Missioni Consolata - Giugno 2008
56 MC GIUGNO 2008 PARAGUAY «L a mia cattedrale è oggi l’in- tero Paraguay». Parola di un vescovo che è diventato presidente della Repubblica. Si chia- ma Fernando Lugo, e la sua parabola sta facendo il giro del mondo.Ha sor- preso tutti, una mattina del dicembre 2006, quando decise di lasciare l’abi- to talare per buttarsi nelle acque vor- ticose della politica, dopo 30 anni di servizio vescovile. E ha meravigliato di nuovo tutti, il 20 aprile scorso, quando è riuscito a vincere le elezio- ni del suo paese con il 41% dei voti, 10% in più della rivale del partito al potere. A dire il vero, non proprio tutti. I campesinos , gli indigeni, gli ultimi del suo paese lo sapevano già: sono an- dati inmassa a votarlo, perché per lo- ro Lugo era l’unica speranza di cam- biamento. Sei milioni di abitanti, in un territorio poco più grande dell’Ita- lia, e il 5% delle persone che ha in mano il 90% delle risorse economi- che: il Paraguay è oggi una nazione allo sbando che, soia e ortaggi a par- te, vive di importazioni.Asunción, la capitale, è per molti aspetti moderna e viva,ma in netto contrasto con il re- sto del paese, così povero da essere inserito al penultimo livello dell’indi- ce economico di sviluppo dell’Osce, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di sicurezza e cooperazione. Allo stato di cose attuale, come troppo spesso è accaduto in America Latina, ha contribuito non poco il malgoverno di una delle classi politi- che più corrotte della storia.Quella del Partido Colorado, infatti, prima della sconfitta di aprile, è rimasto al potere per 60 anni ininterrotti, 35 dei quali (dal 1954 al 1989) con una fero- ce dittatura manovrata dal generale Alfredo Stroessner, condannato nel 1997 per crimini contro l’umanità e morto a Brasilia nel 2006. Sei decenni in cui la forbice tra ricchi e poveri si è aperta sempre di più, in cui il cliente- lismo era diventato la regola anche del presidente uscente,Nicanor Duarte Frutos. M a ora è arrivato Fernando Lu- go, il «vescovo dei poveri», chiamato così per il suo ope- rato nel mezzo della foresta e degli indigeni guaraní , nella diocesi di San Pedro. «L’ho incontrato cinque anni fa: è una persona estremamente cor- diale, alla mano, con un carisma e- norme, ma molto semplice», dice di lui il cooperante Giuseppe Polini, in Paraguay per conto dell’ong italiana Coopi. E la conferma alle parole del coo- perante è arrivata anche a noi, quan- do, all’indomani della richiesta a Lu- go, tramite l’ufficio stampa della sua coalizione, di concederci un’intervi- sta, la risposta è stata positiva.Man- cavano ancora pochi giorni alle ele- zioni, ma l’ex vescovo sentiva già la vittoria vicina: «A parte colpi di scena o attentati, alcuni dei quali sono già stati minacciati» ha ammesso Lugo. Tutto è poi filato liscio,ma ancora oggi, in ogni uscita, una folta schiera di giovani volontarie guardie del cor- po lo segue.Come se non bastasse, il giorno precedente all’intervista, l’ex vescovo cattolico aveva ricevuto dal rappresentante spirituale degli indi- geni guaraní un vero e proprio esor- cismo contro «le forze maligne». E il primo tema che il neopresiden- te affronta con noi è proprio legato alle fasce deboli del Paraguay: «Oggi nel mio paese solo uno sparuto gruppo di persone vive con dignità. La maggioranza sopporta gravi man- canze, soprattutto i più indifesi, come gli indigeni, le donne, le persone con disabilità e i giovani che, appena pos- sono, lasciano il paese» spiega Lugo prima di entrare concretamente in quelle che saranno le sue priorità. «La mia prima azione concreta co- Due giovani sostenitori dell’Alianza Patrio ´ tica para el Cambio aggrediti da «colorados» ubriachi. Il neo presidente riceve la visita del nunzio apostolico mons. Orlando Antonimi.
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