Missioni Consolata - Aprile 2008
58 MC APRILE 2008 KAZAKISTAN re al meglio i corsi d’acqua,estenden- do la superficie coltivabile attraverso laboriosi sistemi d’irrigazione.Qui scorre il Syr Daria,nelle cui prossimità, fin dai tempi più remoti, sono sorti in- sediamenti che erano anche tappe di uno dei tanti rami della via della seta. Tra di essi si possono ricordareTurke- stan, l’anticaYasi,dove c’è il mausoleo del maestro sufi AkhmedYasavi,e Otyrar, tristemente famosa per un epi- sodio che fu all’origine della calata dei mongoli in Asia centrale. Nel 1218 il governatore della città depredò e massacrò una compagnia di mercanti provenienti dalla Mon- golia.Otyrar faceva parte dei territori dello scià della Corasmia,Ala ad-din Mohammad, il sovrano più potente della regione, il cui dominio andava dalla catena del Tien Shan fino alla Mesopotamia.Quando Gengiz Khan gli mandò un ambasciatore per chie- dere giustizia costui lo fece uccidere, attirandosi così l’ira del Gran Khan e le sue nefaste conseguenze. Il sud è la regione che ha meglio conservato i costumi tradizionali e dove più forte e antica è l’adesione all’islam. Popolare vi è la sua corrente mistica: il sufismo ( vedi riquadro) . Nel sud del Kazakistan, rimasto prevalentemente agricolo, è minima la presenza russa.Vi si concentra in- vece la comunità uzbeka, che, a diffe- renza di quella russa, è in crescita. Per secoli uzbeki e kazaki si sono contesi il dominio su queste terre e ognuno le considera proprio territorio stori- co. La disputa è stata decisa dai so- vietici in favore dei secondi,ma ai tempi dell’Urss i confini tra le varie repubbliche erano solamente ammi- nistrativi e non costituivano certo una barriera al passaggio di uomini e mezzi.Quello tra Uzbekistan e Ka- zakistan, tra l’altro, aveva una demar- cazione approssimativa, tanto che si dà il caso di una provincia, quella di Maktaaral’sk (ora in Kazakistan) pas- sata di mano una ventina di volte. Con la fine dell’Urss, quando il confine diventò anche politico e si rese necessario stabilire un tracciato preciso, i due stati cominciarono a li- tigare, e a tutt’oggi non sono perve- nuti a un accordo definitivo. La disputa sui confini è solo una delle manifestazioni di una rivalità di vecchia data, che non accenna a so- pirsi. Gli uzbeki rivendicano un’ege- monia culturale sui popoli circostanti per la ricchezza del loro passato arti- stico, letterario e della tradizione reli- giosa. Vorrebbero vedersi riconosciu- ta anche quella politica,ma, per il momento, l’unico argomento indi- scutibile a sostegno di tale pretesa è quello demografico: sono il gruppo etnico di gran lunga maggioritario nella regione. Il paese continua ad a- vere seri problemi economici ed è af- flitto da una povertà cronica. Dal canto loro, i kazaki vanno fieri del passato nomade e delle virtù guerriere che scorrevano nel sangue dei loro antenati e non si scambie- rebberomai con un uzbeko, a mag- giore ragione ora che la loro econo- mia è in piena ascesa. Il Kazakistan è l’unica repubblica centroasiatica che non esporta,ma importa forza lavo- ro. Vi arrivano i lavoratori stagionali kirghizi, tagiki e, naturalmente, anche quelli uzbeki, che offronomano d’o- pera a basso costo, impiegata per lo più nei cantieri. La rivalità tra le repubbliche ha fi- nora impedito loro di collaborare proficuamente per risolvere i tanti problemi comuni. Paradossalmente, sia il Kazakistan che l’Uzbekistan fan- nomeno fatica a intendersi con la Russia, la cui superiorità è accettata come un fatto in sé evidente. Ricono- scerla non ferisce il loro orgoglio e non suscita sentimenti di gelosia, sempre in agguato quando si tratta dei vicini. ■ I SUFI F in dai primi secoli dell’islam, il sufi- smo ha avuto notevole diffusione tra i popoli sedentari d’Asia Centra- le. Alla base vi è il rapporto tra un maestro, la cui autorevolezza viene da un provato carisma spirituale, e i di- scepoli, che egli guida alla conoscen- za del divino attraverso una serie di pratiche di preghiera e meditazione. All’interno del sufismo si sono for- mate diverse scuole, che, seguendo vie diverse, perseguono lo stesso o- biettivo di perfezione spirituale. Una di queste si richiama all’inse- gnamento di Akhmed Yasavi, mistico e poeta sufi, nato nel 1103 a Sairam, nei pressi di Shymkent. Il suo mauso- leo a Turkestan è il monumento di maggiore interesse artistico di tutto il Kazakistan.Questo maestoso edificio fu fatto costruire daTamerlano alla fi- ne del XIV secolo. L’imponenza delle dimensioni, la decorazione a matto- nelle di ceramica colorata, dove pre- domina l’allegro color turchese (no- me certo non casuale), tradiscono il suo legame con gli altri celebri mo- numenti timuridi di Samarkanda. Il mausoleo è meta di pellegrinaggio da parte di fedeli che vengono a pregare sulla tomba del loro fondatore. Sotto il regime sovietico l’attività dei gruppi sufi si ridusse drasticamen- te, ma non cessò mai del tutto; conti- nuò nella clandestinità, favorita dalla sua natura non istituzionale.Con la fi- ne dell’Urss anche il sufismo ha ri- preso vigore, soprattutto nel territo- rio del vicino Uzbekistan: a Bukhara, Samarkanda e nella valle di Fergana, tradizionalmente i maggiori centri di diffusione di questa corrente mistica. Uzbeki erano anche i pellegrini che ho incontrato nei pressi del mauso- leo, tutti, uomini e donne, vestiti di bianco dalla testa ai piedi. Turkestan,mausoleo del maestro sufi Akhmed Yasavi.
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