Missioni Consolata - Giugno 2008

MC GIUGNO 2008 25 volte (Mt 2,4; Lc 15,26: 18,36: Gv 4,52: 13,24: At 4,7; 10.18.29: 21,33: 23,19.20), di cui, come si vede, ben 8 in Lc. Si può dire che è un verbo proprio del terzo evangelista. Il ver- bo a sua volta è seguito da una interrogativa indiretta e signi- fica «domandare/indagare con curiosità/chiedere con atten- zione». Luca con un paio di verbi dipinge il quadro completo della personalità del figlio anziano: è curioso, ma senza espor- si a fare la domanda diretta: indaga, confabula per sapere per- ché, in caso di necessità, vuole essere sicuro di non rimetterci e avere sempre una via di fuga o una spiegazione pronta. E SSERE FUORI STANDO DENTRO Luca è un narratore straordinario perché con poche parole mette il lettore sull’avviso che il nuovo personaggio non ha u- na chiara personalità ben stagliata e definita, ma è un indivi- duo indistinto, quasi senza volto; un uomo che si aggira, non si presenta; che spia, non affronta. Il suo ingresso in scena fa da contrasto stridente con la presenza del fratello minore, che era presente anche quando era assente: la casa senza di lui e- ra un mortorio. Ora invece, solo sentire la musica allarma co- sì tanto il figlio, fariseo-anziano, che si avvicina circospetto e s’informa attraverso il servo, restando però sempre «fuori». Essere fuori è tipico delle persone religiose che sono tal- mente piene di pratiche e doveri e obblighi da non accorger- si che nel loro cuore non c’è posto per Dio: praticano molto, ma amano poco o nulla e non si accorgono che Dio passa i- nutilmente accanto a loro, preoccupati come sono di «soddi- sfare i precetti» per tranquillizzare la propria coscienza. Dio per loro è solo un pretesto, essi adorano soltanto il loro nar- cisismo solipsistico: sono schiacciati dai doveri religiosi da non essere più abituati a sapere ricevere gratuitamente il sen- so liberante dell’atto religioso. Don Primo Mazzolari nel 1934 pubblicò un commento alla parabola lucana dal titolo La più bella avventura e pur non es- sendo un esegeta, ma un uomo letteralmente posseduto dal- lo Spirito, seppe cogliere le sfumature e l’anima dei protago- nisti. Mettendo a confronto i due fratelli scrive: «Tanto colui che rimane come colui che va, non ha capito l’amore del Pa- dre: perciò le tenebre sono dentro e fuori. Anche la Casa ha resistenze opache. L’amore del Padre non è negato, ma so- spettato... L’anti-chiesa può essere nella chiesa stessa: come l’anticristo può essere accantonato nel mio animo di creden- te e cristiano. Siamo tutti fuori e tutti dentro, perché ognuno, nella propria inadempienza, è mancante; come nella propria insufficienza, ha la possibilità di rientrare» (P. Mazzolari, La più bel- la avventura. Sulla traccia del «prodigo », Ed. Dehoniane 2001, pp. 40.43) . S I AVVICINÒ ALLA CASA , ASCOLTANDO MUSICHE E DANZE Il figlio anziano procede circospetto e non giunge libero e disinvolto, ma si limita ad avvicinarsi: ancora lontano, sente qualcosa di strano, un suono che aumenta mano a mano che si avvicina. Preoccupazione e curiosità alimentano il suo ter- rore. Dove c’è festa di solito c’è gioia e lui vive nella tristezza che è il vestito diurno della sua anima. S’insospettisce, diven- ta guardingo, comincia a domandarsi cosa stia succedendo; la preoccupazione e l’affanno lo prendono nell’anima e vuo- le vederci chiaro. Emblema del «tipo» religioso osservante (fariseo) che si sente sempre in credito verso Dio e verso gli altri, di cui non ha alcuna stima, non ritorna a casa ma, «appena giunto», si av- vicina come un ladro per origliare e pronto a giudicare e a con- dannare. Uomini di chiesa e laici clericali hanno la condanna facile, perché trasformano il vangelo in un codice penale per comminare pene a chi non è e non pensa come loro. Egli sa che suo fratello è andato via e che in casa il padre vive in perenne lutto, piangendo il «figlio perduto» e doman- dandosi dove abbia potuto sbagliare nell’educarlo. Chiunque sarebbe corso immediatamente in casa a vedere di persona cosa stesse accadendo, ma «questo» figlio, no: lui non corre dentro casa, dal padre, ma comincia ad avere paura, perché ogni novità o variazione nel grigiore della sua giornata è un attentato all’ordine costituito. È un uomo triste e lugubre che diffida di tutti e tutti consi- dera inferiori a sé, perché solo lui è «il giusto». Probabilmente intuisce che possa essere tornato il fratello e va nel panico: non vuole ammetterlo nemmeno a se stesso, perché sarebbe il crollo di ogni suo sogno e cupidigia. Non pensa che la mu- sica e le danze possano essere espressione di esplosione di vita e segno di felicità partecipata; al contrario, pensa che danza e musica siano segnali di tragedia, segni cupi di un im- minente cataclisma, perché non annunciano nulla di buono. La tragedia di quest’uomo è che, pur non essendosi mai al- lontanato da casa, non vi è mai entrato, perché ne è sempre rimasto «fuori», avendo paura di essere coinvolto in una rete di relazioni affettive a cui si sente estraneo. Deve chiamare un servo per sapere cosa accade (v. 26), quasi per mettere tra sé e l’evento un diaframma, uno schermo che al tempo stesso è riparo ed esclusione. Egli sente che tutto attorno gli è osti- le e cerca una via di fuga, una forma di esorcismo, perché la novità della musica e danza gli sconvolge la vita. P ARADIGMA ETICO : G IUSEPPE E I SUOI FRATELLI Il versetto nella sua semplicità dice anche un altro elemen- to che spesso viene sottaciuto: nessuno ha avvertito il figlio «anziano» del ritorno del fratello. Egli era estraneo, «nel cam- po», e tale resta: nessuno si accorge della sua assenza, perché nessuno si è mai accorto della sua presenza. È tragica la figu- ra di questo figlio che vive, come sapremo presto, nell’attesa della morte del padre per ereditare «la roba» e che è indiffe- rente sia quando c’è che quando non c’è. Nel libro della Genesi (37,12-18) si narra che Giacobbe a- veva i suoi figli «anziani» al pascolo in una regione lontana e, volendo avere notizie di loro e del gregge, mandò Giuseppe a cercare i fratelli: «Va’ a vedere come stanno i tuoi fratelli». Giuseppe, il fratello minore, si mette in viaggio verso i suoi fra- telli e non conoscendo la strada, chiede a un passante: «Cer- Giuseppe venduto dai fratelli, dipinto dell’artista tedesco Friedrich Overbeck.

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