Missioni Consolata - Aprile 2008
56 MC APRILE 2008 KAZAKISTAN che la recente vertenza con la nostra Eni, che dal 1997 guida un consorzio di compagnie straniere impegnate nella costruzione degli impianti per lo sfruttamento delle ricchissime ri- serve petrolifere di Kashagan, sul Ca- spio. Il contratto stipulato con il Ka- zakistan a quel tempo prevedeva condizioni molto vantaggiose, anche perché il paese non aveva il know how tecnologico necessario per af- frontare l’impresa. I ritardi nella realizzazione del pro- getto e la lievitazione dei suoi costi hanno portato a una revisione degli accordi iniziali, in un contesto politico e legislativo completamentemutato rispetto a 10 anni fa. Il parlamento ha approvato nuove leggi che danno al- l’ente idrocarburi di stato Kazmunai- gas il diritto alla maggioranza in tutti i progetti futuri e al governo quello di modificare i contratti, anche retroatti- vamente, se sonomessi in pericolo gli interessi nazionali. LAGRANDE CRISI DEL 1993 Come sempre accade, la ricchezza che viene dallo sfruttamento delle ri- sorse naturali non è arrivata dapper- tutto: si vede nelle città petrolifere del Caspio, nei quartieri nuovi di Al- maty e, inmassimo grado, nella nuo- va capitale; si vede poco o non si ve- de affatto nel nord russo, nelle città di provincia e nei villaggi. Sono, però, lontani gli anni terribili della crisi economica seguita al crollo dell’Urss.Chi li ha vissuti ammette che le cose adesso vannomoltome- glio. La riforma monetaria del 1993, quando il Kazakistan fu costretto a u- scire dall’area del rublo e cominciò a battere moneta propria, innescò una svalutazione così galoppante, che la gente smise di usare i soldi e tornò a praticare il baratto. In poco tempo stipendi e pensioni si trovarono azze- rati. Per sopravvivere molti s’improv- visarono commercianti. «Devo dir grazie ai cinesi, se sono riuscita a sfamare i miei figli a quel tempo» ricordava una signora ka- zaka sul treno che ci stava portando da Almaty a Semey, nel Kazakistan o- rientale. Condividere uno scomparti- mento per una mezza giornata pre- dispone a confidenze e racconti. La nostra compagna di viaggio aveva ti- rato fuori polpettone di cavallo e pe- sce persico affumicato del Balkash, e s’apparecchiava a trascorrere nel mo- domigliore le lunghe ore in treno, spartendo con noi quelle prelibatez- ze. Chissà come, il discorso era cadu- to sulla crisi del ‘93. Lei aveva lasciato l’impiego alle po- ste e si era messa a vendere al merca- to quello che le capitava. Poi aveva cominciato a fare la spola con la Cina e questo piccolo commercio aveva permesso a lei, come a molti altri, di tirare avanti.A lavorare in posta non è più tornata.Gli stipendi statali re- stano, comunque,molto bassi, è diffi- cile viverci.Adesso, però, ha smesso di procurarsi la merce in Cina, va a prenderla al mercato all’ingrosso di Almaty. La crisi economica degli anni ‘90 portò anche a una drastica riduzione dei servizi pubblici: il sistema sanita- rio, quello scolastico, i servizi per l’as- sistenza ai più deboli, tra cui gli orfa- notrofi, furono i primi a risentirne. In quegli anni lessi un articolo impres- sionante sui ragazzi di strada in Ka- zakistan, che avevano fatto delle fo- gne la propria casa: una popolazione di bambini e adolescenti che viveva sotto i piedi della gente. Il fenomeno dei ragazzi di strada è tristemente diffuso in alcune repub- bliche dell’ex Urss,ma non in quelle asiatiche; negli anni ‘90, però, il loro numero era cresciuto anche in Ka- Almaty,monumento al nomadismo kazako. Protesta contro la persecuzione degli hindù in Kazakistan.
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