. Anche il personale docente viene sostenuto attraverso i contributi che provengono dal progetto «Città di Follonica». Gli amici maremmani provvedono anche alla fornitura di tutti i materiali scolastici utili allo svolgimento delle attività didatti- che, nonché alle uniformi e ai vesti- ti che i bambini utilizzano all’inter- no della scuola. Gli edifici che compongono il cen- tro educativo sono molto semplici, in stile con il livello delle costruzio- ni del posto. I bambini arrivano presto al mattino, soli o a gruppetti dalle loro case, che si perdono sulle colline circostanti, e velocemente riempiono i due saloni dove si svol- gono le lezioni. Il complesso scola- stico prevede anche un dormitorio per i più piccoli, che fanno ritorno a casa soltanto nel fine settimana, e un refettorio per i pasti. D urante l’intervallo, ai piedi di due enormi giraffe costruite in pietra nel cortile, ci siamo fermati a riflettere su quanto stava- mo osservando. Alcuni bambini ci attorniavano, contenti e curiosi. Al- tri correvano a più non posso, ma- nifestando gioiosamente la felicità di stare lì, giocando con gli amici di sempre. Forse, un domani apprez- zeranno anche il fatto di aver rice- vuto un’istruzione che servirà loro per tutta la loro vita e che potrà a- prire loro nuove strade e garantire un futuro differente. Il sorriso pieno di speranza di quei bambini l’ho portato in valigia al mio ritorno in Italia. È un regalo prezioso, che vorrei essere capace di trasmettere a tutti gli amici di Follonica. Se lo meritano, perché sono loro i veri destinatari di quegli sguardi ri- conoscenti. E tutto questo grazie a un’opera semplice, eppure così preziosa, in un punticino dell’Africa altrimenti dimenticato. Oggi, i contatti fra le comunità di Follonica e di Utweve proseguono sereni e intensi. Lo scorso mese di novembre, la visita in Italia di padre Clement Balu Futi, missionario della Consolata congolese, ha dato vita a una serie di iniziative volte a sen- sibilizzare la comunità di Follonica sulla realtà del Tanzania e su quan- to là viene portato avanti in colla- borazione con i missionari. Padre Clement ha potuto incontra- re le autorità religiose e civili del posto; sia il vescovo, mons. Giovan- ni Santucci, come il sindaco, Clau- dio Saragozza, hanno espresso vivo interessamento e partecipazione al lavoro missionario portato avanti nella comunità di Utweve. Infine, l’incontro con le varie comu- nità parrocchiali e con la cittadi- nanza ha permesso a padre Cle- ment di sensibilizzare giovani e me- no giovani, persone di fede e non credenti, raccontando la sua espe- rienza e quella delle altre persone che con lui si occupano diretta- mente dell’asilo. In occasione di questa visita, la gente di Follonica ha anche aderito a un progetto di adozioni a distan- za, pensato e gestito dal Centro culturale «Amicizia del Mondo». Mi piace sottolineare un aspetto im- portante di questa ennesima inizia- tiva: più che di adozioni destinate a beneficio di singoli bambini, si trat- ta dell’adozione di un’intera scuola. Tutta la comunità locale, in questo modo, si sente toccata e, quindi, chiamata a partecipare e collabora- re con le proprie forze al manteni- mento della scuola. Salendo sulla Jeep che ci riportava a Ikonda, l’ultimo sguardo cadeva ancora sui bambini che gridavano quanto scritto anche sul muro del loro asilo: « Asante Sana, Follonica ». Grazie, amici toscani. Saverio Garello Bambini dell’asilo di Utweve, costruito e sostenuto dagli amici di Follonica (Grosseto).

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