Missioni Consolata - Maggio 2008
pa - aggiunge -. Lavorano tutto il giorno a contatto solo con conna- zionali, la sera crollano di stanchez- za. Quando trovano il tempo di stu- diare la lingua?». A questo punto sopraggiunge la sciura Luisa, si ferma e, appog- giandosi al suo bastone, s’in- tromette di nuovo per dirci con il suo forte accentomilanese: «È gente per- bene, questa.Vivo nel palazzo qui a fianco da 50 anni, posso garantirlo»; e così dicendo, rivolge lo sguardo al- l’imprenditore, che ricambia con un ampio sorriso. Lei conosce Xiao, così come lo conosce Guido, 84 anni; que- sti, mentre Luisa parla, s’intrattiene con Geng (uno dei quattro ragazzi dell’associazione) per imparare for- mule di saluto cinesi, che poi ripete inmodomolto buffo. Xiao e i suoi giovani dipendenti ci- nesi, Luisa e Guido sono gli ultimi incontri di questo «passaggio» da Chinatown. «C’è qualcuno che man- ca all’appello - aggiunge Guido -. Sono i ragazzi italiani. Qui per le strade non se ne vedono da tempo, ed è un peccato: non possiamo es- sere solo noi anziani a dialogare con i giovani cinesi; devono farlo loro, prima che sia troppo tardi». Può dar- si che abbia ragione. Forse per supe- rare le incomprensioni bisognereb- be parlarsi, e «contaminarsi» un po’ di più. ■ MISSIONI CONSOLATA Niccolini, tenuto in modo impecca- bile. «Ogni dieci giorni riceviamo una visita della Asl - spiega -; le mul- te per qualsiasi errore sono salate, sui 3mila euro;ma è un bel po’ che non le prendiamo». Ci permette pu- re di parlare con i due commessi e con la giovanissima cassiera, che quasi con vergogna si scusa per non riuscire a parlare italiano: «Meno male che quasi tutti i nomi dei pro- dotti sono in doppia lingua e i prez- zi bene in vista» riesce a dirci con l’aiuto di Xin. Soprattutto Xiao ci ha raccontato la sua storia. «Vengo dalla campagna attorno a Shangai, come il 95% della gente di Chinatown» spiega mentre ci consegna il suo biglietto da visita, in cui spicca la scritta GroupHu Italy . «Ci chiamiamo quasi tutti Hu, siamo così numerosi che abbiamo superato i Brambilla, il cognome milanese per eccellenza» scherza l’imprenditore cinese. Lui, le dinamiche dell’immigrazio- ne mandarina in Italia (oggi il 5% del totale) le conosce bene. «La nostra fa- miglia in Cina si indebita fino al collo per farci venire qui - continua Xiao -. Quando arriviamo, ci facciamo ospi- tare da conoscenti e alla prima op- portunità di lavoro ci dedichiamo 24 ore su 24, per saldare prima possibile il debito familiare».Amolti va male, devono tornare in Cina.Xiao, invece, è uno di quelli che ce l’ha fatta, ha una piccola fortuna. «E ora che posso, cerco di dare lavoro a più connazio- nali possibili» conclude. Proprio mentre dice ciò, gli si avvi- cina un cinese di mezz’età, chieden- dogli qualcosa. Dopo qualche minu- to, una stretta di mano e Xiao lo sa- luta. «Fa il muratore,ma ha problemi di permesso e non trova un impiego serio, spero di poterlo aiutare» chia- risce in un italiano impeccabile. «È vero che pochissimi cinesi sanno l’i- taliano, ma guai a farne loro una col- MC MAGGIO 2008 59 Hu Xiao, imprenditore cinese e punto di riferimento per la comunità di Chinatown. Chinatown ha anche la propria banca. Liu Geng insegna a Guido formule di saluto cinesi.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=