Missioni Consolata - Giugno 2008

Guasco, infatti, aveva detto chiaro che non aveva un soldo: finanze e personale erano a carico del mona- stero di Ferentino. Il 4 settembre 1859, un drappello di sei suore, accompagnate da pa- dre Modena e guidate dalla badessa in persona, nel frattempo convertita dalla stretta clausura alla missione, salpava da Civitavecchia. Suor Cate- rina era nel numero: all’età di 46 an- ni, poteva finalmente realizzare il so- gno coltivato per 24 anni: «Converti- re i popoli oltre mare». Allo scalo di Malta, giunse la noti- zia della morte del vicario. Era il caso di continuare il viaggio? Suor Cateri- na rincuorò il piccolo gruppo: «Non ci siamomesse in cammino per cor- rispondere al desiderio di un prela- to, ma alla chiamata di Dio». Giunsero al Cairo il 14 settembre, festa dell’Esaltazione della croce, e si stabilirono nella casa comperata a Clot Bey,nel Cairo Nuovo. Il 1° otto- bre fu loro affida un’orfanella egizia- na: nasceva così l’educandato per or- fane cristiane emusulmane e veniva avviata la scuola per alunne interne ed esterne di ogni nazionalità, condi- zione sociale e religione, con partico- lare preferenza alle più povere. L’accoglienza della nuova scuola fu piuttosto fredda: essendo le suore tutte italiane, «poco gradimento s’incontrava da coloro che erano a- bituati a trattare col gusto francese» scriverà suor Caterina.Ma, superato MISSIONI CONSOLATA rando un talento paterno e presi i contatti con unmedico locale, avviò la spezieria, occupandosi con pas- sione nella confezione di medicinali omeopatici. UNAGRAZIASPECIALISSIMA Ma l’evento più sconvolgente nel- la storia di suor Caterina fu la venuta al Conservatorio, nel 1935, del pas- sionista Domenico Barberi, in par- tenza per una missione in Inghilter- ra, dove i tempi sembravano propizi per il ritorno di tutti i cristiani nell’o- vile di Pietro: re Giorgio IV aveva re- stituito ai cattolici inglesi tutti i diritti civili e il Movimento di Oxford pro- pugna il ritorno del clero anglicano alla chiesa cattolica; già si registrava- no le prime conversioni. Padre Bar- beri impegnava vari monasteri del Lazio in una crociata di preghiere e sacrifici per la sua missione. Le parole del passionista rimasero indelebili nell’animo di suor Cateri- na, come si legge nella biografia del Barberi: «A quella predica essa si sentì venir meno, uscì di chiesa, si ri- tirò in cella, dove l’assalì un pianto dirotto e un alto singhiozzo che ri- chiamò le sorelle stupite. “Non potei - essa dice - né mangiare, né dormi- re, e non avrei fatto altro che ruggire come un leone ferito”». Sempre alla ricerca della volontà di Dio, suor Caterina sentì tale espe- rienza come una chiamata speciale. «Nel 1835 il Signore mi fece intende- re volere da me una cosa alla sua maggior gloria e per la salvezza del- le anime - scriverà più tardi -. L’opera alla maggior gloria di Dio era la con- versione dei popoli oltre mare». Chiusa in un istituto claustrale, co- me poteva lavorare per «la salvezza dei popoli oltre mare»? Suor Cateri- na provò una crisi di identità: forse a- vrebbe dovuto cambiare istituto.Ma il confessore, lo stesso Barberi, le dis- se di restare al suo posto e aspettare che il Signore le avesse indicato co- me fare.Nel 1844, lo stesso passioni- sta promise di costruire unmona- stero vicino a Londra; suor Caterina intensificò preghiere e digiuni;ma il progetto non decollava, finché tra- montò del tutto con la morte del Barberi (1849). Un altro spiraglio per le sue spe- ranze missionarie sembrava aprirsi nel 1855, quando un suo cugino, mons. Bovieri, la mise in contatto con una marchesa parigina, Paolina Nicolay, la quale voleva recarsi a Ge- rusalemme per aprirvi un piccolo o- spizio per i poveri e chiudervi i suoi giorni. Iniziò un lungo carteggio e Paolina venne a Ferentino per pre- sentare il suo progetto;ma quando pretese di portare con sé solo suor Caterina, il sogno andò in fumo. RISCATTODELLEMORETTE Alla fine del 1855 si apriva intanto un nuovo orizzonte: il confessore del monastero, padre Giuseppe Mode- na, che si recava regolarmente a predicare in Egitto, riportò alla co- munità che il vicario apostolico, mons. Perpetuo Guasco, desiderava avere delle suore italiane e france- scane per l’educazione cristiana del- la gioventù. Furono subito avviate le necessarie procedure con la congre- gazione di Propaganda fide per ave- re l’autorizzazione di aprire una mis- sione in Egitto, con il vicario aposto- lico per stabilire le condizioni di lavoro, con il vescovo di Ferentino per avere il permesso di lasciare il monastero; furono contattate varie persone e istituzioni per raccogliere i fondi necessari con cui comperare la casa e sostenere l’opera.Mons. MC GIUGNO 2008 21 Una francescana missionaria con un gruppo di giovani in Guinea Bissau.

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