Missioni Consolata - Maggio 2008

20 MC MAGGIO 2008 MYANMAR Charles Bo, arcivescovo diYangon e presi- dente della Conferenza episcopale del Myanmar, è la figura più importante della chiesa cattolica birmana. Lo abbiamo in- contrato a Pathein, città nella regione del delta dell’Ayerwaddy. Arcivescovo, lavitadeibirmani,dopole manifestazioni del 2007, è cambiata? In verità non ci sono stati molti cambia- menti: le manifestazioni hanno sicuramen- te lasciato il segno nel paese, ma il gover- no ha immediatamente «normalizzato» la situazione, fino ad affermare che tutto è tornato alla normalità e procede per il me- glio. In realtà c’è stato uno screening attento su ogni monaco che si è riusciti a individuare dopo aver partecipato ai cortei: i più attivi e coinvolti sono stati imprigionati. Mentrelemanifestazionieranoalculmine, laConferen- zaepiscopaledelMyanmar haemessoundocumento in cui si invitava i cattolici birmani a non partecipare alle manifestazioni.Mi scusi,manonriescoacondividerel’i- dea di rimanere «fuori» in un contesto così importante. E, sentendo altri religiosi cattolici nel paese, anche loro sono rimasti spiazzati da tale documento. La Conferenza episcopale ha invitato solo i preti e le suo- re a non scendere in strada aggregandosi ai cortei, lasciando ai singoli fedeli libertà di scelta. Il problema è che la chiesa cat- tolica in Myanmar è molto piccola e nel 1988, dopo aver ap- poggiato apertamente le proteste, ha subito enormi riper- cussioni da parte del governo, faticando non poco a rimettersi in sesto. Per questo abbiamo chiesto ai nostri religiosi di u- nirsi alle preghiere. Perché non avete invece chiesto l’immediato inter- vento della chiesa in Occidente e del Vaticano? Il papa è intervenuto con un discorso trasmesso nei giorni più caldi delle dimostrazioni e le chiese di Hong Kong, Filippi- ne eThailandia hanno espresso duri giudizi nei confronti dei militari, appoggiando apertamente i manifestanti.Non si deve comunque dimenticare che le chiese cristiane sono state le uniche ad aver inviato un documento direttamente a Than Shwe affinché adottasse una soluzione pacifica e aprisse le por- te al dialogo. Ma nessun documento di condanna o di appoggio ai manifestanti è emerso dalla chiesa in Myanmar. È vero, nessun documento ha condannato le repressioni e tantomeno ha espresso favore verso i monaci, ma occorre comprendere che la situazione della chiesa in Myanmar è assai differente da quella in cui si trovano altre chiese d’Oriente. Ora siete in contatto con le comunità buddiste? A livello privato. Ufficialmente non possiamo avere alcun contatto con loro, per i sospetti che creerebbe all’interno del governo. Sarebbe troppo pericoloso per loro e per noi. Come giudica il ruolo dell’Onu e di Gambari nel pro- cesso di dialogo che ha con il governo? Non siamo soddisfatti: l’Onu dovrebbe essere più incisiva. Ma come cristiani dobbiamo continuare ad avere speranza. L’Spdc è un dinosauro anchilosato, che non mostra al- cunapossibilitàdi smuoversi dalle sueposizioni. Solo la morte di Than Shwe potrebbe smuovere lo status quo? Forse. La sua morte potrebbe cambiare qualcosa, ma altri tre o quattro generali sono subito pronti a rimpiazzarlo e nes- suno sa quali siano esattamente le loro intenzioni. Parliamo di remote eventualità: una partecipazione dellaLeganazionaleper lademocraziaaungovernodi coalizione potrebbe portare qualche cambiamento? Lei parla di eventualità; io voglio parlare di realtà. E voglio anche essere chiaro:sono 60 anni che la Birmania si trova sot- to dittatura militare. Non penso che, anche nel caso l’Lnd sia chiamato a condividere il potere con i militari, il sistema pos- sa cambiare.È tutto troppo radicato.Radicato nell’animo del- le persone. Di tutte le persone. Secondo me occorre riedu- care, partendo dalle generazioni future, dalle scuole, dai più piccoli. Questo, come avrà capito, prenderà molto tempo. I- noltre ogni tipo di cambiamento nel paese dovrà essere gra- duale, non improvviso. Se i militari dessero tutto il potere al- l’Lnd e Aung San Suu Kyi, andremmo incontro a un periodo di enorme confusione. Questo lo ha capito anche Aung San Suu Kyi, che non vuole isolare i militari escludendoli dal po- tere. La sua politica,molto saggia, è quella che lo cedano gra- dualmente. I birmani non sono pronti per la democrazia. La nazione andrebbe contro al caos più totale se i militari do- vessero cedere completamente il potere. Ha parlato di tempo: quanto ci vorrà, secondo lei? Dipende dai militari. Non meno di 3-4 anni per iniziare la transizione.Ma devono sentirsi pronti alla cogestione del po- tere e sono sicuro che non lo sono. Non lo vogliono. Alme- no sino a quandoThan Shwe e la sua fazione sarà al potere. Con Khin Nyunt c’è stata la possibilità che il Myan- mar imboccasse una via democratica: è stata Aung San Suu Kyi, allora, a rifiutare il dialogo? Khin Nyunt è stato arrestato nel 2004 e non si è mai capi- to il motivo. Sono due le possibili giustificazioni: il dialogo ini- ziato con Aung San Suu Kyi, che Than Shwe non voleva nep- pure iniziare o un progetto ideato dallo stesso Khin Nyunt per acquisire il totale controllo dei militari. In entrambi i casi è statoThan Shwe a sventare i progetti e prendere il posto di Khin Nyunt. Ma, ripeto, nessuno, tranne i vertici militari oggi al potere, sa esattamente per quale motivo il generale sia sta- to arrestato. Ha parlato di una chiesa piccola e impotente: c’è qual- cosachepuòfareperindirizzareilMyanmarversolade- mocratizzazione senza cadere nel caos più completo? La chiesa cattolica è l’unica organizzazione in Myanmar che ha un reale e costante contatto con la comunità internazio- nale. Neppure i buddisti possono avere contatti così capillari e influenti. Per questo il governo cerca di ostacolare in ogni modo la chiesa cattolica. AncheAung San Suu Kyi ha ammes- so che in Myanmar i birmani non hanno alcun potere. Chi, oltreaimilitari, puòdecidere il futurodei birmani? La comunità internazionale. E in Myanmar la chiesa cattoli- ca ha l’influenza necessaria per far sì che la comunità interna- zionale agisca nei modi più opportuni. Persuastessaammissionel’Onu,massimarappresentante mondiale, non staagendo inmodo soddisfacente. Non esiste solo l’Onu... Se parla dell’Unione Europea, non sarei tanto ottimi- sta: come rappresentante per discutere con il governo birmanohasceltounitalianoche,diconoidissidentibir- Chiesa cattolica in Myanmar MINORANZA «VIGILATA»

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