Missioni Consolata - Aprile 2008

MISSIONI CONSOLATA 14 paesi (di cui 2.100 francesi), ha ri- preso a installarsi a metà febbraio. E DOPO? «Dopo la battaglia di N’Djamena i militari sono tornati in città e hanno festeggiato ubriacandosi e sparan- do in aria» racconta un volontario da una località del sud «peccato che fe- steggiando abbiano ucciso un uo- mo e due bambini». «È facile di que- sti tempi incontrare militari ubria- chi...» continua. Dopo la ritirata strategica, i ribelli riparano a Sud-Est, passando da Mongo, nel centro. Sono seguiti - a distanza - dai francesi e dall’eserci- to regolare. Ripiegano perché han- no finito i rifornimenti e perché «i carri armati vincono sui pick up» co- me dichiara Mahamat Nouri. Sono convinti che il presidente sarebbe caduto, se non avesse avuto l’ap- poggio della Francia. I transalpini hanno scelto Déby come il «meno peggio», non potendosi fidare dei ribelli (pur tentando di negoziare l’avvio di un processo democratico in caso di vittoria di questi…). «Non tollereremo un altro attacco alla ca- pitale» raccontano militari francesi a un testimone. I ribelli si dividono e vanno nella zona della frontiera tri- pla Ciad - Sudan - Repubblica cen- tro africana. STATODI EMERGENZA Intanto Déby dichiara lo «stato di e- mergenza» su tutto il territorio na- zionale, per 15 giorni.Questo gli permette di rendere legali le perqui- sizioni di abitazioni private (già lar- gamente abusate subito dopo la battaglia di N’Djamena), i posti di blocco e il controllo della stampa pubblica e privata. Instaura anche il coprifuoco notturno. Subito dopo la battaglia furono arrestati «manumi- litari» tre importanti leader dell’op- posizione: Lol Mahamat Choua, Ibni Mahamat Saleh e NgarléjyYorongar. Solo del primo, già capo di stato, si hanno notizie: dopo aver passato un mese in una prigione militare, viene messo agli arresti domiciliari.Degli altri due nessuna notizia. «Non sap- piamo dove siano» dichiarano dal governo. Intanto Francia e organiz- zazioni per i diritti umani fanno pressioni affinché siano liberati. «Il Ciad è un paese strano - ci rac- conta un volontario italiano - sem- bra tutto tranquillo e, all’improvviso, si scatena l’inferno». ■ Le popolazioni del Sud del Ciad da sempre subiscono il dominio di alcune etnie minoritarie del Nord. Il presidente francese, in volo per il Sud Africa, decide di fare un breve scalo in Ciad il 27 febbraio. «Il messaggio del presidente al suo omologo sarà molto chiaro: oc- corre un’inchiesta credibile» dichia- ra il portavoce dell’Eliseo,DavidMar- tinon. E continua: «Il presidente del- la repubblica dirà al capo di stato ciadiano che l’amicizia tra i due paesi potrà aumentare solo se il processo di democratizza- zione in Ciad riprende e si accelera». Preoccupazio- ne dunque, per la ten- denza di deriva autori- taria del regime di N’Djamena.

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