Missioni Consolata - Aprile 2008

re, essere definitamusul- mana, considerando che, al momento delle nozze con Maometto, l’islamnon era ancora sorto. Invece, nel numero di gennaio 2008, a pag. 46, si dice che della non violenza «l’antesigna- no fu Indira Gandhi»; ov- viamente non è il Mahat- ma Gandhi, con cui non era neppure imparentata. Scusate la pignoleria, ma mi sembra giusto collabo- rare, affinché MC diventi sempre migliore, anche grazie alla necessaria preci- sione nei contenuti. Franco EustorgioMalaspina Milano Prima di tutto grazie per la collaborazione. So- no due strafalcioni im- perdonabili, di cui a- vremmo dovuto accor- gerci prima di passare le bozze alla correzione fi- nale. E poi, ci scusiamo con i nostri lettori. falcione, purtroppo, ogni tanto si trova. Due esempi. Nel numero di ottobre-novembre 2007, a pag. 106 si parla della moglie di Maometto, di- cendo che è vissuta nel XVI secolo e che era una donna musulmana. Il profeta Muhammad, ovviamente, è vissutomille anni prima, e lamoglie non può, a rigo- rivista@missioniconsolataonlus.it MC APRILE 2008 7 K OSOVO INDIPENDENTE - I NTERESSE D ’I TALIA C osa farebberogli italiani seungiornogli albanesi (oqual- siasi altro gruppo etnico presente nel territorio) diven- tassero la maggioranza in una delle regioni italiane, perché le famiglie italiane hanno pochi figli,e decidessero di procla- mare quella regione «Repubblica indipendente»? Gli italiani non hanno conosciuto gli effetti della «lotta de- mografica» (significa fare più figli possibile) per poter vendi- care il diritto di «autodeterminazione», una volta diventati maggioranza assoluta. Forse gli italiani pensano che questo non potrebbe mai succedere alla loro terra,o credonodi poter adottareduemi- sure nel reagire: una per se stessi e l’altra per gli altri? «È nell’ interesse d’Italia il Kosovo indipendente»! Per que- sto motivo l’Italia è pronta a riconoscere l’indipendenza del Kosovo, legittimare lo strappo di un territorio a un paese so- vrano, indipendente, riconosciuto come tale dal diritto inter- nazionale. Ma è veramente questo l’interesse d’Italia? Non è il vero interessedi unpaesepensareal futurodellegiovani ge- nerazioni, trasmettere lorodei valori,e guardarsi di fare quel- lo di cui quelle generazioni possano vergognarsi? I serbi sono un popolo con profonde radici cristiane,che nel corso dei secoli è riuscito a sopravvivere e a trasmettere al- le generazioni dei valori cristiani, nonostante il secolare do- minio ottomano, nonostante mezzo secolo di ateizzazione comunista. Sopravviverà anche inquesta Europa,che ha rin- negato le proprie radici cristiane, proprio perché ha sempre avuto la ricchezza spirituale che è il Kosovo. Nei Balcani non è cominciato tutto il 28 giugno 1989 con Milosevic, come dicono i giornali, informati dall’ Osservatorio dei Balcani , ma secoli prima: il 28 giugno 1389 con il sultano Murat e lozar Lazzaro,quandoentrambi persero lavita inbat- taglia sul Campo dei Merli (Kosovo),mentreMurat occupava e Lazzaro difendeva la Serbia. I serbi per la prima volta perse- ro il Kosovo e vissero per secoli sotto dominio turco. La seconda volta lo persero durante il comunismo di Tito, che proclamò il Kosovo e la Metohija una provincia autono- ma, accolse tutti gli albanesi che venivanodall’Albania,favorì la loro natalità essendo lui stesso il padrino di ogni famiglia che a- veva più di nove figli. Gli albanesi possono impos- sessarsi della terra che non ap- partiene loro, dei monasteri me- dievali dellachiesaortodossa ser- ba, e presentarli ai turisti come fossero loro, come stanno già fa- cendo, possonoedificare il «loro stato» sulle altrebugie,e cer- care sostegno e protezione dei potenti che non temono Dio, ma questo non può durare. È passato l’impero ottomano, è passato il comunismo, passerà anche questo nuovo impero, che sfrutta, sottomette o cancella il più debole. I serbi continueranno a trasmettere ai loro figli la via,verità e vita che èGesùCristo,convinti che quello è il piùgrande in- teresse di ogni generazione. Snežana Petrovic, Rovereto (Trento) C omprendiamo l’amarezza della signora Petrovic , da molti anni nostra collaboratrice,ene condividiamo le ra- gioni, per la perdita di una parte storicamente così impor- tante del territorio del suo paese. Ogni separazione, a qual- siasi livello e in qualsiasi ambito, porta solo dispiaceri. Pro- verei anch’io gli stessi sentimenti, qualora un pezzo d’Italia dichiarasse unilateralmente la propria indipendenza o si staccasse per confluire in un altro stato. Nei decenni passati, anche in Italia ci sono stati (e ci sono ancora)movimenti indipendentisti o separatisti, comequel- lo dell’Alto Adige o Südtirol , caratterizzato da tensioni e at- tentati terroristici,per ottenere la secessione dall’Italia e l’u- nione con l’Austria.Ma grazie al dialogo e agli accordi paci- fici tra i maggiori responsabili delle due nazioni, le tensioni sono state dissolte.Da quando, poi, anche l’Austria è entra- ta nella Comunità europea, nessun tirolese si sogna di mo- dificare i confini tra i due paesi. S ulla nostra rivista abbiamo seguito con apprensione e rammarico le tensioni e violenze etniche che hanno in- sanguinato l’ex Jugoslavia negli ultimi anni.Più che ricerca- re i colpevoli della tragedia balcanica, abbiamo riportato le testimonianzedi persone impegnatenellapacificazione tra i popoli,mediante il dialogo e la cooperazione disinteressa- ta: unica strada valida anche per il futuro. Auguriamo che Serbia e Kosovo entrino nella grande fa- miglia di popoli che è l’Unione europea, in cui i confini geo- grafici perdono la loro importanza, i nazionalismi vengono stemperati e le identità e i dirit- ti delle minoranze etniche più garantiti...con l’aiuto di Dio, che guida la storia dei popoli. Chiesa del monastero di Decani, enclave di kosovari serbi vicino a Pec. ‘ ‘

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