Missioni Consolata - Maggio 2008
MISSIONI CONSOLATA LE ETNIE DIFFIDENTI Ma il principale problema del futu- ro del Myanmar non si può dire sia la corruzione o la divisione interna che frantuma l’opposizione: è qualcosa di ben più grave, che affonda le radici nella base sociale stessa della nazio- ne. Il paese è, infatti, un crogiuolo di etnie, ognuna con i propri dialetti, credenze, tradizioni, leggende e, so- prattutto, fondanti su identità nazio- nali diverse e autonome da quella bamar , la principale etnia del paese. Il nome stesso Birmania, utilizzato sino al 1989 anche in sede interna- zionale, non è altro che la storpiatura inglese di bamar. Il cambio di nome voluto dal regime identifica con più ampio respiro l’effettiva sovranità in- teretnica dello stato, che sin dalla sua nascita, ha dovuto combattere con- tro le fortissime istanze secessioniste che arrivavano dalla periferia. Le manifestazioni del 2007 sono state pressoché ignorate nelle regio- ni non bamar , che non accettano neppure Aung San Suu Kyi come possibile capo di stato nel caso le fosse data questa remota possibilità. «Aung San Suu Kyi è una bamar e co- me tale non farebbe altro che cerca- re di perpetuare il potere bamar sui nostri stati, esattamente come sta fa- cendo oggi l’Spdc» argomenta un leader karen . Del resto, se si analizzano a fondo i risultati elettorali del 1990, liquidati dai massmedia declamando sempli- cemente la vittoria dell’Lnd, ci si tro- verebbe dinanzi a un quadro allar- mante della situazione del paese.Di fronte a un 58,7% di voti a favore del- la Lega nazionale per la democrazia, quasi tutti per altro ottenuti nelle re- gioni centrali del paese (la Birmania vera e propria), i partiti indipendenti- sti a base etnica hanno ottenuto un sorprendente 16,2% a livello nazio- nale, che, parametrato su base regio- nale, si innalza a valori altissimi. Basti dire che il principale partito etnico al- leato all’Lnd, lo Shan Lnd, ha raggiun- to appena l’1,7%, dimostrazione di quanto debole sia il legame che uni- sce qualsiasi tipo di politica dettata daYangon alle zone di confine. I GARANTI DELL’UNIONE Per questo le richieste di allontana- mento immediato dei militari dai centri decisionali, tanto invocato in Occidente, hanno ben poco senso e dimostrano quanto poco si conosca il Myanmar. Solo un esercito forte è in grado di mantenere uniti gli stati che compongono l’Unione. La stessa Aung San Suu Kyi ha ripetuto, sin dal primo comizio del 26 agosto 1988 di fronte alla Shwedagon Pagoda, il suo rispetto per un’istituzione fondata da suo padre e indispensabile per l’u- nità del paese: «Ho un forte senso di attaccamento al Tatmadaw - disse in quel frangente -, non solo perché è stato voluto e fondato da mio padre, ma anche perché da bambina i sol- dati di mio padre mi accudivano». Traducendo in altre parole, il senso della frase sarebbe questo: come i militari hanno accuditome, possono proteggere anche voi e la nazione in- tera. «Solo i militari possono garanti- re lo status quo della Birmania» spie- gaWin Min, professore di Storia bir- mana all’Università di ChiangMai, in Thailandia. Non è una questione esclusiva- mente nazionale: la disgregazione birmana creerebbe pericolosi squili- bri regionali che nessuno vuole.Una MC MAGGIO 2008 17 Scene di solidarietà: una donna offre del cibo ai piccoli monaci, che, a loro volta, lo donano ai loro coetanei più poveri.
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