Missioni Consolata - Aprile 2008
Cari mission @ ri 6 MC APRILE 2008 competitività. C’è addirit- tura chi sostiene che biso- gna dare nuovo impulso al- l’edilizia, che le aree fabbri- cabili vanno aumentate, che i giovani debbono smetterla di fare i bamboc- cioni e che è ora di piantar- la con la storia del lavoro precario che scoraggia la ri- cerca dell’autonomia, della flessibilità che deprime il desiderio di creare nuovi nuclei familiari e dei con- tratti a termine che scorag- giano lamaternità. Guai anche a ricordare che il tas- so di abortività è in crescita tra le lavoratrici extraco- munitarie, guarda caso, quelle più esposte ai ricatti padronali. Ecco, io credo che, se vo- gliamo veramente bene al- le vittime dei roghi, delle cadute dalle impalcature, del caporalato, del mob- bing , degli abusi - sessuali e non - sul posto di lavoro, non possiamo astenerci dal dire queste cose, non possiamo - e qui mi rivolgo innanzitutto al clero e all’e- piscopato - fare campagne giuste, anzi sacrosante contro l’aborto e la RU486 e poi girare gli occhi dall’al- tra parte quando unmovi- mento, sindacato, partito chiedono, ad esempio, l’e- stensione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori a tutte le aziende, siano es- se acciaierie, calzaturifici o aziende agricole, e a pre- scindere dal fatto che ab- biano 1, 5, 15, 100 o unmi- lione di persone alle loro dipendenze. Cari vescovi e cari preti, che ogni prima domenica di febbraio riempite le se- die e le panche delle chiese di volantini inneggianti al- la bellezza e alla vita e invi- tate i Casini e gli Sgreccia a tener conferenze contro la mentalità abortista e rela- tivista, dove stavate rinta- nati domenica 15 giugno 2003, giorno del referen- dum sull’articolo 18? Per- ché tante belle omelie con- tro il liberismo selvaggio delle multinazionali, quan- do presiedete le esequie funebri di chi muore in in- cidenti come quello alla ThyssenKrupp e tanto, tan- to silenzio (in alcuni casi addirittura ostilità…) quan- do, attraverso proposte di modifiche legislative, qual- cuno cerca semplicemente di responsabilizzare chi ge- stisce un’azienda e toglier- gli l’illusione pericolosa (pericolosa per lui e i suoi familiari oltre che per gli o- perai e comunità civile…) di essere anche giudice su- premo, oltre che imprendi- tore e manager, e che certe sue decisioni sono insinda- cabili, incontestabili e irre- vocabili? Cordialmente. Francesco Rondina Fano (PU) Errata corrige Cari missionari, la vostra rivista è bella e in- teressante, la trovo anche varia nella scelta degli ar- gomenti e scritta inmodo semplice, ma comunque di un buon livello culturale. Però, forse, andrebbe un po’ più curata nei particola- ri, nella correzione delle bozze, perché qualche stra- Passione per la Parola di Dio Cari missionari, il commento di don Paolo Farinella alla parabola del Figliol prodigo è un dono grande. Don Paolo è riusci- to in un’impresa che riesce a pochi, quella di coniugare rigore scientifico e cuore, passione, capacità di coin- volgere il lettore in profon- dità. Con la sua esegesi don Paolo ci ha comunica- to qualcosa di veramente importante, ci ha dimo- strato che la parola di Dio non è mai scontata, che è sempre in grado di dare, a chi le lascia unminimo di spazio, nuovi stimoli, nuo- vo slancio, nuovo vigore. Per me don Paolo è come quella terra fertile di cui ci parla Gesù nella parabola del seminatore, una terra capace di produrre ora il trenta, ora il sessanta, ora il cento per uno. Spero che quel che ha fatto con la pa- rabola del Figliol prodigo don Paolo possa presto far- lo anche con altre pagine evangeliche, per esempio la parabola dell’ammini- stratore disonesto (Luca 16,1-14). Cordiali saluti. Ludovico Torrigiani Pesaro Urbino Sonomolti che, come il signor Torrigiani, ringra- ziano per il commento al- la parabola del Figliol pro- digo. Siamo grati anche noi a don Paolo per la sua collaborazione, per la «passione» con cui ci spezza il pane della Paro- la e ce la rende affasci- nante e «coinvolgente». La lunga spiegazione della parabola è nata dal- la lettera a lui scritta da un nostro lettore; per cui benvenuti altri suggeri- menti, come quello del si- gnor Torrigiani. A proposito di morti bianche Cari missionari, anche se non sono di Tori- no e finora l’ho vista solo in televisione e sui giornali questa bellissima città, la città dellaMadonna della Consolata, la simpatia che ho per lei è grande ed è proprio questo sentimento di simpatia che mi fa senti- re in dovere di scrivervi per esprimere alle famiglie di Antonio Schiavone, Rober- to Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, RoccoMar- co, Rosario Rodinò, Giusep- pe Demasi, tutto il mio cor- doglio e lamia vicinanza. Da decenni si ripete che in Italia ci sono troppe morti bianche, che si inve- ste troppo poco in sicurez- za, che coloro che dovreb- bero fare le ispezioni sono troppo pochi e persino che, spesso e volentieri, gli im- prenditori vengono avvisa- ti dell’arrivo dell’ispettore, per cui l’ispezione stessa si risolve in una farsa… Nello stesso tempo però, ci si lamenta che l’Italia corre poco, il suo Pil cresce troppo lentamente, le im- prese hanno troppi vincoli, gli imprenditori, quando vogliono licenziare qualcu- no, incontrano ostacoli in- concepibili e che tutto que- sto ci fa sempre più regre- dire nella classifica della
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