Missioni Consolata - Giugno 2008
16 MC GIUGNO 2008 COLOMBIA prima del mio arrivo, tra l’esercito na- zionale e un gruppo di guerriglieri. Ma anche qui siamo riusciti a coinvol- gere la comunità, usando la metodo- logia latino-americana della «comu- nione e partecipazione». Si inizia con qualche gioco per mettere la gente a proprio agio.All’inizio non tutti si mo- strano interessati e attivi;ma poi gio- vani, adulti, uomini e donne parteci- pano gradualmente per creare un cli- ma di festa e di fraternità.A questo punto formiamo tre gruppi, ognuno dei quali è chiamato a riflettere su un giorno del triduo pasquale:medita- zione sulle letture bibliche, ricerca del messaggio più profondo e attuale, sua applicazione concreta nella vita di tutti i giorni, attraverso la conver- sione negli atteggiamenti e nei senti- menti più profondi del proprio cuore. Il lavoro di gruppo culmina con la scelta dei canti e la ricerca del «se- gno» che identifichi la giornata speci- fica del triduo.Ogni gruppo scrive su un cartellone i punti fondamentali della riflessione, che viene condivisa con tutta la comunità. Dopo questomomento di «cate- chesi attiva», inizia la celebrazione, in cui ogni gruppo anima una parte della liturgia: il momento penitenzia- le è affidato a coloro che hanno pre- parato il venerdì santo; l’offertorio a quelli che hanno riflettuto sul signifi- cato del giovedì santo; dopo la Co- munione il gruppo del sabato santo invita i partecipanti a imitare Maria Magdalena, l’altra Maria e i discepoli, cioè, annunciare con la vita l’incontro gioioso con il Cristo crocifisso e risor- to e i fratelli. La celebrazione, infatti, che dura più di tre ore, è caratterizza- to da un clima di gioia, vissuta con semplicità tra fratelli e sorelle, con semplicità, espressione concreta del vero «clima pasquale». USCITODALLAGUERRIGLIA Il significato della pasqua di risur- rezione l’ho visto realizzato pochi mi- nuti dopo la fine della celebrazione, in quello stesso villaggio.Un giovane con un berretto sportivo in testa, il poncho sulla spalla sinistra e la frusta per controllare il bestiame nella de- stra, mi si avvicina e comincia a par- larmi sottovoce, guardandosi attorno con aria circospetta.Capisco che si tratta di una cosa delicata e lo invito a uscire dal salone, per evitare occhi e orecchie indiscrete. Comincia dicendomi il suo nome, che non riporto per la sua sicurezza personale. È nervoso.Comincia a par- lare conmezze frasi, rendendomi dif- ficile la ricostruzione della sua storia. Finalmente capisco che è uscito dalla guerriglia e mi chiede di aiutarlo a re- cuperare i documenti del suo stato civile. «Non so quando sono nato - co- mincia a raccontare con più calma -. Avevo forse 7 anni quando ho dovu- to lasciare la mia casa; oggi penso di averne 21.Da bambinomi piaceva giocare con le armi; quandomia mamma mi portava a messa, io scap- pavo per andare a giocare». Mentre nomina la madre, il suo volto si fa più triste. «Mio fratellomaggiore mi ha portato nella guerriglia - continua a raccontare -. È stato ferito in uno scontro armato ed è rimasto invalido. Un altro fratello è stato punito, cioè ucciso dagli stessi guerriglieri». Le disgrazie capitate ai suoi fratelli hanno provocato in lui una forte crisi esistenziale circa il suo futuro perso- nale e le motivazioni della guerriglia, e ideali dei guerriglieri. «Con loro la vita è durissima - continua a confi- darsi -. Tutto è programmato e piani- ficato: ci sono tempi stabiliti anche Preparazione della settimana santa nel villaggio di Venado. Celebrazione dell’ultima cena nella comunità di Remolino.
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