Missioni Consolata - Giugno 2008
Cari mission @ ri 6 MC GIUGNO 2008 dubita, che le cose andran- no così: quante migliaia di kmq sono state cancellate per far posto, specie nei paesi del Sud-Est Asiatico, allamonocoltura della pal- ma da olio! In ogni caso, anche se Lu- la avesse ragione e per la produzione di biofuel do- vessero essere usate solo aree già degradate, io dico che sarebbe un grosso sba- glio, perché quelle stesse a- ree potrebbero essere rina- turate, riforestate, affidate a cooperative inserite nella rete del commercio equo e solidale. È ciò che avviene, per esempio, in alcune zo- ne dell’Ecuador con il «Pro- getto Otonga», avviato da padre Giovanni Onore, missionario e docente al- l’Università cattolica di Quito; come avviene in al- cune parti del Mato Grosso brasiliano coi progetti di padre Angelo Panza, soste- nuti anche dalla Conferen- za episcopale italiana gra- zie ai fondi dell’8 per mille. Fa bene padre Giuseppe a dire che questo non è né può essere chiamato pro- gresso: progresso è lotta contro la fame e lamiseria, non consolidamento delle strutture di peccato che generano fame e miseria. Pertanto le popolazioni del Sud del mondo sono state accusate di distruggere le grandi giungle e svuotare gli scrigni della biodiversità (e così contribuire anche al- l’effetto serra e cambia- mento climatico) per pro- curarsi legna da ardere: «Fanno così - dicevano in molti - perché non hanno tecnologia, né fonti di calo- re e di energia simili a quel- le adoperate dai paesi svi- luppati; quando ne dispor- ranno, la pressione sulle foreste diminuirà». Ebbene, oggi quelle stes- se persone che ieri faceva- no questo discorso, per cer- ti versi anche giusto, che cosa propongono? Propon- gono il ricino, canna da zucchero, girasole e palma da olio, perché, sostengo- no, «così ridurremo la di- pendenza dal petrolio e fa- remo diminuire le emissio- ni nocive». Ci vuole una bella faccia tosta. Innanzitutto non è vero che, aumentando la superficie adibita alla pro- duzione di biocombustibili, diminuisce la dipendenza dal petrolio: forse dimi- nuirà la percentuale, ma per farla diminuire in valo- re assoluto occorre ben al- tro, a cominciare dalla vo- lontà politica. Finora l’unico risultato certo di tale corsa al bio- combustibile è stato l’au- mento del prezzo del pane, pasta, carne, latte e suoi derivati, altri generi di pri- ma necessità... Guardiamo in faccia la realtà: le tecnologie non inquinanti o poco inqui- nanti ci sono, ma stentano a decollare; a volte si ha l’impressione che tale diffi- coltà sia inversamente pro- porzionale alla loro capa- cità inquinante. Prendiamo ad esempio le automobili: se non inquinano più fati- cano a essere collocate sul mercato. Il caso più ecla- tante è forse quello dell’au- to ad aria compressa, la cui «produzione in serie è im- minente», perché «tutto è pronto». Le stesse cose si dicevano otto anni fa, an- che la rubrica scientifica Superquark se ne occupò: ma sulle nostre strade le auto ad aria compressa nessuno le ha viste, men- tre si vedono e fanno pre- sto a essere progettati, rea- lizzati, testati, venduti i co- stosi, inquinantissimi e ingombrantissimi S UV (si veda Missioni Consolata di Fame e sete di buoni esempi Cari missionari, innanzitutto un grandissi- mo grazie per l’articolo u- scito su Missioni Consolata nel mese di febbraio, a fa- vore dell’operato, lungo e silenzioso, di fratel Giusep- pe Argese. Sì, sto leggendo e rileggendo queste inten- se righe e mi pare di averlo fisicamente vicino questo personaggio (mai visto e che non conosco davvero). Vorrei parlare direttamen- te con lui... ringraziarlo, ab- bracciarlo, incoraggiarlo... Iddio vi benedica tutti! Vi voglio tanto bene! Poche e semplici parole, ma col cuore. Delle notizie, cattive cattive, è piena l’aria e il mondo intero. Richiediamo un po’ di cose buone. Edifi- canti. Che riempiono lo spi- rito. Dei buoni esempi di persone generose, allegre (anche silenziose). In que- stomondo pieno di catti- verie (non si sa da che par- te stare, né per chi vota- re...) abbiamo veramente un bisogno (urgente) di fa- me e sete di giustizia. Cer- chiamola (anche con il lan- ternino) tra i missionari ve- ri, tra i volontari, tra i giovani, che nel buio della notte si incontrano con «gli ultimi» poveri e sbandati. Tutto è sempre per la gloria di Dio e l’edificazione del popolo di Dio. Non è vero che tanti fan- no il bene per farsi vedere. Costa fare il bene. E poi, il dovere del buon esempio dove lomettiamo? È più fa- cile criticare chi fa il bene, anziché tirarsi su le mani- che e dare unamano su- dando per il prossimo. Tanti si propongono in questi giorni in televisione, vestiti sempre a festa (e con i gemelli dorati ai polsi- ni delle camicie bianche). Ma, viva Dio, e questi sono gli esempi di chi ci dovreb- be governare? Chiacchiere e basta. I fatti sono tutta un’altra cosa. Abbraccio tutti fraterna- mente in Cristo Gesù. Cherubina Lorusso Milano Siamo pienamente d’accordo: «L’uomo con- temporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri; se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (PaoloVI). Biocombustibile... no grazie! Cari missionari, mi sento perfettamente in sintonia con quanto scritto da padre Giuseppe Svanera missionario aMarialabaja (Colombia) nell’articolo «E lo chiamano... progresso» ( M.C. n. 2/08 p. 73). L’utiliz- zo della terra (specie quella dei paesi della fascia tropi- cale) per un’agricoltura fi- nalizzata alla produzione di combustibili è un gravis- simo errore. So bene che qualcuno, per esempio il presidente del Brasile Lula, cerca di rassicurare gli ecologisti, ri- petendo che «neppure un metro quadrato di selva sarà sacrificato per il bioe- tanolo»; ma io dubito, co- me anche padre Giuseppe
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