Missioni Consolata - Giugno 2008

MISSIONI CONSOLATA re anime a Dio» ricordava suor Cate- rina quando qualche consorella si sentiva stanca o sfiduciata.Ma le fa- tiche più gravose non erano quelle fisiche,ma le difficoltà, opposizioni, complicazioni provenienti dall’e- sterno, in campo civile e religioso. Già i rapporti conmons.Vuicic, per esempio, non erano stati sempre i- dilliaci: tra l’altro, aveva deviato a un istituto di suore francesi una grossa somma che suor Caterina aveva ot- tenuto per le sue opere dall’impera- tore d’Austria.Altrettanto tesi, alme- no inizialmente, erano i rapporti con il successore,mons.Ciurcia, per le ca- lunnie che gli venivano riportate. «Oggigiorno in qualsiasi modo si agisca sempre si incontrano critiche - scriveva suor caterina -.Tutte que- ste cose non le dicono i secolari,ma i religiosi».Tra i religiosi c’erano so- prattutto i cappellani. Padre Giusep- pe Modena, per esempio, aveva divi- so la comunità: allontanato dal Cairo per ordine di mons.Vuicic, sparlava e scriveva contro le suore, ritenendole colpevoli del suo allontanamento. Il suo successore faceva di peggio: con i suoi ordini e consigli «allonta- nava dall’osservanza delle costitu- zioni» si lamentava la madre in una lettera indirizzata al ministro gene- rale dei francescani; per cui lo prega- va di mandare «uno zelante confes- sore... uno secondo il cuore di Dio». ESODO E RITORNO Nel 1882,mentremadre Caterina stava programmando tre nuove fon- dazioni, il nazionalismo arabo pro- vocò varie ribellioni contro l’ingeren- za straniera nel paese. E quando le navi inglesi e francesi bombardaro- no Alessandria, la rivolta si trasformò in autentica caccia allo straniero. Il console italiano chiese alle suore del Cairo di prepararsi a partire,poi- ché non era più in grado di assicura- re la loro incolumità.Dopo aver siste- mato qualche bambina presso fami- glie amiche, la fondatrice, le suore e varie bambine lasciarono Il Cairo.Sa- lirono su un trenomerci e,dopomil- le paure, si imbarcano alla volta di Gerusalemme,Marsiglia,Napoli.Sul battello esse non avevano neppure di che ristorarsi.Per incoraggiare le sue suore, lamadre diceva loro con dolcezza: «A Gesù crocifisso, venne rifiutata una goccia d’acqua.Vorreste che a noi ci fosse accordato tutto quel che desideriamo?». Tornata la calma (in pochi mesi le truppe inglesi avevano occupato l’E- gittomilitarmente),madre Caterina mandò al Cairo tre suore in avansco- perta e, visto che tutto era rimasto intatto, organizzò il ritorno delle al- tre. Da ultima arrivò anche lei. «Pian- geva di contentezza nel vedersi in- torno giubilanti e festose tutte le sue figlie». Soprattutto le morette e- rano felici di riabbracciare la loro «mamma bianca». Nel 1883, fu aperta una scuola ad Alessandria, in un quartiere di pove- ra gente, specie italiani e maltesi. Fu l’opera più grande costruita da ma- dre Caterina, che divenne un centro propulsore per tutte le opere carita- tive della città. Quello stesso anno, nel mese di a- prile si celebrò il secondo capitolo dell’Istituto e madre Caterina fu ri- confermata all’unanimità.Tutti se ne rallegrarono,ma non lei, che accettò l’incarico piangendo, seppur con «perfetta rassegnazione alla santis- sima divina volontà».Ma le lacrime non erano finite: nel mese di luglio il colera le strappò due gio- vani suore, due grandi pro- messe per l’Istituto.Alla fine di ottobre moriva don BiagioVerri e la «Vigna di san Giuseppe» dovet- te chiudere i battenti. TRAMONTO Nel 1886 fu celebrata una consul- ta, a tre anni dal capitolo generale, per fare il punto della situazione. Il consuntivo era più che positivo.A 27 anni dall’arrivo al Cairo, l’Istituto contava sette case in Egitto, due in I- talia, una a Gerusalemme e una sta- va per aprirsi a Malta; ben 102 suore avevano fatto la professione come missionarie francescane; 1.574 mo- rette erano state riscattate; incalco- labile il numero di alunne formate nelle varie scuole, di orfani e trova- telli cui era stato assicurato un futu- ro dignitoso; innumerevoli i poveri che a vario titolo avevano ricevuto amore e assistenza. Il 10 aprile 1887, la sera di pasqua, madre Caterina fu costretta a met- tersi a letto: il suo organismo era sfi- nito. Il 6 maggio, dopo aver ricevuto un’ultima volta l’eucaristia, piegò placidamente il capo e rese lo spiri- to.Aveva 74 anni. Il giorno seguente, i funerali si trasformarono in trionfo. Erano presenti le autorità civili egi- ziane, diplomatici e governanti eu- ropei in alta uniforme; la gente co- mune, soprattutto, cristiani e musul- mani era accorsa a render l’ultimo omaggio alla loro «madre bianca». La voce del popolo ne riconobbe la santità in vita e inmorte, finché Giovanni Paolo II la dichiarò beata il 14 aprile 1985. B en presto le Missionarie fran- cescane d’Egitto, prima con- gregazione missionaria fem- minile italiana, si sparsero in altre na- zioni e continenti; per questo hanno cambiato la loro denominazione di origine: dal 1950 si chiamano Fran- cescane missionarie del Cuore Im- macolato di Maria. Oggi circa 700 figlie della beata Caterina Troiani continuano l’opera di evangelizzazione e promozione umana in 88 case, sparse in Europa, Asia,Africa,Nord e Sud America, se- guendo l’ideale della fondatrice: missionarie in contemplazione, con- templative inmissione. ■ MC GIUGNO 2008 23 Statua della beata Caterina Troiani a Ferentino.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=