Missioni Consolata - Giugno 2008
MISSIONI CONSOLATA MC GIUGNO 2008 29 lazioni di borsa (attraverso i contratti denominati futures ), il qua- dro spiega gli aumenti dei prezzi e le conseguenti «rivolte del pane» scoppiate in decine di paesi. Questi sono soltanto alcuni esempi di un’economia che guarda al profitto di pochi, senza curarsi dei danni che produce. Il sistema si basa su alcuni elementi portanti - il mito della cre- scita e del libero mercato, le privatizzazioni, il pensiero unico neoliberista - attorno a cui ha costruito la propria filosofia esi- stenziale. È da questi stessi elementi che occorre partire per spiegare perché il sistema rischia l’implosione. L’INDICIBILE IMBROGLIO DEL PIL I disastri conseguenti ad una crescita inadeguata del «Prodotto interno lordo» (Pil) sono spiegati, con cadenza quoti- diana, dai mezzi di comunicazione. Eppure, l’inadeguatezza del Pil come strumento per valutare un’economia e le condizioni di un paese è conosciuta da tempo. Già nel 1968, un politico di primo piano diceva: «Non trove- remomai un fine per la nazione né una nostra personale soddi- sfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i suc- cessi del paese sulla base del prodotto interno lordo (Pil). Il Pil comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il Pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa,e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm,missili e testate nucleari, si accresce con gli equipaggia- menti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che au- mentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro mo- menti di svago.Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compas- sione né la devozione al nostro paese.Misura tutto, in breve, ec- cetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgo- gliosi di essere americani». A parlare così non era un rivoluzionario o un poeta (o tutti e due assieme), ma un politico di nome Robert (Bob) Kennedy (4). Egli fece questo discorso all’Università del Kansas il 18 marzo del 1968,duemesi prima di essere assassinato. Per rimanere più vicini nel tempo e nello spazio (geografico), leggiamo quanto scrive LucaDeBiase (5):«La retorica della cre- scita economica non cessa di farsi sentire a tutti i livelli della nar- razione pubblica: la crescita del Pil va bene e il rallentamento della crescita va male. Il messaggio resta inalterato in ogni fase storica dal 1950 ad oggi.Quando finisce la spinta dell’industria- lizzazione, i media subentrano a spingere i consumi e a soste- nere che l’aumento del Pil o la crescita della borsa sono le sole variabili che davvero contano. Peccato che il Pil misuri solo ciò che ha unprezzo.Gli economisti sono i primi a diffidarne.La loro classica battuta secondo la quale“ se sposi la tuadonnadi servizio fai scendere il Pil ”resta indicativa.Si può vedere un collegamento diretto,senza troppoparadosso, tra le relazioni umane di qualità - che non sono regolate da uno scambio di moneta e la conta- bilità nazionale. Meno si nutre fiducia negli altri, più ci si affida agli avvocati per qualunque trattativa e più si fa crescere il Pil: ma non per questo si stameglio.Più tempo si dedica a lavorare, più si guadagna e più si aumenta il Pil, anche a costo di avere meno tempo per gli amici: il bilancio della felicità non è neces- sariamente in attivo, anche se quello della moneta è in nero. La crescita del Pil, una volta superata la prima fase che porta a un benessere diffuso, innesca una sorta di spirale. Solo una retorica della crescita ben congegnata può far pensare che quella spi- rale vada giudicata complessivamente positiva». Insomma, il Prodotto interno lordo non funziona, ma conti- nuano a propagandarlo come un punto di riferimento assoluto. Lo stesso vale per il privato (meglio del pubblico, ci dicono), per le multinazionali (meglio degli stati), per il sistema economico neoliberista (meglio di qualsiasi altro sistema, anche ipotetico). PRIVATO È BELLO.O NO? Fintantoché c’è il profitto, «privato è bello» (se poi sia anche realmente efficiente e giusto,è tutto un altro discorso).Se però il profitto scompare, allora l’intervento pubblico (cioè con i soldi di tutti i cittadini) è reclamato come indispensabile. Qualche esempio: i fondi pensione (privati) funzionano finché la borsa e l’economia finanziaria sono in salute, ma non sono mai sicuri come la previdenza gestita dallo stato; le cliniche private vanno benissimo finché le cure o le operazioni chirurgiche non sono troppo complesse e dunque troppo costose per la proprietà; le assicurazioni private assicurano chiunque sia in buona salute, chi di salute ne hameno èmeglio che si rivolga altrove; i voli low cost sono un ottimo investimento (privato), finché le compa- gnie aeree (private) ricevono contributi dagli aeroporti o dagli enti territoriali; e via esemplificando. Il «conflitto tra pubblico e privato» diventa ancora più evidente nell’economia illegale (in cui l’Italia eccelle): la costruzione abusiva di case, lo smaltimento illecito di rifiuti privati, il mancato rilascio di fatture e scontrini fi- scali, la dichiarazione dei redditi falsa sono tutti eventi econo- mici illeciti fatti a spese e a danno della collettività. P ROVOCAZIONE N . 2: ● privato vs pubblico ● neoliberismo vs stato sociale ● no tasse vs sì tasse ● sanità privata vs sanità pubblica ● scuola privata vs scuola pubblica P ROVOCAZIONE N . 3: ● libero mercato vs mercato regolato ● profitto vs ambiente ● speculazione vs giustizia ● sfruttamento vs giustizia ● lavoro come merce vs lavoro come persona P ROVOCAZIONE N . 1: ● ricchi vs poveri ● pensionati vs lavoratori precari ● lavoratori vs disoccupati ● italiani vs immigrati ● noi vs loro (gli altri) ● realtà percepita vs realtà vera ● nostro stile di vita vs loro stile di vita
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