Missioni Consolata - Giugno 2008

MISSIONI CONSOLATA La gente continua anche oggi ad essere affezionata alla Consolata e al suo santuario? Nel giugno 2004, durante la medi- tazione della novena, il cardinale dis- se che il santuario della Consolata era «il cuore spirituale della diocesi». Il santuario è sempre visitato, abitato da qualcuno che viene a trovare la Consolata nella calma e nel silenzio. Le cappelle laterali permettono di raccogliersi nella libertà più persona- le e trovare l’intimità per incontrare la madre di Dio. In questo silenzio della Consolata, che si avverte quando si entra nel santuario, c’è tutta l’attenzione mini- steriale di Maria. Sembra che riman- ga nel quadro invece, nel silenzio, si apre all’accoglienza e all’ascolto. Frutti di quest’attitudine sono la con- solazione, la pace, la calma interiore, il grande dono di sentirsi visitati, an- che nelle sofferenze più profonde, dalla Madre di Dio. La chiesa sempre aperta permette un servizio a tempo pieno, anche nel- l’ora del pranzo,di cui la gente appro- fitta per venire a pregare o semplice- mente a rimanere in silenzio. È certa- mente il luogo nel quale la gente viene in una situazione di felicità o in unmomento di grande sofferenza e alla Consolata apre il cuore.Ciò che la Consolata raccoglie tutti i giorni, solo lei lo sa,di bello e di brutto, io faccio solo un po’da segretario.Ciò che lei opera ogni giorno è racchiuso nel se- greto della relazione che lei opera o- gni giorno con chi a lei si affida. Avvertite anche voi il senso di stanchezza spirituale che sembra avvolgere le nostre comunità di fe- de? Più che di senso di stanchezza par- lerei di calomatematico, quello sì innegabile. Si tratta di una dimi- nuzione che noi avvertiamo so- prattutto nel numero di persone che si avvicinano al sacramento della riconciliazione, che resta il servizio peculiare che offriamo qui alla Consolata.Al calo numerico cer- chiamo di sopperire con la qualità, che è rimasta invariata, frutto anche di un continuo lavoro di preparazio- ne e aggiornamento. La gente, co- munque, continua a venire perché sa che alla Consolata c’è sempre qual- cuno pronto ad ascoltarla e ad offrire il perdono di Dio. E non sono solo to- rinesi,ma arrivano anche dalla Val d’Aosta, dalla Val di Susa, dalla dioce- si di Ivrea. Giusto per dare due cifre: il santuario accoglie, per difetto, 1 mi- lione e150 mila persone all’anno. Questa cifra corrisponde al conteg- gio che abbiamo fatto nell’anno 2006 con il contapersone sulle porte. In un anno passa praticamente la città di Torino. Quante persone gestiscono di fatto tutte le attività del santuario? Siamo in unmomento di «bassa marea». Eravamo più di venti preti nel 2001, oggi siamo in sei ad occu- parci direttamente dei servizi al san- tuario. Il cardinal Poletto ci ha confer- mato, che nel corso del 2008 alcuni preti lasceranno il loroministero pa- storale e verranno qui a darci una mano e spero tanto che la Consolata lo aiuti in questo proposito.Chi lavo- ra al santuario passa almeno tra le 4 e le 6 ore al giorno in confessionale. Ora io sono fermamente convinto che questo tipo di ministero richieda necessariamente del riposo per po- ter offrire un servizio qualificato co- me quello che la Consolata è chiama- ta a rendere alla diocesi di Torino e anche alle diocesi vicine. Per essere buoni confessori bisogna prima di tutto essere degli uomini riposati. Es- sere riposati permette di poter pre- gare di più, formarsi adeguatamente e servire meglio. Si rischia altrimenti di non avere la necessaria calma per ascoltare chi si rivolge a noi e si corre il rischio di diventare insofferenti. Le persone percepiscono immediata- mente se siamo distratti, nervosi, stanchi. In questomodo, un servizio già reso carente dalla mancanza di personale rischia di allontanare la gente invece di avvicinarla.Questo è uno dei pochi luoghi in diocesi dove l’ascolto è sempre garantito, ed oc- corre darlo al massimo. Chi sono,oggi, i visitatori tipo del santuario della Consolata? Tantissime persone. È difficile an- che solo immaginare quante genera- zioni sono passate per la porta del santuario nella sua storia millenaria. Eppure, resta un profondo legame fi- liale della gente con la Madre di Dio. In questo santuario c’è una tradizio- ne così radicata di affetto sincero e manifesto nei confronti della Madon- na, al punto che anche i non credenti ci vengono.Ci viene chi magari sta percorrendo un cammino di fede o chi ha qualche cruccio. In qualsiasi momento del giorno possono arriva- re il giurista, l’avvocato, l’imprendito- re di fabbrica, il primario dell’ospeda- le, il docente universitario, insieme al popolo, alla gente più comune senza titoli onorifici o accademici.Tutti con il bisogno di sentire come la mater- nità di Maria diventi avvolgente, av- volgente come l’abbraccio della ma- dre al figlio, come si vede nella tela. Questo vale anche per i cristiani che arrivano da più lontano, per i tan- ti migranti che, pur portando da casa le loro tradizioni e devozioni, hanno anche adottato la Patrona di Torino. La Consolata, ha unministero che travalica le etnie; tutti, davanti a lei, si sentonomaternamente amati. La Vergine ci apre a una realtà che supe- ra la diocesi, le etnie, le nazioni.Ose- rei dire che supera anche le religioni. Un esempio? Abbiamomamme mu- sulmane che portano i bambini a ve- dere la Consolata.Nella sura 19 del Corano, infatti, si parla della madre del profeta, di Gesù.C’è una grande venerazione per Maria e le mamme accompagnano volentieri i bambini a vederla; si fermano all’ingresso, in- dicando il quadro della Madre di Dio. Tempo fa abbiamo fatto una prova stampando immaginette della Con- solata con l’«Ave Maria» scritta in ara- bo. Per rispetto di chi vive la fede isla- mica, avevamo omesso il termine «Madre di Dio», sostituendolo con MC GIUGNO 2008 11 Don Marino Basso, attuale rettore del santuario della Consolata: ottavo erede dell’Allamano.

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